Valfurva (Sondrio) -
Lago Bianco al
Passo Gavia: grazie all’impegno delle Associazioni di protezione ambientale dell’Osservatorio del Parco Nazionale dello Stelvio e del Comitato "
Salviamo il Lago Bianco" le autorità si impegnano al
ripristino dello
stato dei luoghi. Una domanda sorge spontanea: chi pagherà gli interventi.
Dopo lo
stop del
cantiere avvenuto a
ottobre dello
scorso anno, con un sopralluogo congiunto con il
Parco Nazionale dello Stelvio, il
Comune Valfurva e la
Regione Lombardia, è stato concordato il ripristino dei danni inferti all’area protetta (
una ruspa al lago Bianco nel 2023 foto credit Simone Foglia).
Un luogo di straordinaria bellezza a 2620 metri di altitudine, dove la natura sfida le alte quote con habitat rari, e per questo protetto dalle Direttive europee
“Uccelli” e “
Habitat”, tutelato come Riserva Tresero Dosso del Vallon, nonché ricompreso nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio.
Nonostante questo stato di protezione, lo scorso anno è stato aperto un cantiere con l’obiettivo di sfruttare le acque del lago per alimentare il sistema di innevamento artificiale a servizio delle piste di Santa Caterina Valfurva. Il progetto prevedeva l’installazione di due condotte e la realizzazione di un’opera per il prelievo dell’acqua sulla sponda del lago. Le operazioni di infissione delle condotte avevano comportato lo scavo di un cratere per installare la macchina spingitubo che doveva collocare due tubazioni sotto il terreno fino al lago, per prelevarne le acque appunto. Lo scavo, inizialmente previsto di 1.7 km, è stato interrotto dal fermo cantiere solo grazie alle azioni di Associazioni e Comitato, ma ora sul terreno rimane una cicatrice ben visibile di 15-20 m di larghezza e 100 m di lunghezza, con un’estensione complessiva di 1500-2000 metri quadri.
La vigilanza dei cittadini e del Comitato Salviamo il Lago Bianco prima, e l’intervento dell’Osservatorio delle Associazioni (CAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF) successivamente, hanno condotto, attraverso una staffetta sinergica, a portare le Autorità competenti sul posto, per constatare lo stato dei luoghi e valutare le misure di ripristino più idonee alla quota di 2620 metri di altitudine.
Il 26 luglio scorso, i rappresentanti delle parti si sono incontrati al Lago Bianco e hanno concordato che le misure di ripristino saranno condotte con modalità tali da contenere il disturbo della vegetazione che lentamente e con fatica, si sta riprendendo. Il tubo che emerge tristemente dal fondo del lago, come un tributo pagato all’industria dello sci, sarà rimosso mediante un taglio manuale, al fine di evitare l’accesso di macchinari in un’area tanto delicata. I pozzetti di calcestruzzo ancora sporgenti dal terreno saranno ricoperti, i solchi nel terreno ancora aperti saranno colmati.
“Un triste esempio di aggressione ingiustificata ad un sito estremamente delicato che non dovrà più ripetersi”, affermano cittadini e Associazioni dell’Osservatorio. “È incomprensibile come le istituzioni abbiano approvato a più livelli un simile progetto, incuranti della normativa relativa alle aree protette”.
La mancanza di un Piano del Parco e di un Regolamento approvati espongono maggiormente questi territori ad appetiti economici di varia natura. Le Associazioni dell’Osservatorio auspicano che Regione e Comuni assumano un atteggiamento virtuoso e vogliano giungere presto ad una proposta di Piano e Regolamento condivisi da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.
“Il nostro appello alle Amministrazioni - concludono CAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF - è di ripensare alla pianificazione del territorio nel rispetto della normativa ambientale e con responsabilità verso il nostro territorio, ma anche verso il nostro Pianeta e le generazioni future”.