Piancogno - La Conviviale di febbraio del Panathlon Club di Vallecamonica, svoltasi presso la Biblioteca ‘Emilio Bonino’ di Piancogno (Brescia), è iniziata con il saluto del presidente ‘si ricomincia ancora con una location diversa dal solito, dalla scuola a dicembre ad una Biblioteca a febbraio e ancora con ospiti di livello. Ringrazio i presenti, in particolare il sindaco di Piancogno Sangalli e l’assessore alla cultura Fostinelli. Un plauso anche al socio Ezio Maffi e alla Polisportiva Disabili che nei giorni scorsi hanno ricevuto il Premio Sport 2021 dall’amministrazione di Darfo Boario Terme’. Bonino ha poi presentato gli ospiti, emozionandosi di fronte al suo mito Dancelli, ‘un compagno di giochi della mia infanzia’. Il giornalista Paolo Venturini ha preso la parola ed ha spiegato ai presenti le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere un libro su Michele Dancelli ‘il campione bresciano meritava un libro per il modo in cui ha vissuto non solo il ciclismo ma la vita stessa, ho cercato di raccontare la parte umana di Michele’.
E poi alcune precisazioni sul titolo del libro che originariamente doveva essere ‘il ribelle e non l’asso di fiori’ perché ‘Michele ha sempre corso da ribelle in un periodo storico di contestazione e lui era proprio e sempre controcorrente nel suo modo di correre e vincere le gare nonostante fosse un’epoca di grandi campioni’. Il sottotitolo divenne poi ‘Asso di fiori’ in ricordo dell’impresa della Sanremo 1970 e del simbolo della Colnago. La serata è proseguita poi con le domande del giornalista e le risposte di Michele Dancelli (al centro nella foto) che hanno ripercorso tutta la carriera del ciclista bresciano, dalle prime gare a 12 anni nel cantiere edile dove il muratore Dancelli lavorava e vinceva le prime ‘corse’ con il cugino sia nel cantiere stesso che nel tornare alla casa. Inizia proprio così la carriera di Michele Dancelli con le prime gare e le immediate vittorie da Esordiente e da Allievo, poi tra i Dilettanti con le prime tre gare corse con tre vittorie e il passaggio tra i professionisti in maglia Molteni con le corse della Milano Torino e il Giro di Lombardia ‘e con i primi stipendi ho potuto costruire la mia casa e quindi anche quella per la mamma alla quale l’avevo promesso quando abbandonai il cantiere per il ciclismo’.