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Controversie commerciali, positivo l'arbitrato in Lombardia

Milano - L’arbitrato CAM è più rapido e può risultare più conveniente di una causa civile ordinaria. Sfatato, dunque, il pregiudizio che vede l’arbitrato come uno strumento di risoluzione delle controversie “per ricchi”. A dirlo è una ricerca della SDA Bocconi, presentata oggi in Camera Arbitrale di Milano (CAM), che ha analizzato 345 procedimenti arbitrali depositati in CAM nel triennio 2019-2021, ne ha incrociato i dati con quelli di tre indagini condotte attraverso questionari a cui hanno risposto circa 250 tra avvocati, CTU (Consulenti tecnici d’ufficio) e legali di imprese e, infine, ha sviluppato una comparazione dei due procedimenti (arbitrale e causa civile), basato sul concetto del “valore finanziario” del tempo.

Secondo la ricerca, l’arbitrato è più conveniente in quanto - terminando prima (307 giorni in media, rispetto ai 764 giorni medi di una causa civile di primo grado e di ulteriori 597 giorni medi per l’appello, come rilevato dai dati del Tribunale di Milano e in linea con quanto dichiarato dai legali intervistati) - consente di “liberare” in anticipo le risorse impegnate nella controversia e permette alle imprese coinvolte nei procedimenti il reinvestimento in attività diverse.

Il costo del procedimento è considerato come una sorta di “investimento”, effettuato allo scopo di ottenere il riconoscimento di un diritto. Il risarcimento, ottenuto al termine del procedimento, è il ritorno sull’investimento effettuato. La somma riconosciuta nella sentenza arbitrale (il lodo) alla parte vittoriosa, una volta concluso il procedimento, può essere reinvestita per la restante parte del tempo che sarebbe alternativamente richiesto per giungere alla conclusione della causa ordinaria.

Arbitrato e mediazione sono strumenti di giustizia “alternativa” che possiamo chiamare anche “complementare” alla giustizia ordinaria, perché integrandosi rendono più competitivo il sistema Paese” – ha dichiarato Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Monza Brianza Lodi. “In particolare, l’arbitrato, che riduce i tempi delle controversie e ha costi certi, conviene economicamente alle imprese, Infatti contribuisce ad agevolare gli investimenti soprattutto esteri, rafforzando l’economia del nostro Paese".

Dal 1987, da quando abbiamo iniziato a gestire i primi arbitrati, abbiamo riscontrato un generale consenso da parte delle imprese sull’utilità e sui vantaggi di questo strumento nel risolvere le liti commerciali – ha dichiarato Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano. – Ci mancavano però dei dati empirici sulla effettiva convenienza economica dell’arbitrato: viene meno uno dei pregiudizi più ostici da scardinare, quello che vede lo strumento arbitrale come costoso o solo “per ricchi”. Nella comparazione col giudizio ordinario, effettuata dalla ricerca presentata oggi, l’arbitrato - salvo per valori molto contenuti - è più conveniente quando il valore del contendere sia di importo consistente e quando la possibilità di “liberare” in anticipo le risorse attribuite dalla decisione (lodo) consenta il loro utile impiego in investimenti alternativi. La convenienza economica dell’arbitrato, emersa dai risultati della ricerca, rappresenta un tassello che si aggiunge alle valutazioni che fanno le imprese quando devono scegliere o meno l’arbitrato per risolvere le proprie controversie.”

“L’analisi comparativa - ha dichiarato Alberto Grando, Professore ordinario dell’Università Bocconi e di SDA Bocconi School of Management, coordinatore del gruppo di ricerca - ha visto lavorare con un rigoroso approccio un team composto da diverse professionalità: giuridiche, economico-finanziarie e statistiche. La ricerca, sviluppata in due anni di attività, ha rappresentato una vera sfida d’innovazione, sia nel merito che nel metodo: nel merito, perché ci ha portato ad analizzare e comparare i due procedimenti presi in esame, impiegando numerosissimi dati rilevati presso la Camera Arbitrale di Milano, e integrandoli con indagini svolte ad hoc nel mondo legale per cogliere informazioni, percezioni e orientamenti; nel metodo, invece, ci ha permesso di sviluppare una valutazione comparativa dei due procedimenti, con approccio economico-finanziario. L’obiettivo di SDA Bocconi, perseguito attraverso i propri progetti di ricerca e formazione, è quello di offrire al mondo delle aziende e delle Istituzioni studi e strumenti per innovare, migliorare ed efficientare le loro attività. Credo che gli esiti di questo studio possano fornire agli imprenditori una nuova e più ampia prospettiva per valutare le opportunità e i potenziali ritorni economici connessi alle diverse modalità di gestione delle proprie controversie commerciali”.

