Ciò sarebbe un peccato, soprattutto se si pensa al rischio a cui – con grande dedizione e spirito di abnegazione – il nostro personale sanitario si è sottoposto nel trattamento e nella cura dei pazienti affetti da coronavirus, senza far mai mancare l’assistenza sanitaria di base".
"Per questo motivo - aggiunge Cia -, ritengo che, nel corso della trattativa con le organizzazioni sindacali, la Giunta debba tenere presente non solo questo problema, ma anche le possibili soluzioni: da un lato si potrebbe convertire l’importo del riconoscimento in un carnet di buoni da utilizzare per il godimento di servizi e prestazioni (buoni per la spesa o per il carburante, fitness e relax, hobbistica, spese mediche, pacchetti vacanze) effettuati da aziende, esercizi commerciali e centri benessere con sede nella Provincia Autonoma di Trento. Questa soluzione porterebbe con sé il beneficio di far ripartire la nostra economia, garantendo che i soldi del premio vengano spesi sul territorio provinciale".
"Un’altra possibile risposta al problema - continua Cia - potrebbe essere quella seguita da molte imprese nell’erogazione dell’importo del c.d. “welfare aziendale”, con l’individuazione di una piattaforma a cui accederà il singolo lavoratore in piena autonomia per gestire i rimborsi che vuole chiedere ad esempio per: rette per iscrizioni all’asilo, abbonamenti trasporto pubblico, iscrizioni a istituzioni scolastiche, enti formativi o campus estivi, spese universitarie, costi sostenuti per attività di babysitting o per l’assistenza a persone anziane o non autosufficienti ecc. naturalmente fino all’esaurimento dell’importo del premio".
"La soluzione potrebbe anche trovarsi nel mezzo tra le due proposte, con una parte del premio conferita in buoni acquisto da spendere per servizi o prestazioni offerte da aziende che hanno sede nella Provincia Autonoma di Trento ed una parte da richiedere come rimborso sulla piattaforma individuata", conclude Claudio Cia, segretario politico di "Agire per il Trentino".