Una soluzione che costerebbe ai gestori degli impianti molto meno del pet coke (uno scarto della lavorazione del petrolio) utilizzato attualmente.
Non vorremmo che fosse l'ennesimo stratagemma per prolungare la vita ad un impianto, quello di Tavernola già ora obsoleto e inquinante privo delle tecnologie che permettono di ridurre l'impatto sulla qualità dell'ambiente e della salute delle persone, che si pone in contrasto con le prospettive di sviluppo turistico del Sebino, e per il quale un recente referendum tra la popolazione ha espresso la netta volontà di dismettere o riconvertire.
Tavernola, di proprietà della tedesca Hidelberg, è uno dei 5 impianti in Italia per la produzione cemento a ciclo completo, e consente una elevata sovracapacità produttiva e un possibile “abuso di posizione dominante” su cui è accesa la luce dell’Antitrust.
In una fase in cui la produzione di cemento continua a calare - dagli oltre 45 milioni di tonnellate all’anno di prima della crisi del 2008 siamo oggi a 18 milioni - sorprende che la regione Lombardia, anziché delineare un piano per la riconversione del settore, cerchi di assicurare delle forme di sussidio surrettizio a produzioni inquinanti e superate come quelle dei cementifici.
Ribadiamo di ritenere necessaria la chiusura del cementificio del Sebino e l'individuazione di tutte le strategie per il recupero del sito".