Per quanto concerne il Trentino Alto Adige, la complessiva attività investigativa ha permesso di ricostruire come il processo di insediamento della ‘ndrangheta nella Val di Cembra sia collocabile tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, verosimilmente poiché attratta dalla ricca industria legata all’estrazione del porfido.
Le attività, che si sono sviluppate a partire dal 2017 ed hanno impegnato le varie articolazioni del ROS presenti sul territorio nazionale, hanno inoltre consentito di definire:
- ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della Locale trentina, al cui vertice è posto Innocenzio Macheda coadiuvato dagli altri esponenti di rilievo identificati in Domenico Ambrogio, dai fratelli Pietro e Giuseppe Battaglia, da Domenico Morello e da Demetrio Costantino, tutti imprenditori nel settore del porfido e dell’edilizia;
- gli assetti della Locale di Cardeto (RC) nell’ambito della quale sono stati individuati con ruoli di rango elevato Saverio Arfuso e successivamente Antonino Fallanca, legato alla cosca “Serraino”;
- i costanti rapporti tra le due Locali, nelle persone dei Capi Locale, per la trattazione di problematiche associative e per la programmazione di attività illecite;
- il ruolo dell’associazione Magna Grecia che, formalmente centro di aggregazione culturale, è stata utilizzata come luogo di riunione dei sodali e strumento per la raccolta di fondi da destinare al sostentamento dei compartecipi arrestati.
Sotto il profilo delle attività criminali, è emerso come gli esponenti della Locale di ‘ndrangheta in Lona Lases (Trento) abbiano assunto il controllo di fatto del settore dell’estrazione e della lavorazione del porfido, maggiore risorsa economica del luogo, attraverso un processo di progressiva infiltrazione del pertinente tessuto imprenditoriale, avviato da Giuseppe Battaglia. In tale ambito imprenditoriale, oltre a sistematiche attività di vessazione ed intimidazione sulle maestranze, è emerso come siano state avviate operazioni speculative attraverso la commercializzazione dei semilavorati in nero e la falsificazione dei bilanci di esercizio delle imprese a loro riferibili.
Inoltre, è stato riscontrato come sia stata pianificata la progressiva infiltrazione della politica locale attraverso l’inserimento dei sodali negli organi di governo comunale di Lona Lases all’evidente fine di condizionarne l’attività politica e amministrativa. In tale contesto, oltre ad aver intessuto una fitta rete di contatti con diversi ambiti della società civile (imprenditoria, istituzioni, politica), è stato anche offerto il sostegno elettorale ad alcuni candidati in vari appuntamenti elettorali per il rinnovo di vari enti locali.
Altresì, è stata accertata l’operatività di una proiezione della consorteria mafiosa attiva a Roma i cui membri, sotto la direzione di Domenico Morello organico alla Locale di Lona Lases, erano preposti alla gestione di diverse imprese operanti in Trentino e nel Lazio che, nei programmi degli indagati, sarebbero state funzionali all’esecuzione di articolate attività di riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, di fatturazioni per operazioni inesistenti e per permeare gli ambienti istituzionali.
Da ultimo, il ROS unitamente alla Guardia di Finanza di Trento è stato delegato all’esecuzione di un decreto di sequestro di beni mobili e immobili, nonché rapporti bancari per un controvalore di 1.5 milioni di euro, riconducibili ai soggetti destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Trento.
Fugatti: “Combattere i corpi estranei che tentano di infiltrarsi nel Trentino”
Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti rivolge un sincero “grazie” alle Forze dell’ordine per l’operazione condotta oggi – come risultato di una articolata attività investigativa sviluppatasi fra Trentino e Calabria – contro le infiltrazioni della ‘Ndrangheta in settori dell’economia provinciale. “L’esigenza di combattere i ‘corpi estranei’ che cercano di penetrare il tessuto, sano, della nostra economia, è tanto più forte in situazioni di crisi come questa. – sottolinea Fugatti – E’ un dato di fatto che nei momenti di debolezza anche i sistemi più robusti prestino maggiormente il fianco ad intrusioni malevole. Ma proprio come nell’organismo umano, anche negli organismi sociali gli anticorpi possono entrare in gioco e respingere le intrusioni. Tutta la società trentina deve sentirsi impegnata in questa battaglia, a fianco delle Forze dell’ordine e della Magistratura”.
Dichiarazione del presidente di Confindustria Trento Fausto Manzana e del presidente della Sezione Porfido Simone Caresia
“Esprimiamo profondo sconcerto per le vicende portate alla luce dalla complessa attività investigativa delle forze dell'ordine che è confluita nell’operazione odierna. Insieme a tutta la comunità trentina, le imprese che operano nel pieno rispetto della legalità sono esse stessa parte lesa degli affari illeciti dei soggetti individuati. Un plauso dunque agli inquirenti che hanno condotto questa vasta indagine, insieme alla riconoscenza di tutti i nostri imprenditori, che devono potere operare in un contesto incontaminato”.
Il commento del presidente del Consiglio Regionale Trentino/Südtirol, Roberto Paccher
"Quanto emerso riguardo a infiltrazioni mafiose nel nostro territorio, conferma la necessità di tutti, cittadini e forze dell’ordine, di non abbassare l’attenzione, monitorando e segnalando comportamenti sospetti. Un particolare ringraziamento alle forze dell’ordine che in questi anni hanno svolto le indagini.
Il Consiglio Regionale Trentino Alto Adige – Südtirol ha approvato recentemente un Ordine del Giorno che prevede la realizzazione di un Osservatorio anche nella nostra Regione sulla criminalità.
I nostri funzionari dirigenti hanno partecipato lunedì scorso a Roma ad un incontro tecnico promosso dal Coordinamento delle Commissioni e degli Osservatori per il contrasto della criminalità` organizzata e la promozione della legalità`, e si sono definite, insieme alle altre Regioni, le modalità di costituzione degli osservatori regionali e l’attività degli stessi.
Tenere alta la guardia, rimanendo fedeli alle nostre tradizioni, ai nostri valori, ai nostri riferimenti culturali sono i migliori anticorpi per impedire a comportamenti malavitosi di radicarsi nella nostra terra che come dimostra l’operazione svolta dalle forze dell’ordine di ieri rischiano di essere presenti anche nel nostro territorio".