Allo stesso tempo sancisce che anche in questo caso c’è continuità del rapporto di lavoro e non può esserci licenziamento e riassunzione degli addetti, peraltro a condizioni peggiorative stabilite unilateralmente.
La sentenza riconosce la cessione del ramo d’azienda conferma che l’inserimento nel bando di gara del portierato dell’ormai famoso “comma 4” sulla clausola sociale andava letto come mantenimento delle condizioni di inquadramento e retributive. Un’interpretazione sempre sostenuta dai sindacati e confermata, a maggiore chiarezza, anche nel disegno di legge della giunta provinciale. Non da Apac, però, per quello specifico appalto.
Adesso, però, serve un ulteriore importante passaggio: prevedere la contrattazione d’anticipo sugli appalti di questa tipologia. Il giudice lo ribadisce, le organizzazioni dei lavoratori lo chiedono da tempo: i sindacati vanno coinvolti in fase preventiva, nella stesura dei bandi. “Chiediamo che la contrattazione preventiva venga inserita in legge, anche per evitare ulteriori contenziosi. E’ chiaro, infatti, che anche alla luce di questa sentenza Apac e la Provincia dovranno fare le proprie valutazioni in merito anche alle gare già in essere. L’appalto del portierato era, infatti, uno dei 12 lotti della maxi gara sulle pulizie”, ricordano Ianeselli e Zabbeni.
Per quanto riguarda l’appalto del portierato anche la Cgil ha avviato una vertenza legale a sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici, ma su presupposti giuridici diversi, che se riconosciuti sancirebbero ulteriormente la corretta interpretazione della clausola sociale rafforzata in questa tipologia di appalti. L’istruttoria è in fase di conclusione e il ricorso dovrebbe essere depositato entro la fine del mese.