Evento di oggi. La ricerca dal titolo “Arbitrato e giustizia ordinaria: convenienza economica comparata”, realizzata da SDA Bocconi School of Management in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano, è stata presentata oggi a Milano, in Palazzo Giureconsulti, in occasione dell’evento “Arbitrato e liti commerciali: storia di un procedimento costoso. Vero o falso? Cosa ci raccontano i dati di una ricerca SDA Bocconi in merito alla risoluzione alternativa delle controversie commerciali” organizzato dalla Camera Arbitrale di Milano, da SDA Bocconi School of Management e dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. All’evento hanno partecipato Carlo Sangalli, Presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano, Alberto Grando, Professore ordinario dell’Università Bocconi e di SDA Bocconi School of Management, che ha coordinato il gruppo di ricerca e che ha presentato lo studio insieme a Paola Mariani, Avvocata e Professoressa associata dell’Università Bocconi. L’evento di oggi è stato anche l’occasione per riflettere sullo scenario e sui futuri sviluppi dell’utilizzo dell’arbitrato tra le imprese: se ne è parlato nella tavola rotonda insieme a legali di imprese e avvocati come Pietro Galizzi, legale interno di ENI Plenitude, Valeria Mazzoletti, Avvocata di Orsingher Ortu-Avvocati associati, Kate Siebke, legale interna di Baker Hughes, Francesca Sorbi Avvocata dello Studio Sorbi e Rossi e Luigi Zagheno, legale interno di Giva Group.

LA RICERCA IN SINTESI

Lo studio dal titolo “Arbitrato e giustizia ordinaria: convenienza economica comparata”, svolto da SDA Bocconi School of Management, in collaborazione con la Camera Arbitrale di Milano (CAM), consiste in un’analisi comparata della procedura arbitrale rispetto al procedimento ordinario giudiziario.

La ricerca è articolata in tre fasi:

1) analisi del valore, dei tempi e dei costi di 345 procedimenti arbitrali CAM, sia in corso che chiusi, amministrati da CAM nel triennio 2019 – 2021;

2) invio di questionari: al fine di ottenere informazioni più dettagliate, in particolare sui costi e tempi dei procedimenti sia arbitrali che del giudizio ordinario per consentirne la comparazione, sono stati inviati questionari a tre differenti tipologie di destinatari: in totale hanno risposto oltre 250 persone tra avvocati difensori che hanno partecipato ai procedimenti CAM, CTU (Consulenti tecnici d’ufficio coinvolti nei procedimenti CAM) e legali d’impresa (avvocati che operano all’interno di aziende), in quest’ultimo caso grazie agli iscritti e ai contatti di AIGI – Associazione Italiana Giuristi di impresa e di LC Publishing Group;

3) comparazione con approccio economico-finanziario: le informazioni sui valori, costi, tempi delle controversie di entrambe le procedure (arbitrale e giudiziaria) sono state analizzate con un approccio economico finanziario, che ha permesso di rilevare la convenienza dell’una e dell’altra procedura.

PRINCIPALI CONCLUSIONI DELLA RICERCA

PRIMO RISULTATO

I procedimenti CAM hanno una durata media inferiore a un anno (307 giorni in media). Nei casi complessi, come le controversie internazionali (367 giorni medi) o per elevati valori della controversia (585 giorni medi), la durata media è comunque inferiore a due anni.

SECONDO RISULTATO

I procedimenti CAM hanno un costo complessivo medio di 38 mila euro. Il costo medio sale a 61 mila euro in caso di esito con lodo definitivo. L’onorario CAM medio è pari a 8 mila euro e a 10.500 euro in caso di deposito di lodo definitivo. Questi dati sono stati calcolati su un campione di 206 procedimenti, su cui è stato possibile recuperare il dato sul costo. Se analizziamo la classe di maggior incidenza relativa al valore della controversia (tra 52 mila e 260 mila euro), il costo medio complessivo del procedimento è pari a poco più di 3 mila nel caso di procedimento senza lodo e di poco meno di 13 mila nel caso di esito con lodo.

