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Disastro del Gleno: concerto di quattro artisti e presentazione libro

Vilminore (Bergamo) - Disastro del Gleno, a Vilminore (Bergamo), domani - 5 agosto, alle 10 - nella sede della Comunità Montana, vi sarà la presentazione dell’ultimo libro di Riccardo Riccardi: un libro con immagini e ricordi fotografici con commenti dello stesso autore che, ancora una volta, ha stampato in proprio queste sue impressioni vissute in Val di Scalve nel secolo scorso e che vede protagonisti sia i residenti che i villeggianti per documentare momenti di lavoro duro ma di grande fratellanza fra la popolazione della Val di Scalve si apre con fotografie e con il ricordo del disastro del Gleno del 1° dicembre 1923.


VIN GIU' IL GLENO - Per ricordare il disastro del Gleno sono stati organizzati una serie di eventi che si concluderanno a dicembre. Oltre all'appuntamento di domani a Vilminore, in questo mesi sono in calendario altri eventi; sabato 12 agosto, alla 13:30 alla diga del Gleno si terrà il concerto "Viene giù il Gleno" con Giorgio Cordini, Omar Pedrini, Cristina Donà, e Enrico Bollero, quattro interpreti della canzone d’autore italiana, propongono i brani più significativi del loro repertorio, attinenti a temi popolari e di impegno sociale. I musicisti si uniscono poi per eseguire la canzone “Viene giù il Gleno”, composta espressamente da Giorgio Cordini, per ricordare le vittime del crollo della diga.


La canzone verrà eseguita coralmente, con la partecipazione di tutti gli artisti, che saranno accompagnati anche da Alberto Venturini (batteria), Max Gabanizza (basso), Saverio Lanza (tastiere e chitarra) e la sua esecuzione sarà preceduta da un monologo dell’attore Luciano Bertoli che la introdurrà con un breve racconto della vicenda. Il brano, frutto di una ricerca da parte dell’autore nella letteratura e nei racconti legati alla storia del disastro del Gleno, ripercorre i momenti salienti della tragedia, portandone alla luce gli aspetti più intensi e drammatici.


IL DISASTRO - In Valle di Scalve e in Valle Camonica, la parola “disastro” non significa quello che significa nelle altre valli.

Di fronte al crollo della diga del Gleno e alla grandezza delle sue conseguenze sulle valli e sulle comunità scalvina e camuna tanto che, nelle testimonianze dei sopravvissuti era una, la parola usata per raccontare quanto accaduto: disastro. Termine ricorrente in tutti i racconti, ripetuto di testimonianza in testimonianza fino a diventare nome proprio, a racchiudere in poche sillabe la portata tragica dell’evento, i cui segni ancora oggi sono visibili sul territorio e nella comunità.


Il 1° dicembre 1923 alle ore 7.15 circa, la parte della diga costruita sopra il “tampone” crolla e quasi 6 milioni di metri cubi d’acqua si riversano nella vallata sottostante. La fiumana, seminando dolore e morte, travolge Bueggio, il Dezzo, cinque centrali idroelettriche, Angolo con Mazzunno e Corna di Darfo per terminare la sua corsa nell’Oglio e poi nel lago d’Iseo.


Le vittime tra Valle di Scalve e Valle Camonica, furono 359. Ingenti sono anche i danni materiali causati a privati, industrie e strutture pubbliche. Vengono organizzati comitati per aiutare i danneggiati ed il totale raccolto sarà di circa 4,5 milioni di lire. Per il risarcimento dei danni il governo stanzierà 6 milioni, mentre la stessa cifra sarà corrisposta da Virgilio Viganò, proprietario degli impianti, diga compresa; cifre insufficienti e non sempre distribuite equamente.


A Bergamo il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re, Cavalieer Giusti, incrimina per omicidio colposo Virgilio Viganò, l’ingegner Santangelo, suo progettista, e Luigi Vita impresario costruttore. L’opinione pubblica ritiene da subito il Viganò unico responsabile della tragedia, ma chi ha studiato a fondo la questione, come me, sa che non è il solo. Il processo si apre il 30 marzo 1925 presso la Corte d’Assise di Bergamo e, dopo vari rinvii, si conclude il 4 luglio 1927 con la condanna di Viganò e di Santangelo ad una pena di 3 anni e 4 mesi di detenzione, al pagamento di 7.500 lire oltre alle spese processuali; vengono poi condonati 2 anni e la pena pecuniaria. Assolto Vita. Tutte le Parti presentano ricorso presso la Corte di Appello di Milano che fissa al 19 novembre 1928 la data del processo. Il 21 giugno 1928 muore per una emorragia cerebrale, a 46 anni, Virgilio Viganò. Il processo di appello si conclude il 27 novembre 1928 con l’assoluzione di Virgilio Viganò, in seguito al suo decesso, e dell’ingegner Santangelo per insufficienza di prove.


di Daniela Papini
Ultimo aggiornamento: 04/08/2023 05:23:34
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