TRENTO - Il totale delle imprese trentine con soci e amministratori di origine straniera, al 30 giugno di quest’anno, contava 4.107 unità, in aumento di 237 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (+6,1%).
In termini più generali, le iniziative economiche a guida straniera rappresentano l’8,7% delle 46.956 attività presenti sul territorio provinciale. Nonostante la loro incidenza risulti inferiore sia a quanto rilevato nel Nord Est (12,9%) che a livello nazionale (11,9%), negli ultimi dieci anni hanno sperimentato una buona espansione, segnando una crescita del 35,3% rispetto a giugno 2015.
Per quanto riguarda gli ambiti di attività, il 32,3% del totale delle imprese a guida straniera opera nel settore delle costruzioni. Seguono, a una certa distanza, il commercio (17,1%) e il turismo (14,2%).
Per quanto riguarda la struttura organizzativa, rimane prevalente la forma dell’impresa individuale che, con 2.948 unità, rappresenta il 71,8% del totale delle imprese guidate da stranieri.
Seguono le società di capitale (19,5%), le società di persone (8,4%) e le “altre forme” (0,3%).
Se si considera lo Stato di nascita degli imprenditori immigrati (con riferimento alle sole imprese individuali, le uniche per cui è possibile associare direttamente la nazionalità al titolare), l’ordine dei Paesi di provenienza rispecchia quello dello scorso anno e vede l’Albania al primo posto, con 526 imprese individuali attive (il 17,8 % del totale), la Romania con 375 unità (il 12,7%) e il Marocco con 204 (il 6,9%). Gli imprenditori albanesi e rumeni risultano maggiormente attivi nel comparto delle costruzioni (rispettivamente 349 unità e 173 unità), mentre gli imprenditori marocchini operano prevalentemente nel settore del commercio (85 unità).
“Pur rimanendo più contenuto rispetto sia al dato nazionale sia a quello registrato nel Nord Est – commenta Andrea De Zordo (foto di Daniele Mosna), Presidente della Camera di Commercio di Trento – la presenza in ambito locale delle imprese guidate da imprenditori nati all’estero è tutt’altro che trascurabile. I dati confermano che il trend è in costante crescita a partire dal 2019 e che in questo ultimi sei anni ha registrato un incremento complessivo del 32,8%. Si tratta di un segnale interessante che ci spinge a riflettere e augurarci che questo fenomeno possa avere un’influenza positiva anche sulle dinamiche di integrazione sociale”.