TERZO RISULTATO

Oltre il 74% dei procedimenti analizzati (si tratta di 152 procedimenti, che hanno un’alta frequenza e quindi una maggiore incidenza sui 206 procedimenti totali analizzati) si caratterizza per un costo medio (tra 4 mila e 16 mila euro) e una durata media (tra 5 mesi e un anno) contenuti.

In caso di procedimenti chiusi con lodo, i valori medi di durata e il costo del procedimento sono proporzionali ai valori medi della controversia. Insomma, più cresce il valore della controversia più aumenta la durata del procedimento e il suo costo.

QUARTO RISULTATO

L’arbitrato è percepito dai legali che hanno risposto ai questionari somministrati come una soluzione più celere, seppur più onerosa rispetto al primo grado di giudizio di una causa ordinaria. In realtà, non essendo il lodo arbitrale appellabile (come è invece una sentenza di 1° grado davanti al tribunale), ma solo impugnabile (per limitati e tassativi motivi previsti dalla legge), esso può essere equiparato – in termini di definitività – a una sentenza di 2° grado di appello.

QUINTO RISULTATO

Il confronto tra il procedimento arbitrale e quello ordinario deve tener conto del concetto del valore finanziario del tempo.

Il mero confronto tra i costi dei due procedimenti e il valore del contendere a euro costanti è limitativo e non considera la possibilità di liberare e di impiegare in anticipo somme, altrimenti non disponibili per tempi più lunghi, in investimenti alternativi redditizi, secondo logiche di razionalità economica.

ABSTRACT

1° FASE. ANALISI: TEMPI DI SVOLGIMENTO E VALORE DELLE CONTROVERSIE NEI PROCEDIMENTI CAM.

Sono stati analizzati 345 procedimenti arbitrali depositati in CAM nel triennio 2019-2021, classificati come chiusi o ancora in corso, al momento dell’estrazione, avvenuta a fine 2022.

L’obiettivo di questa fase è analizzare la relazione tra la durata del procedimento e altre caratteristiche, come la materia del contendere, il settore, la natura e il valore delle controversie. Questi dati sono stati poi integrati con dati del Tribunale di Milano e con i risultati di tre questionari al fine di giungere a una valutazione economico-finanziaria dei procedimenti analizzati.

Le analisi sulla durata dei procedimenti sono state condotte sui procedimenti chiusi al momento dell’estrazione ovvero a fine 2022. Quindi su un totale di 232 procedimenti.

Risultati in sintesi:

1. durata media del procedimento: i procedimenti svolti presso la Camera Arbitrale hanno una durata media inferiore all’anno (307 giorni). Nei casi maggiormente complessi (controversie internazionali o per elevati valori di controversia) la durata media è inferiore ai due anni.

2. Valore delle controversie: nel maggior numero di casi, il valore delle controversie si concentra attorno all’intervallo tra 52.000 e 260.000 euro. Valore medio della controversia: è pari a 2.174.196 euro.

3. Costi: sotto il profilo dell’onerosità, i procedimenti svolti presso la Camera Arbitrale hanno un costo medio di 38.000 euro e di 61.000 euro in caso di conclusione con lodo definitivo. L’onorario medio della Camera Arbitrale è pari a circa 8.000 euro che cresce a 10.500 euro in caso di deposito di lodo definitivo.

4. Oltre il 74% (152 su 206 procedimenti, che sono quelli con più alta frequenza e quindi maggiore incidenza) si caratterizza per costo medio compreso tra 4.000 e 16.000 euro e durata media compresa tra 5 mesi e 1 anno. Con riferimento ai procedimenti conclusisi con lodo definitivo si osservano valori medi di durata e costo del procedimento sostanzialmente proporzionali ai valori medi della controversia.

Da un incrocio tra le variabili del tempo e del valore della controversia con una serie di altre caratteristiche del procedimento è emerso che:

i procedimenti con durata media più lunga sono riconducibili alle tipologie del leasing (476 giorni), immobiliare (433 giorni), industriale (400 giorni).
I più brevi sono quelli riconducibili ai contratti di agenzia (201 giorni).

Se si guarda al settore di appartenenza delle parti, la durata maggiore si riscontra nel settore moda (372 giorni); informatica (373 giorni); i procedimenti più brevi sono legati al settore commerciale (265 giorni), chimico farmaceutico + sanità (265 giorni).

Se analizziamo la natura delle parti, cioè, privati (P) o imprese (B), notiamo che i procedimenti più lunghi sono quelli PTP (346 giorni), mentre i più brevi sono quelli PTB (238 giorni).

