Milano - Dopo un mese di lockdown, settimane (passate e prossime) di enormi sacrifici e un futuro buio, gli italiani si interrogano sull'effettiva efficacia delle misure adottate dalle istituzioni per contrastare l'epidemia. La preoccupazione per possibili rivolte per i risvolti di questa situazione ha già spinto il ministro Lamorgese a scrivere ai prefetti per prevenire il fenomeno, invitando alla massima attenzione.
Senza aver messo in atto un paracadute alla devastante crisi socio-economica che si sta abbattendo sull'Italia, è stato deciso di chiudere in casa gli italiani senza aver adottato parallelamente concreti progetti per uscire dall'emergenza, scatenando inconsciamente anche un tutti contro tutti tra i cittadini giustizialisti alla caccia del capro espiatorio (turisti e runner su tutti).
L'unico appello che con certezza politici e scienziati fanno in coro è quello di stare a casa, dando la totale sensazione di brancolare nel buio, con poche ma valide eccezioni (vedasi modello Veneto, unico al momento che sembra funzionare e che infatti sta improntando realmente una ripartenza).
LA CONFERMA DI RICOLFI A 'IL GIORNALE'
A confermare i crescenti dubbi nell'opinione pubblica sulla gestione in atto della pandemia sul territorio italiano è il professor Luca Ricolfi con dichiarazioni decise quanto inquietanti in un'intervista rilasciata a Il Giornale.
Si parte dai numeri, con morti che sono molto di più rispetto a quanto comunicato ufficialmente.