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La guerra prima di essere fuori di noi è dentro di noi

Vi leggo un parallelo davvero sorprendente con i nostri giorni dove, quotidianamente, si consuma un silenzioso censimento delle nostre vite. L’evangelista Luca colloca la nascita di Gesù nei giorni in cui Cesare Augusto ordina il censimento di tutta la terra.
Nonostante tutte le leggi sulla privacy, accompagnate dall’illusione di vivere senza il controllo di niente e di nessuno, siamo in realtà tutti contati, schedati, profilati. L’algoritmo capta i nostri desideri, attese e interessi e, in base a questi, sottopone alla nostra attenzione notizie, informazioni, proposte commerciali. La stessa nostra collocazione fisica può essere costantemente monitorata.
Nella grotta di Betlemme, viceversa, viene al mondo la libertà. Essa ha i tratti di un Dio che entra nella Storia dalla periferia del mondo, trasformandola in terreno libero, dove assaporare la gioia.
A Betlemme non ci vien detto come l’uomo debba stare davanti a Dio, ma come Dio si pone davanti all’uomo.
Contrariamente all’immaginario con cui pensiamo il volto e l’azione di Dio, Egli, come ci suggeriscono i testi del Natale, dà origine a percorsi di festa e di gioia: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia” (Is 9,2).
La gioia va oltre il piacere, senza escluderlo. Quest’ultimo si risolve nella soddisfazione dei bisogni, i quali una volta colmati si acquietano. La gioia, invece, è creativa, esuberante e apre spazi sempre nuovi di vita e di speranza.
La mangiatoia di Betlemme ospita nel volto di Gesù la Parola eterna all’origine del mondo, dell’universo e della Storia.

Con meraviglia e stupore scopriamo che la Parola ha i tratti del sussurro e della brezza leggera.
I passi della gioia sono legati all’attitudine a ritrarsi e fare spazio, a rendersi vulnerabili, a lasciarsi incontrare.
Credo di poter dire che più di una volta ne abbiamo fatto esperienza, in famiglia, nel volontariato, nel mondo delle nostre associazioni.
Tuttavia, le tenebre in cui siamo immersi – le troppe guerre, la crisi ambientale, la pandemia con le sue ferite ancora aperte – sembrano essere una clamorosa smentita della forza custodita nella grotta di Betlemme.
Continuiamo sostanzialmente a credere che i problemi si risolvono con la logica della guerra e delle prove di potenza. La guerra prima di essere fuori di noi è dentro di noi.
La vita sembra obbligata ad avanzare nel grigiore del pessimismo e dell’apatia che toglie libertà e svuota le giornate dal gusto della responsabilità. “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore” (Lc 2,10-11). Chi vive nella gioia non si sottrae alla sfida di scegliere, non si accontenta delle vie di mezzo, non si lascia stordire dal grido del più forte, non permette che la propria agenda sia dettata dagli algoritmi.
Il Natale è, dunque, l’occasione per smascherare le trame di guerra che ci abitano e per intraprendere il viaggio della libertà. Davanti a noi l’opzione: fare spazio, incontrare, ascoltare oppure farsi largo, eliminare, silenziare. Quest’ultima scelta produce morte, solitudine, disperazione, la prima regala pace, gioia, libertà. Ecco il dono del Salvatore nato a Betlemme", monsignor Lauro Tisi, arcivescovo di Treno, nell'omelia di Natale.

Ultimo aggiornamento: 25/12/2022 22:10:41
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