In merito all’esito: i procedimenti più lunghi sono quelli con lodo definitivo (445 giorni in media).

In relazione alla composizione del Tribunale Arbitrale, nel caso di Collegio Arbitrale la durata è maggiore (341 giorni).

Se la controversia è internazionale la durata è più estesa (367 giorni),

Se consideriamo i valori della controversia, i procedimenti più lunghi sono quelli che hanno un valore della controversia tra 1 milione e 2 milioni (durano in media 585 giorni). In generale a valori della controversia più bassi corrispondono durate inferiori.

Costi del procedimento arbitrale: l’analisi ha riguardato 206 procedimenti (laddove è stato possibile recuperare il dato, perché negli altri 26 casi le parti hanno rinunciato al procedimento determinando un valore nullo di spese liquidate da CAM).

Il valore medio dei costi del procedimento risulta di poco superiore a 38 mila euro.

I costi relativi all’onorario CAM ammontano in media a 8 mila euro mentre quelli relativi all’onorario del Tribunale Arbitrale ammontano a 44 mila euro.

Se analizziamo la classe di maggior incidenza relativa al valore della controversia (tra 52 mila e 260 mila), il costo medio complessivo del procedimento è pari a poco più di 3 mila nel caso di procedimento senza lodo e di poco meno di 13 mila nel caso di esito con lodo.

Tipologia: i procedimenti conclusi con lodo definitivo caratterizzati da un costo più alto sono riconducibili alle casistiche di assicurazioni + contratti bancari (oltre 93 mila euro) e societario (oltre 88 mila). I procedimenti relativi a contratti di appalto e compravendita risultano in media in meno costosi (circa 16 mila).

Settore: i valori di costo maggiori si riscontrano nel settore della ristorazione alimentare (oltre 170 mila) e moda (oltre 118 mila). I meno costosi: immobiliare (28 mila) e informatico (circa 33 mila euro).

I procedimenti più costosi sono tra PTP (84 mila euro); i meno costosi quelli PTB (poco più di 22 mila euro).

Nel caso di Collegio Arbitrale, il costo medio è più alto rispetto all’Arbitro Unico (circa 120 mila contro 23 mila), nel primo caso comprendendo il compenso di 3 arbitri.

Controversie internazionali: il costo dei procedimenti con lodo definitivo è più alto di circa 100 mila rispetto ai procedimenti nazionali.

I procedimenti conclusi con lodo definitivo che hanno un costo totale più elevato sono quelli con valore della controversia compreso tra 8 e 16 milioni (oltre 260 mila euro). Invece, i procedimenti con valore della controversia compreso nello scaglione 52 mila – 260 mila euro evidenziano un costo più contenuto (circa 13 mila euro).

Costi complessivi: costi di procedimento più spese di difesa.

In questo caso sono stati analizzati i procedimenti conclusisi con lodo definitivo (99 casi), in cui è stato possibile recuperare le informazioni relative alle spese di difesa liquidate dal Tribunale Arbitrale (TA). Il TA liquida le spese di difesa nei casi in cui una delle parti è condannata al pagamento totale o parziale delle spese dell’altra parte.

Dalla analisi emerge che i costi medi totali del procedimento sono pari a 48 mila euro, quelli relativi all’onorario CAM si attestano sui 9 mila. Mentre l’onorario del TA si attesta su 37 mila.

Sono stati incrociati i dati relativi alla durata del procedimento con quelli relativi ai costi del procedimento.

2 FASE – QUESTIONARI

Sono stati realizzati tre questionari per ottenere informazioni sui tempi e sui costi dell’arbitrato in relazione ai tempi e ai costi del procedimento giudiziario ordinario, in assenza di dati pubblici con lo stesso grado di dettaglio con quello necessario per lo studio.

Le comparazioni sono state svolte tra il procedimento arbitrale e i due gradi di giudizio del sistema della giustizia statale, in quanto il lodo presenta un carattere di definitività paragonabile a una sentenza di secondo grado, perché per il lodo non è previsto l’appello tra i mezzi di impugnazione.

I questionari hanno permesso di raccogliere i dati sulla durata e sui costi dei procedimenti sia ordinario che arbitrale, necessari per poter effettuare un’analisi comparata in merito alla convenienza delle due tipologie del procedimento. Il 26 settembre 2023 sono stati inviati tre questionari a tre tipologie di destinatari: avvocati, CTU legali e legali di impresa.

