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La cannabis light in Italia

Preferite della White widow, della Bubblegum o della apprezzatissima Gorilla glue? Se non sapete di cosa stiamo parlando non siete informati a dovere su le migliori genetiche di cannabis light.


La cannabis depotenziata, come viene anche chiamata, è diventata un vero e proprio business che fa muovere centinaia di milioni ogni anno nel nostro Paese.


Da quando la Legge 242 del 2016 ha di fatto legalizzato la produzione e la commercializzazione di CBD sul territorio italiano, il mercato è semplicemente esploso.


Ad oggi nei mille e più negozi specializzati si possono trovare decine e decine di prodotti derivati da cannabis e gli italiani sembrano gradire ed apprezzare.


L’Italia e il CBD


Secondo un importante sondaggio, circa un italiano su quattro ha dichiarato di utilizzare prodotti al CBD. E’ una percentuale molto alta se si considera che è un mercato giovanissimo.


Si pensi infatti che la legge che ha dato la nascita a questo mercato è del Dicembre 2016 ed è entrata in vigore il 14 gennaio 2017. Eppure sembra che tutto il Paese guardi al CBD con molta simpatia.


E’ bene precisare che quando parliamo di cannabis light, di prodotti CBD e quant’altro, ci riferiamo ad un mercato che va incontro alle esigenze di consumatori di canapa con tassi bassi di THC ed alti livelli di cannabinoide non psicoattivo.


Vi è infatti da fare un distinguo importante tra THC e CBD. Il CBD, cannabidiolo, è una molecola contenuta nella cannabis che non ha effetti psicoattivi, ovvero non dà senso di euforia e alterazioni della percezione, ma offre effetti rilassanti, antidolorifici e antinfiammatori.


Il THC invece è un’altra molecola, sempre contenuta nella cannabis, che ha invece un effetto psicoattivo e che quindi offre percezioni distorte della realtà e senso di euforia.


La cannabis illegale offre contenuti di THC molto alti, anche del 30%, quindi alle proprietà benefiche del CBD si collegano anche degli effetti indesiderati importanti.


La cannabis legale invece, quella depotenziata, ha tassi di CBD molto alti, che danno quindi effetti rilassanti, antidolorifici e antinfiammatori, ma tassi di THC molto bassi, compresi per legge tra lo 0.2 e lo 0.6%.


Proprio per queste ragioni gli italiani sembrano avere accolto a braccia aperte i prodotti CBD e la così chiamata cannabis light.

Il successo è indiscutibile secondo i numeri.


Alla fine del 2018 si contavano in Italia già più di 800 negozi specializzati, distributori automatici e un giro d’affari che superava i 40 milioni d’euro.


La tribolata legge 242


Abbiamo fatto riferimento alla legge 242, ma non abbiamo ancora specificato che seppure questa norma oggi sia di riferimento per questo mercato, ha subìto diversi “attentati” in questi pochi anni di vita.


La norma infatti, al momento della sua uscita, ha di fatto liberalizzato la produzione e la commercializzazione di cannabis light e di tutti i suoi derivati sul territorio italiano.


Ma questa legge andava a dirimere le questioni in un ambito molto particolare che presto si è rivelato un vero e propri ginepraio: le leggi comunitarie confliggevano con i principi della legge 242 su alcuni punti, ed una sentenza della Corte di Cassazione ha provato immediatamente ad affossare la nuova norma italiana.


Infatti le leggi comunitarie prevedono un limite di THC dello 0.2% mentre la legge 242 lascia un margine che arriva fino allo 0.6%. In questo contesto si è introdotta la sentenza del 30 Maggio 2019 della Corte Suprema di Cassazione: “Integrano il reato previsto dal Testo unico sulle droghe (articolo 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990) le condotte di cessione, di vendita, e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa light, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”.


Una vera e propria stangata alla legge 242 e un grosso spavento per tutto il mercato di riferimento che si trovava d’improvviso fuori legge secondo la Cassazione.


La sentenza infatti prevedeva, con una sorta di cortocircuito concettuale, un limite dello 0.6% di THC soltanto per la produzione della cannabis light, ma non per la commercializzazione.


E’ bene ribadire che questo mercato muove circa 150 milioni di euro l’anno e dà lavoro a circa 15 mila iniziative imprenditoriali. La sentenza della Cassazione dunque rischiava di mettere fuori gioco un intero settore di mercato.


Per fortuna poi la Legge 242 e le logiche da essa contenute sono prevalse ed attualmente il CBD è perfettamente legale in Italia rispettando i parametri sopra riportati.


Infatti il tetracannabidiolo, meglio conosciuto come THC, i cui effetti nella sentenza venivano riportati con il termine tragicomico di “effetto drogante”, non può superare lo 0.6% nella cannabis light.


Il successo del CBD


I prodotti a base di CBD riscuotono un successo importante perché offrono dei benefici notevoli nel trattamento di alcuni disturbi e patologie che affliggono milioni di persone.


Ci riferiamo prevalentemente alla capacità di questo prodotti di offrire benefici nei trattamenti per patologie dolorose che a volte arrivano all’invalidità.


Così come sono stati riscontrati successi importanti della cannabis light anche nei trattamenti di persone che soffrono d’ansia e di disturbi legati allo stress.


Particolare rilevanza è stata data al contributo che la canapa depotenziata ha offerto al trattamento dei pazienti afflitti da disturbi dell’alimentazione.


Gli studi confermano che in questi casi il CBD si rivela fondamentale nell’aumentare l’appetito oltre a dare la sua classica azione antinfiammatoria, senso di rilassamento, ed effetto antidolorifico.


Ad oggi si trovano sul mercato centinaia di prodotti che derivano dalla canapa: cosmetici, semilavorati, materie prime bio, bibite, birre, gomme da masticare, tisane, alimenti, cosmetici, oli… oltre ovviamente alla celebre cannabis legale, chiamata anche “light” o depotenziata, che presenta un tasso di THC basso.


Pare che alla fine l’Italia stia scoprendo le virtù di una pianta, la cannabis, troppo bistrattata negli anni soprattutto a scopo ideologico più che dal punto di vista scientifico.


Gli italiani negli ultimi anni hanno scoperto i benefici dei prodotti derivati dalla canapa e non sembrano intenzionati a rinunciarci visti i risultati sia dal punto di vista della salute che dal punto di vista finanziario, visto che la domanda continua ad aumentare.

Ultimo aggiornamento: 09/08/2021 02:22:57
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