Peraltro la decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno – denuncia la Coldiretti - mette ko le 24mila strutture agrituristiche nazionali che sono principalmente situate in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi.
“Un duro colpo per l’economia dei piccoli comuni ed anche vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolinea che “dalla tenuta del tessuto economico e sociale delle aree interne dipende molto delle possibilità di ripresa del Paese”. In Italia i centri sotto i 5mila abitanti sono, infatti, 5.498, quasi il 70% del totale, secondo un’analisi Coldiretti dalla quale si evidenzia che ben il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei piccoli borghi italiani che rischiano di essere duramente colpiti dallo stop agli spostamenti e al turismo in montagna.
La situazione di difficoltà – continua la Coldiretti - si trasferisce a cascata sull’intera filiera agroalimentare, dall’industria all’agricoltura, con un drastico taglio degli acquisti di prodotti alimentari e bevande da portare in tavola. La chiusura dei locali è infatti destinata a provocare un forte ridimensionamento – conclude la Coldiretti – nei consumi di 70 milioni di chili tra pandori e panettoni, 74 milioni di bottiglie di spumante, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci spariti dalle tavole lo scorso anno solamente nelle feste di fine anno.