L’approfondimento tramite i questionari è stato svolto con riferimento al valore delle controversie pari a 150 mila euro, valore centrale arrotondato della classe maggiormente popolata in termini di valore della controversia (da 52 mila a 260 mila euro). La raccolta si è svolta tra 26 settembre e il 15 novembre 2023.

Risultati.

L'arbitrato è percepito dai legali che hanno risposto ai questionari come una soluzione nettamente più celere, rispetto al procedimento ordinario. Infatti, non essendo l’arbitrato appellabile (come è, invece, una sentenza di 1° grado davanti al Tribunale), ma solo impugnabile (per limitati e tassativi motivi previsti dalla legge), il lodo può essere equiparato – in termini di definitività – a una sentenza di 2° grado di appello.

La maggioranza dei legali intervistati (oltre l'87%) e il 91% dei legali di imprese ritiene che l'arbitrato si concluda in un lasso di tempo inferiore (o significativamente inferiore) rispetto alla causa civile. Questo risultato è fondamentale quando si confrontano i valori relativi alle due procedure per stabilire quale delle due opzioni risulti più conveniente sotto il profilo economico e temporale.

Nella percezione dei partecipanti alla rilevazione tramite questionari, le cause civili mostrano infatti una durata media che è prossima ai quattro anni, considerati i due gradi di giudizio, mentre la durata dell'arbitrato è di un anno e due mesi per gli arbitrati conclusi con lodo definitivo (i dati corrispondono a quanto emerso dalle analisi sui dati dei procedimenti di CAM: un arbitrato in media dura 445 giorni).

Gli onorari richiesti dagli avvocati per la difesa tecnica in arbitrato tendono a essere superiori a quelli richiesti nell’ambito dei procedimenti ordinari, ove tuttavia si consideri un solo grado di giudizio. La proporzione di legali che hanno indicato compensi richiesti superiori a 10.000 euro è infatti più alta nelle casistiche di arbitrato rispetto a ciascuno dei due gradi di giudizio ordinario. Laddove la comparazione debba invece tener conto di entrambi i gradi di giudizio del procedimento ordinario, in ossequio all’esigenza di paragonare procedure che pervengano a un medesimo grado di definitività, quest’ultimo, nel suo iter complessivo, viene percepito come maggiormente oneroso.

3° FASE: COMPARAZIONE CON APPROCCIO ECONOMICO- FINANZIARIO

Per un’impresa, la valutazione comparativa dei due procedimenti, effettuata solo tenendo conto delle grandezze dei tempi, dei costi e dei valori delle controversie, può risultare incompleta. Le decisioni di un’azienda si basano su criteri di razionalità economica, pertanto, il valore finanziario del tempo diventa centrale nelle valutazioni aziendali di alternative di investimento.

Campione. Per la comparazione con approccio economico-finanziario è stato utilizzato il seguente campione: sono stati presi in considerazione i procedimenti CAM depositati tra il 2019-2021 chiusi con lodo definitivo (99 casi) con durata media dei procedimenti di 445 giorni e un costo complessivo pari a 61.274 euro. In particolare, ci si è concentrati sui procedimenti a più alta frequenza ovvero quelli il cui valore della controversia è compreso tra 52 mila euro e 260 mila euro: si tratta di 38 casi su 99, con una durata media del procedimento di 385 giorni e un costo medio complessivo del procedimento di 12.853 euro.

Per analizzare le spese di difesa, oltre ai valori riportati nel Decreto 10 marzo 2024 n.55 (Regolamento recante la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense), è stata condotta un’indagine attraverso la somministrazione di un questionario tra i legali, chiedendo di dichiarare i propri compensi per i procedimenti di valore di controversia di 150 mila euro. Per ragioni di riservatezza i valori degli onorari dei legali sono stati raccolti in tre fasce: meno di 10 mila, tra 10 mila e 25 mila, superiore a 25 mila.

Per poter procedere a una valutazione economica, con dati puntuali sui costi di difesa, sono state effettuate delle ipotesi sui costi di difesa: si è scelto il valore di costo di 5 mila per gli onorari della fascia inferiore a 10 mila, per la fascia tra 10 mila e 25 mila si è scelto il valore di riferimento pari a 17.500 euro; per la fascia superiore a 25 mila si è scelto il valore di riferimento pari a 35 mila euro.

