Questa collocazione “block frei” dei nostri delegati ci permette poi di andare all'incasso, chiedendo allo Stato di cedere alla nostra Autonomia maggiori competenze ecc.
Oltre a ciò, è da evidenziare come tale riforma, visti i rapporti di forza all'interno del Consiglio regionale, condurrebbe ad un’ulteriore spaccatura nella nostra Regione: con l'Alto Adige a scegliere un delegato del gruppo linguistico tedesco appartenente alla maggioranza e il Trentino costretto a indicarne uno appartenente alla minoranza.
Va poi considerato che spesso in passato la dottrina si è lamentata della scarsa incidenza dei delegati regionali nell’elezione del Presidente della Repubblica. Viene pertanto naturale chiedersi se, alla luce della riforma di taglio dei parlamentari, non sarebbe meglio lasciare invariato il numero dei delegati regionali così da farli contare di più.
Risulta chiaro a tutti quale sia il disegno che muove questa maggioranza centralista: dopo la sonora batosta subita in Umbria e con la maggior parte delle Regioni saldamente in mano al centro-destra (e con nuove elezioni regionali alle porte), ridurre il numero di delegati regionali potrebbe essere un modo per arginare il potere delle Regioni nell’elezione del Presidente della Repubblica.
Ritengo infine che, anche nel caso una tale riforma dovesse realizzarsi, il numero di delegati inviati dal Trentino-Alto Adige dovrebbe rimanere invariato, sia per permettere la partecipazione dell’opposizione, sia per permettere l'adeguata rappresentanza dei tre gruppi linguistici: italiano, ladino e tedesco", Claudio Cia, segretario Politico di AGIRE per il Trentino, consigliere provinciale e assessore regionale agli Enti Locali.