TRENTO -
Fenalt accoglie con preoccupazione quanto emerso oggi in merito alla crescente difficoltà nel reperire operatori socio-sanitari nelle APSP trentine. Si tratta di una presa d’atto tardiva che riconosce i numeri del problema, ma continua a ignorarne le cause profonde.

«Se una figura professionale scarseggia – osservano il segretario generale
Maurizio Valentinotti, Roberto Moser e Marco Stefani – significa che quel lavoro, in quella realtà, non è più attrattivo. E se tanti OSS scelgono di lasciare le APSP per svolgere la professione altrove, nonostante la passione per questo mestiere, è evidente che il problema non è la professione in sé ma le condizioni che trovano nelle strutture sotto casa».
Alla luce di questo, Fenalt giudica incomprensibile che la risposta prospettata da Upipa, ancora una volta, si concentri esclusivamente sulla formazione. Tale soluzione può certamente agevolare l’accesso alla professione, ma non incide in alcun modo sulla questione chiave: non ha senso formare nuovi OSS se poi questi, una volta qualificati, abbandonano le APSP per cercare contesti più attrattivi. «Continuare a investire solo sull’ammissione alla professione – prosegue Valentinotti – significa ignorare il fatto che gli operatori non se ne vanno perché mancano scuole o percorsi formativi, ma perché non trovano nelle APSP condizioni adeguate».
Fenalt ricorda che le soluzioni esistono e che sono state ripetutamente proposte negli anni, senza mai trovare ascolto.
Fenalt ha chiesto la riqualificazione degli OSS con il loro inserimento al livello C base; ha sollevato il tema dell’esonero dalle turnazioni notturne per gli operatori più anziani; ha proposto il riconoscimento del buono pasto, già previsto in tutti gli altri enti del Trentino; ha insistito sul riconoscimento economico per chi segue i tirocinanti; e ha cercato di introdurre norme sulla mobilità volontaria per evitare spostamenti quotidiani lunghi e onerosi. Tutte richieste rimaste senza esito, nonostante rappresentino misure concrete per rendere più attrattivo il lavoro nelle APSP e per trattenere il personale già formato.
Il problema, secondo Fenalt, non è soltanto contrattuale, ma riguarda anche l’organizzazione del lavoro e la gestione del personale. Da quindici anni il Sindacato denuncia atteggiamenti direttivi che generano un clima punitivo, con procedimenti disciplinari spesso rivelatisi infondati e che hanno spinto molti operatori ad abbandonare le APSP. Numerosi casi sono stati portati davanti ai giudici, con esito favorevole ai lavoratori, senza che questo inducesse Upipa a riconoscere la gravità della situazione.
In questo quadro, Fenalt ribadisce la propria disponibilità a un confronto immediato. «Siamo pronti a sederci a un tavolo già domani – afferma Valentinotti – ma serve la volontà di affrontare le vere questioni: la qualità delle condizioni di lavoro e la capacità delle APSP di trattenere i propri operatori. La presidente di Upipa deve prendere atto del problema e comprendere che la soluzione si trova insieme ai lavoratori attraverso il confronto con il Sindacato».
«Ignorare le soluzioni concrete – conclude – significa condannare le APSP a una crisi strutturale. Servono decisioni coraggiose e immediate, non iniziative di facciata che non incidono sulle cause reali della fuga degli operatori».