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Convegno a Trento sulla tragedia di Stava

L'incontro a Palazzo Trentini con Graziano Lucchi, presidente della Fondazione Stava 1985

TRENTO - Quarant'anni fa una delle più grandi tragedie industriali e ambientali della storia italiana. Soini: “La memoria di Stava è anche memoria di rinascita”
L'incontro a Palazzo Trentini con Graziano Lucchi, presidente della Fondazione Stava 1985. "Dobbiamo spiegare a chi non sa, a chi ha o avrà la responsabilità di compiere delle scelte che possono generare catastrofi"

​​​​​​A mezzogiorno del 19 luglio 1985, 40 anni fa, un'inondazi​one di fango travolse la valle di Stava e una parte del paese di Tesero. Morirono 268 persone. Il disastro fu causato dal cedimento degli argini dei bacini di decantazione dell'impianto di trattamento della miniera di Prestavel. A valle si riversarono qualcosa come 180 mila metri cubi di fango. Le discariche, si accertò in seguito, crollarono perché mal progettate, mal costruite e mal gestite senza mai considerare la loro potenziale pericolosità.

Stava resta una delle più grandi tragedie industriali e ambientali della storia italiana. A quarant’anni da quel 19 luglio 1985, si squarciano, ancora, memorie e coscienze, responsabilità e colpe. Si alzano le voci, si fanno pesanti i pensieri e le consapevolezze. “Per non dimenticare”, è legittimo dire, perché, ancora una volta, alla radice di quel dramma dominarono incuria, confusione burocratica, imprenditoria rapace.

Di questo si è parlato in Sala Aurora di palazzo Trentini, sede del Consiglio Provinciale, all'incontro/dibattito "Genesi, cause e responsabilità della catastrofe della Val di Stava" con Graziano Lucchi, presidente della Fondazione Stava 1985 e autore del libro "Stava perché". A partecipare anche il presidente del Consiglio Provinciale, Claudio Soini.
Presenti, tra gli altri, all’incontro anche la vicepresidente del Consiglio provinciale, Mariachiara Franzoia; il consigliere provinciale, Michele Malfer; il direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi; il presidente delle Acli Trentine, Walter Nicoletti.

Quanto successo a Stava è stata una catastrofe, pochi minuti di terrore e morte – ha detto il presidente del Consiglio Provinciale, Claudio Soini - Ma la memoria di Stava è anche memoria di rinascita. Rinascita, faticosa ma dignitosa, di una comunità ferita. Rinascita di un ambiente naturale che l’uomo ha contribuito a far risorgere. Rinascita di un modo sano di intendere lo sviluppo economico, che con i termini di oggi chiamiamo ‘sostenibile’. Dolore e rinascita. Da una tragedia immane è nata una consapevolezza nuova”.

Soini ha poi ricordato il percorso di approfondimento e ricordo che il Consiglio Provinciale sta portando avanti su Stava.
A palazzo Trentini è in corso la collettiva “Monti a palazzo Trentini - terre di rare bellezze", rassegna documentaria dedicata al disastro e la mostra d’arte con opere di artisti fiemmesi realizzata in collaborazione con la Fondazione Stava 1985 e con i Comuni di Tesero, Primiero e Predazzo, la Comunità di Primiero, Merlo Coderlo Enterprise e AlteTerreArte.

Ancora, i pannelli dell’esposizione di Stava, stampati per l’occasione, sono stati realizzati in modo da poterli facilmente allestire in tanti e diversi spazi e luoghi. “Il Consiglio li donerà alla Fondazione Stava proprio per questo – ha quindi aggiunto il presidente Soini - per continuare a parlare e a ricordare ciò che non deve più accadere”.

Nel solco delle iniziative, l’incontro di oggi ha anticipato, nelle riflessioni, la visita che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, farà a Tesero. Sabato 19 luglio, a quarant'anni esatti dalla tragedia, Mattarella onorerà la memoria dei 28 bambini e bambine, dei 31 ragazzi e ragazze, delle 120 donne e degli 89 uomini uccisi a Stava da quel fango maledetto.

“La Fondazione Stava 1985 Onlus - ha spiegato Lucchi - è stata costituita per far in modo che il 19 luglio 1985 in Val di Stava 268 innocenti non siano morti invano. La Fondazione si è posta il compito della ‘memoria attiva’ per informare e fare formazione approfondendo le genesi, le cause e le responsabilità del crollo".

Una serie di slide hanno accompagnato la spiegazione della tragedia. Scrive la Commissione ministeriale d'inchiesta: "L'argine superiore era mal fondato, mal drenato, statisticamente al limite del collasso. Non poteva che crollare alla minima modifca delle sue precarie condizioni di equilibrio". E ancora dalle slide: "La causa del crollo è stata individuata nella cronica instabilità della discarica e in particolare del bacino superiore". "Nel 2024 il risarcimento del danno di 739 danneggiati per compolessivi oltre 132 milioni di euro è stato liquidato quasi per intero in via transattiva ds Edison per Montedison, Eni-Snam per Solmine, Finimeg per Fluormine e dalla Provincia autonoma di Trento". "Il risarcimento per la perdita di vite umane è stato quantificato nella stessa misura del danno per incidenti stradale".

Ma oggi che fare? "In Sud Africa - ha detto Lucchi - le società minerarie stipulano contratti di assciurazione per dotare le loro discariche di copertura assicurativa. Oltre a permettere di liquidare il danno in tempi brevi, si generano controlli che rispondono a un interesse economico diverso da quello della società controllata".

I numeri restano impietosi: nel mondo si contano 163 incidenti rilevanti dal 1960 ad oggi, 43 prima di Stava e ben 119 dopo Stava. Centinaia, migliaia tra morti e feriti.

"La memoria - ha proseguito il presidente della Fondazione Stava 1985 - è raccontare e spiegare a chi non sa, a chi ha o avrà la responsabilità, a chi dovrà compiere delle scelte che possono generare catastrofi e richiede impegno, dedizione, risorse".

Nel libro "Stava perché", Franco De Battaglia nella prefazione scrive: “Il vero monumento alle 268 vittime innocenti di Stava è l’impegno silenzioso, costante, tenace che le famiglie sopravvissute hanno sofferto e trasmesso lungo tutti questi anni per mantenere vivo il ricordo dei loro cari e soprattutto perché quelle morti si liberassero dalla loro disperazione, per tradursi in un momento di vero riscatto civile, per far capire che quella di Stava non è stata una fatalità. La vita deve continuare, ma non a costo di una rimozione che porterebbe a ripristinare, inavvertitamente ma tangibilmente, le condizioni che hanno reso possibile la valanga di fango”. Dal 1986, ogni anno, a Tesero e in Val di Stava il 19 luglio è il giorno dedicato alla memoria.​​
Ultimo aggiornamento: 16/07/2025 06:49:32
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