Il successo è indiscutibile secondo i numeri.
Alla fine del 2018 si contavano in Italia già più di 800 negozi specializzati, distributori automatici e un giro d’affari che superava i 40 milioni d’euro.
La tribolata legge 242
Abbiamo fatto riferimento alla legge 242, ma non abbiamo ancora specificato che seppure questa norma oggi sia di riferimento per questo mercato, ha subìto diversi “attentati” in questi pochi anni di vita.
La norma infatti, al momento della sua uscita, ha di fatto liberalizzato la produzione e la commercializzazione di cannabis light e di tutti i suoi derivati sul territorio italiano.
Ma questa legge andava a dirimere le questioni in un ambito molto particolare che presto si è rivelato un vero e propri ginepraio: le leggi comunitarie confliggevano con i principi della legge 242 su alcuni punti, ed una sentenza della Corte di Cassazione ha provato immediatamente ad affossare la nuova norma italiana.
Infatti le leggi comunitarie prevedono un limite di THC dello 0.2% mentre la legge 242 lascia un margine che arriva fino allo 0.6%. In questo contesto si è introdotta la sentenza del 30 Maggio 2019 della Corte Suprema di Cassazione: “Integrano il reato previsto dal Testo unico sulle droghe (articolo 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990) le condotte di cessione, di vendita, e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa light, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”.
Una vera e propria stangata alla legge 242 e un grosso spavento per tutto il mercato di riferimento che si trovava d’improvviso fuori legge secondo la Cassazione.
La sentenza infatti prevedeva, con una sorta di cortocircuito concettuale, un limite dello 0.6% di THC soltanto per la produzione della cannabis light, ma non per la commercializzazione.
E’ bene ribadire che questo mercato muove circa 150 milioni di euro l’anno e dà lavoro a circa 15 mila iniziative imprenditoriali. La sentenza della Cassazione dunque rischiava di mettere fuori gioco un intero settore di mercato.
Per fortuna poi la Legge 242 e le logiche da essa contenute sono prevalse ed attualmente il CBD è perfettamente legale in Italia rispettando i parametri sopra riportati.
Infatti il tetracannabidiolo, meglio conosciuto come THC, i cui effetti nella sentenza venivano riportati con il termine tragicomico di “effetto drogante”, non può superare lo 0.6% nella cannabis light.
Il successo del CBD
I prodotti a base di CBD riscuotono un successo importante perché offrono dei benefici notevoli nel trattamento di alcuni disturbi e patologie che affliggono milioni di persone.
Ci riferiamo prevalentemente alla capacità di questo prodotti di offrire benefici nei trattamenti per patologie dolorose che a volte arrivano all’invalidità.
Così come sono stati riscontrati successi importanti della cannabis light anche nei trattamenti di persone che soffrono d’ansia e di disturbi legati allo stress.
Particolare rilevanza è stata data al contributo che la canapa depotenziata ha offerto al trattamento dei pazienti afflitti da disturbi dell’alimentazione.
Gli studi confermano che in questi casi il CBD si rivela fondamentale nell’aumentare l’appetito oltre a dare la sua classica azione antinfiammatoria, senso di rilassamento, ed effetto antidolorifico.
Ad oggi si trovano sul mercato centinaia di prodotti che derivano dalla canapa: cosmetici, semilavorati, materie prime bio, bibite, birre, gomme da masticare, tisane, alimenti, cosmetici, oli… oltre ovviamente alla celebre cannabis legale, chiamata anche “light” o depotenziata, che presenta un tasso di THC basso.
Pare che alla fine l’Italia stia scoprendo le virtù di una pianta, la cannabis, troppo bistrattata negli anni soprattutto a scopo ideologico più che dal punto di vista scientifico.
Gli italiani negli ultimi anni hanno scoperto i benefici dei prodotti derivati dalla canapa e non sembrano intenzionati a rinunciarci visti i risultati sia dal punto di vista della salute che dal punto di vista finanziario, visto che la domanda continua ad aumentare.