L'Agenda delle Valli

Petizione sul lago d’Idro, finito il ciclo di audizioni

Inizio: 26/06/2025 dalle ore 12:00 - Fine: 26/06/2025 alle ore 18:00 IT

Nuova e ultima serie di audizioni in Terza commissione, presieduta da Vanessa Masè (La Civica), sulla petizione  n. 4​    sulla salvaguardia del lago d’Idro. 
Il primo intervento è stato quello di Nicola Dell’Acqua, Commissario straordinario nazionale per gli interventi per la scarsità idrica. Per il progetto definitivamente approvato lo scorso anno, ha ricordato, il finanziamento di 97 milioni è stato completato, con l’ultima trance di 5,9 milioni, negli ultimi mesi e ha sottolineato che l’obiettivo dell’opera è di mettere in sicurezza la zona del lago. Un progetto che vuole riportare i livelli del lago al regolamento del 2002 con un’escursione del livello di 3 metri. Sulle osservazioni fatte dal comitato sui passaggi amministrativi, il Commissario ha affermato che la procedura, secondo le valutazioni dei legali della Regione Lombardia, appaiono regolari. 

Serve la collaborazione di Hydro Dolomiti

L’ingegner Cassani della Regione Lombardia ha sottolineato che si sta parlando di un ripristino delle opere esistente. Il lago d’Idro è regolato come tutti gli altri laghi da opere realizzate negli anni ‘30 che vedono una galleria di scarico di fondo e una traversa. Opere realizzate con le conoscenze e quindi i limiti di allora: la galleria ha subito dei problemi per la sua interazione con la roccia e la traversa, in seguito ai lavori di manutenzione, ha ormai un lume ridotto. Per questo, negli anni ‘90 si sono programmati gli interventi presi in consegna dall’allora magistrato per il Po, gestione che oggi è dell’Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po. Il servizio dighe, ha aggiunto il tecnico, alla fine degli anni ‘90, ha imposto delle limitazioni di invaso e la necessità di messa in sicurezza del lago dai rischi geologici con la costruzione di una nuova galleria. Quindi, è stata resa necessaria la sostituzione delle opere esistente e comunque i livelli rimangono quelli attuali. Il lago d’Idro, ha sottolineato, ha un volume di regolazione di 70 milioni di metri cubi pari alle due dighe gestite da Hde della valle del Chiese. Quindi, il problema della regolazione riguarda più i bacini che si trovano in Trentino che il lago stesso. La sintesi, secondo l’ingegnere della Regione Lombardia, è che i livelli del lago vanno perlomeno gestiti in collaborazione. 

Coppola: non si può tornare indietro, sarebbe la fine del lago

Lucia Coppola (Avs) ha sottolineato il fatto che la petizione è stata sottoscritta da 20 associazioni che, in sostanza, chiedono un diverso sviluppo del lago. E questo anche in base alle brutte esperienze del passato che, nel 2007, erano state sanate con l’escursione di 1,7 metri. Ci sono 8 campeggi, la mobilità del battello sarebbe impedita, ha ricordato, e il paesaggio sarebbero danneggiato. Quindi, si tratta di temi dei quali si deve tener conto perché indietro non si può tornare perché significherebbe, tragicamente, la morte del lago d’Idro perché un escursione di 3,70 è tantissimo. 

Calzà: c’è il rischio di tornare a 20 anni fa

Michela Calzà (Pd) ha detto che l’ingegner Cassani ha confermato che il progetto si basa sull’accordo del 2002 quindi c’è la possibilità di tornare ai livelli di 20 anni fa quando il lago era ridotto malissimo. La Pat, ha aggiunto, ha responsabilità anche di un Sic, quello di Baitoni, che nel caso di un’escursione dei livelli massiccia sarebbe destinato alla fine. Comunque, si sta parlando di un progetto che ha vent’anni e nel frattempo l’emergenza climatica si è aggravata. 

Si deve trovare un punto di equilibrio

Dell’Acqua ha replicato che l’opera in sé non è discutibile dal punto di vista idraulico e il problema è la gestione idraulica, idrica e ecologica. In questo caso ha trovato già nel 2002 un equilibrio perché prima l’escursione del lago era 7 metri. Ma nulla vieta che questo accordo possa essere verificato comprendendo l’ipotesi che una regolazione dei bacini a monte possa essere importante per la salute del lago. Il Commissario ha parlato più volte della necessità di un equilibrio tra la sicurezza idraulica e la gestione idrica del lago. La soluzione, secondo Dell’Acqua, è molto vicina. E la soluzione significa trovare un equilibrio tra le necessità ambientali, quelle di approvvigionamento idrico per l’agricoltura e per la produzione idroelettrica. L’ingegner ha ricordato anche lui che l’escursione era, dal 1930 agli anni ‘90, di 7 metri e nel 2002 si è ridotta dai 7 metri al massimo a 3.25, ma la gestione del lago dipende completamente dagli invasi idroelettrici trentini. Molto, insomma, è in mano a Hde. 

