Milano - I provvedimenti anti-Covid proseguono in Italia, non senza polemiche. Decisioni e meccanismi contraddittori da mesi (e chissà fino a quando) e che di fatto continuano a mettere in pericolo la prosecuzione della quotidianità di chiunque venga 'beccato' dai test col coronavirus, senza distinzioni tra cariche virali, sintomatici, asintomatici.
Dopo la catastrofe creata dalla scelta del lockdown, un coro crescente anche tra gli scienziati propone il cambio di approccio con un'insostenibilità della situazione attuale e la necessità di tornare alla normalità più di quanto sia al momento. L'Italia al momento non sembra voler voltare pagina, a differenza di quanto fatto nel resto del mondo, nonostante le drammatiche conseguenze socio-economiche scatenate dai provvedimenti nel nostro Paese degli ultimi mesi, sulla cui efficacia ci sono molti dubbi nonostante la propaganda delle istituzioni.
Insieme a Zangrillo, l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova è tra i più "antiallarmisti" che chiedono di cambiare meccanismi di quarantena e tamponi che di fatto rischiano di far precipitare in un silente lockdown-bis, pezzo per pezzo, la popolazione della penisola:
"Io non sono d'accordo con il Ministro della Salute Speranza quando dice che tra sei mesi saremo fuori dal problema COVID. In sei mesi avremo il vaccino, ma non ne saremo fuori. Credo che con questo virus conviveremo per i prossimi anni. Quello che cambierà sarà la modalità di convivenza: non più da stato di guerra perenne e di emergenza sanitaria, ma come abbiamo sempre convissuto con tutti gli agenti infettivi fino ad oggi.