Con riferimento ai valori dei procedimenti ordinari si è proceduto alla raccolta dei dati attraverso i questionari, chiedendo ai legali di indicare un valore medio di durata del procedimento ordinario di primo e secondo grado di giudizio e un corrispettivo per onorari in relazione a una controversia per un valore di 150 mila, per equiparare il valore a quello scelto per CAM.

Il confronto tra procedimento ordinario e arbitrato si è svolto utilizzando il modello di analisi economica degli investimenti, che si basa sui flussi finanziari attualizzati (metodologia ampiamente utilizzata nella valutazione degli investimenti).

Il costo del procedimento è considerato una sorta di “investimento”, effettuato allo scopo di ottenere il riconoscimento di un diritto. Il risarcimento, ottenuto al termine del procedimento, è il ritorno sull’investimento effettuato.

Si può formulare l’ipotesi che la somma riconosciuta nel lodo alla parte vittoriosa, una volta concluso il procedimento, venga reinvestita per la restante parte del tempo che sarebbe alternativamente richiesto per giungere alla conclusione del procedimento ordinario. Inoltre, il ritorno economico finanziario vero e proprio per la parte vittoriosa sarebbe maggiore di quanto emerso nello studio, visto che i costi per la maggior parte sono posti a carico della parte soccombente.

Si calcola, quindi, il rendimento del valore risarcito in anticipo nell’arbitrato. Chi è ancora vincolato dal procedimento ordinario continua a sopportare un costo per un periodo più lungo, un costo che diventa un ricavo opportunità per chi invece ne è uscito prima attraverso l’arbitrato.

Le analisi condotte sul campione osservato consentono di trarre alcune indicazioni utili in termini di comparazione:

1. assumendo che la spesa delle due parti sia uguale o limitatamente superiore nel caso di arbitrato rispetto al caso di procedimento ordinario, l’arbitrato diventa più conveniente al crescere del valore della controversia.

2. Il procedimento ordinario è più conveniente qualora il “Margine di Procedimento” (la differenza tra il valore della controversia e i costi totali del procedimento) risulti contenuto e quindi non in grado di generare proventi finanziari tali da compensare la differenza nei valori attuali dei costi sostenuti che, per effetto delle differenti durate dei due procedimenti, penalizza il procedimento arbitrale.

3. Per contro, nei casi in cui il valore della controversia cresce, l’arbitrato può diventare più conveniente del procedimento ordinario. Questa maggior convenienza dipende dal crescere di due variabili: il valore della controversia e il tasso di reinvestimento. L’arbitrato dovrebbe, dunque, essere preferibile nel caso in cui il valore del contendere sia di importo sufficientemente consistente e quando la possibilità di “liberare” in anticipo le risorse attribuite dalla sentenza consenta il loro utile impiego in investimenti alternativi che mostrino tassi di redditività non inferiori al tasso di investimento nel procedimento.

In sintesi, lo studio condotto offre differenti spunti di approfondimento: in primo luogo, la considerazione sulla maggior tempestività dell’arbitrato, rispetto al procedimento ordinario.

In secondo luogo, emerge che gli onorari richiesti dai legali per la difesa tecnica in arbitrato non appaiono superiori a quelli relativi ai due gradi di giudizio del procedimento ordinario.

Infine, si sottolinea che un mero confronto tra i costi sostenuti per i due procedimenti appare limitativo, non considerando – oltre ad altri elementi, quali la certezza dell’esito, l’expertise dei giudici arbitri, la riservatezza garantita - la rilevanza del profilo economico-finanziario, discendente dalla possibilità di impiegare quanto ottenuto in sede di lodo in investimenti alternativi redditizi, secondo logiche di razionalità economica. L’analisi comparata di convenienza tra il procedimento arbitrale e quello ordinario trova quindi giustificazione e sintesi nella valutazione del loro profilo economico-finanziario, sintetizzato dal concetto del valore finanziario del tempo. In conclusione, lo studio richiama il fatto che, analogamente ad altre scelte effettuate nella gestione aziendale, quelle relative alla modalità più opportuna di affrontare una lite debbono tener conto di una pluralità di profili: legale, dei tempi, dei costi, dei valori in gioco e dell’opportunità di trarre vantaggi addizionali, reinvestendo tempestivamente quanto riconosciuto all’esito del procedimento in progetti alternativi redditizi.
Ultimo aggiornamento: 17/07/2024 17:49:04
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