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Bormio ha dato l'addio ai tre finanzieri morti in Val Masino

I funerali presieduti dal cardinale Cantoni; monsignor Marcianò nell'omelia: "Non ci sono parole a questo dolore, c'è solo vicinanza e solidarietà"

Bormio (Sondrio) - Ultimo saluto a Luca Piani, Alessandro Pozzi e Simone Giacomelli, i finanzieri morti mercoledì scorso durante un'esercitazione in Val Masino. Nel pomeriggio sono stati celebrati i funerali dei tre finanzieri a Bormio, presieduti dal cardinale Oscar Cantoni, e concelebrati dall’ordinario militare monsignor Santo Marcianò, che ha tenuto l’omelia, con i sacerdoti dell'Alta Valtellina.

L'arciprete di Bormio, don Fabio Fornera, ha portato il saluto introduttivo. Presenti il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, a rappresentare il Governo, il comandante generale della Guardia di finanza, generale Andrea De Gennaro, il prefetto di Sondrio Roberto Bolognesi, i vertici della Guardia di Finanza, con in testa il comandante provinciale colonnello Giuseppe Cavallaro, le autorità militari e civili, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, i sindaci dell'Alta Valle (i Comuni di Valdisotto, Valfurva, Bormio e Tirano hanno proclamato il lutto cittadino) e tantissima gente. In mattinata è stata allestita la camera ardente presso la chiesa di Sant’Ignazio, alle 15 i funerali nella chiesa parrocchiale.
"A nome delle parrocchie di Bormio e della Valfurva, a nome di tutto il vicariato, rivolgo un saluto cordiale al nostro vescovo, cardinale Oscar Cantoni, al vescovo monsignor Santo Marcianò, ordinario militare, a tutti i confratelli. A tutte le autorità civili e militari qui convenute. Ai colleghi della Guardia di Finanza e del Soccorso Alpino. Agli amici della montagna.

Ma soprattutto abbracciamo le famiglie e gli amici dei nostri cari Alessandro, Simone e Luca, a cui vogliamo stringerci forte con affetto sincero. Abbiamo già provato a farlo in questi lunghi giorni di attesa, ma vorremmo fosse più profondo ancora, se possibile, più di sollievo.

Un saluto cordiale a ciascuno di voi qui presenti o connessi da lontano per la preghiera, in particolare agli amati giovani. Credenti o meno, siamo tutti feriti dalla tragedia di questi tre amici, siamo tutti carichi di lacrime, di domande, di ricerca di senso. È come se una parte di noi fosse strappata via all’improvviso", ha detto all'inio della celebrazione don Fabio Fornera, arciprete di Bormio.
Invece nell'omelia, monsignor Santo Marcianò, ha ricordato che "All’interno di ogni singola sofferenza provata dall’uomo e, parimenti, alla base dell’intero mondo delle sofferenze appare inevitabilmente l’interrogativo: perché?.


In questi giorni, sconvolti da un dolore straziante e improvviso, lo avete gridato anche voi, cari Mariangela e Luca, Patrizio e Stefania, Simone e Paola; tu Filippo, tu Chiara, tu Francesca, familiari di Alessandro, Luca e Simone assieme ai parenti e agli amici. È grande il mistero del dolore e noi siamo qui e poniamo questa domanda a noi stessi, la poniamo a Dio, sapendo che è difficile trovare una risposta e che non ci sono parole adeguate, c’è solo la vicinanza, la solidarietà".
"A questa tragedia - ha proseguito monsignor Marcianò - è difficile trovare una risposta e non ci sono parole. Ma se una parola si può dire, se qualcosa può aiutarci a rispondere a questa domanda è proprio la vita di Alessandro, Luca e Simone, giovani straordinari, solari, innamorati della vita e della loro professione. Ciascuno, una vita diversa, una storia diversa, una personalità diversa; ma tutti uniti da un servizio svolto in modo ammirevole, dedito, che ha permeato d’amore l’intera l’esistenza. Ecco che il perché diventa “per cosa”, ovvero: per cosa viviamo? Noi non sappiamo perché i nostri amici sono morti, sappiamo però perché hanno vissuto; ed è proprio la loro morte che ce lo rivela fino in fondo. Infatti, come definire altrimenti la vita di tre giovani morti mentre si esercitavano per prepararsi a salvare le vite di altri? A volte, come è stato per loro, ciò per cui viviamo diventa anche ciò per cui moriamo, e, se questo è l’amore, la vita non finisce, non può finire. È proprio vero: la morte diventa vita, se il suo «perché» è l’amore! È l’amore che rende eterni. E loro hanno amato!
e questo è stato possibile è soprattutto per l’amore ricevuto da ciascuno di voi, carissimi familiari; e per l’amore da loro donato a voi nella quotidianità e nel sacrificio, nella difficoltà e nella gioia.

"Oggi è uno strazio indicibile, inconsolabile; e noi ci inchiniamo in silenzio dinanzi al vostro dolore, come ci inchiniamo con rispetto e vera gratitudine dinanzi al loro grande sacrificio - ha concluso -. Un sacrificio in cui la Guardia di Finanza ritrova, proprio nel suo 250° anniversario, il senso profondo del proprio esistere a servizio della vita e della gente, della giustizia e della sicurezza. Un sacrificio che parla al nostro Paese e ai suoi responsabili, sfidati sempre a ricentrare ogni decisione sul servizio al bene comune, alla giustizia e all’infinita dignità di ogni persona. Cari familiari, cari amici, pur tra le tante, tantissime lacrime, possiate, possiamo tutti pian piano sentire che questo amore rimane e che consola i nostri cuori gettando luce sulla loro morte. Possiate, possiamo sperimentare che questa morte si è trasformata in vita. Alessandro, Luca e Simone hanno amato e servito i fratelli e vivono in eterno nella pace. Li ringraziamo con tutto il nostro cuore e chiediamo loro di pregare per noi dal cielo".
Al termine delle celebrazione la proclamazione della "Preghiera del Finanziere" e gli interventi delle autorità militari e civili, con il ricordo di Luca, Alessandro e Simone.

di A.Pa.
Ultimo aggiornamento: 03/06/2024 18:50:20
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