Brescia - Confagricoltura Brescia al lavoro per sostenere il settore della carne bovina rossa e l’intera filiera, in difficoltà da un ventennio e particolarmente colpita dalla pandemia.
Il vicepresidente Oscar Scalmana: "Il rilancio della redditività degli allevamenti deve passare per la valorizzazione del grande valore nutritivo di questo alimento e dall’impegno degli imprenditori agricoli bresciani nella sostenibilità ambientale. Diversamente non avremmo futuro".
Qualità, salute e sostenibilità ambientale: sono i tre temi che sono stati protagonisti del convegno "Zootecnia da carne bresciana", organizzato da Confagricoltura Brescia nel giorno in cui si sarebbe dovuta inaugurare la 132esima edizione di Lombardia Carne, storica fiera di Rovato (Brescia) dedicata agli animali da carne, rimandata per il secondo anno a causa della pandemia. Hanno portato i loro saluti Tiziano Belotti, sindaco di Rovato, Oscar Lancini, parlamentare europeo, e Simona Tironi, vicepresidente commissione Sanità Regione Lombardia.
Al centro dell’incontro gli interventi del vicepresidente di Confagricoltura Brescia Oscar Scalmana, in qualità di presidente della sezione economica Carne bovina, e del professor Gianni Gilioli, coordinatore del corso di laurea in Sistemi agricoli sostenibili dell’Università degli Studi di Brescia.
A Scalmana è toccato il compito di tracciare una panoramica dell’allevamento nella nostra provincia e di offrire uno sguardo di prospettiva. Nel Bresciano sono presenti 1.321 allevamenti per 336 mila capi allevati, per una produzione economica che supera i 200 milioni di euro annui, assestandosi al quarto posto dopo il comparto del latte, degli avicoli e dei suini. “Il settore della carne bovina è poco noto - dichiara il vicepresidente di Confagricoltura Brescia - ma è molto importante sotto l’aspetto economico e sociale per l’indotto della filiera, che dà lavoro a un alto numero di persone.