Nello specifico, la Comunità è sostenuta tramite donazioni dei privati e i proventi delle attività, dalla vitivinicola all'edilizia”, aggiunge la responsabile.
Come si entra in Comunità? “Mediante diversi canali, di base comunque ci deve essere la scelta della persona interessata. I canali preferenziali sono la richiesta volontaria, segnalazioni di strutture territoriali legate alle dipendenze, associazioni oppure tramite il carcere essendo considerata in vari casi una misura alternativa per scontare la pena”, afferma Marta Gurrieri, sottolineando poi la difficoltà di tenuta da parte del team e dei lavoratori della Comunità. “Il rischio di stress psicologico per chi lavora a fianco di questi ragazzi è elevatissimo, visto il livello di discussione quasi paritario che bisogna avere con loro durante il percorso e lo spettro del fallimento e di ricadute sempre dietro l’angolo ma al quale non bisogna pensare. Anche per questo, oltre che per policy dei Lautari, qua lavorano professionisti e figure accreditate, non volontari. Le attività anche verso l’esterno sono affidate in larga parte a persone della Comunità, tutto ciò fa parte del loro percorso in un contesto estremamente professionale. Altro discorso per i soci/volontari o persone che in passato sono state nel nostro centro e che vi ritornano per dare una mano”.
Il presidente Andrea Bonomelli (nel video) aggiunge: "Nei nostri centri in tutt’Italia ospitiamo circa 200 persone. Nel corso degli anni c'è stata un'evoluzione, dal punto di vista logistico e dei progetti sviluppati. Il punto finale resta sempre il recupero e l’inserimento lavorativo, possibile grazie alle nostre cooperative di riferimento. Possiamo formare i ragazzi con una destinazione certa. Equitazione, eventi, falegnameria, restauro, edilizio, vitivinicola, mondo agricolo, catering: le attività sono svariate. Come Comunità, puntiamo molto su prevenzione e formazione, siamo presenti in tutte le piazze italiane per farci conoscere e per offrire un aiuto a chi ne avesse bisogno".
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