L’agricoltura della pianura Padana deve consumare meno acqua 

L’ingegner Giuliano Trentini, presidente del Centro italiano per la riqualificazione fluviale, ha puntualizzato che in questo momento sono in corso due partite: quella attorno al progetto di regolazione e la preoccupazione sugli impatti dello sfruttamento idrico del lago che è previsto in crescita. Quindi, le opere di regolazione e quello dello sfruttamento del lago sono due temi distinti. Ci si deve chiedere fino a che punto dell’uso per la risorsa idrica delle acque può essere compatibile con la qualità ambientale che oggi ha raggiunto un livello sufficiente anche se l’obiettivo è quello di raggiungere uno stato ecologico buono. Ma le opere previste sembrano andare in direzione opposta. Trentini ha detto che si deve cambiare visione e ha ricordato l’esempio delle boschi della Val di Fiemme che alla fine della Grande Guerra erano stati distrutti e si fece la scelta di limitare lo sfruttamento della risorsa legno in modo tale che le foreste possano crescere. E così dopo più di un secolo ci troviamo con una risorsa molto più ricca. Lo stesso ragionamento si deve fare per il lago d’Idro: si deve pensare di autolimitarsi per costruire e garantire il futuro. Una filosofia che sta alla base delle politiche ambientali dell’Unione Europea. Trentini ha poi parlato del contratto di fiume che permette agli attori del territorio di trovare un modo di gestione del corso d’acqua; un’ esperienza che ha portato buoni risultati in Francia, ma oggi questi contratti impediscono la creazione di un disegno complessivo. Nel caso del lago d’Idro, secondo il presidente del Centro italiano per la riqualificazione fluviale, il contratto ha senso se e solo se si mettono attorno al tavolo le realtà rivierasche, le organizzazioni agricole, oltre a Regione Lombardia e Pat. Ma, ha concluso, non si può mettere al primo posto le necessità dell’agricoltura della pianura. Anzi, queste vanno messe all’ultimo perché le aziende agricole devono affrontare il tema del risparmio d’acqua e di coltivazioni con bisogni idrici minori. Anche perché ci si trova di fronte ad una situazione climatica che ci impone di percorrere strade diverse da quelle che ci hanno portato alla crisi attuale. 
Lucia Coppola ha condiviso la posizione di Trentini sottolineando la necessità di cambiare rotta sulla gestione dell’agricoltura in pianura. Michela Calzà ha detto di essere stata confortata sui limiti del contratto di fiume che, nelle condizioni attuali, appare un’arma spuntata. 

Hde ha fatto la sua parte, ma non si può compromettere la produzione

L’amministratore delegato di Hde, l’ing. Francesco Colaone, Gruppo che ha la gestione di 16 impianti tra i quali quelli dell’Alto Chiese che hanno una grande rilevanza non solo economica ma anche per la regolazione della distribuzione elettrica. Servizi sempre più importanti nel quadro della crescita della produzione da fonti rinnovabili. L’ad di Hydro dolomiti energia ha ricordato che il regolamento del 2002, riprendendo quello del 1958, impone alla società il rilascio di 40 milioni di metri cubi dai bacini idroelettrici per il lago d’Idro. Nel 2021 s’è trovata una soluzione transitoria con un accordo di coordinamento, che si sta rinnovando, per l’aumento dei rilasci nei mesi estivi i base alle richieste dell’agricoltura della Pianura Padana. Secondo Colaone il recupero di una maggiore escursione verso l’alto è ragionevole, ed è evidente che i bacini a monte hanno un ruolo, ma l’obbligo di trasferire verso valle grandi volumi d’acqua in tempi brevi compromette la produzione. Altra cosa è garantire una continuità di rilasci. 
Rispondendo a Vanessa Masè, che ha riportato le posizioni dei tecnici lombardi che ritengono decisivo il ruolo dei bacini Hde per  i livelli del lago, ha detto che è semplificatorio addossare la responsabilità ai gestori dei bacini. La capacità di trattenere dei volumi comporterebbe un effetto sulla natura degli impianti con conseguenze che si rifletterebbero sull’impianto, sulla rete e sul valore della concessione. Quindi, ha aggiunto Colaone, si comprende l’esigenza dei territori ma è difficile trovare una composizione. La disponibilità di Hde, come ha già dimostrato concretamente, c’è; ma la situazione, soprattutto in una fase di scadenza di concessione, è complessa. Lucia Coppola ha auspicato che anche Hde prenda in considerazione l’emergenza idrica e climatica. Rispondendo a Michela Calzà, l’ingegnere ha affermato, ricordando che il sistema idrolettrico non consuma acqua ma la custodisce, che va trovato un compromesso in un quadro di cambiamento climatico che impone una migliore gestione dell’acqua in montagna ma anche in pianura. 

Il problema non è il progetto, ma la gestione dell’acqua

L’ultima audizione, quella dell’ing. Mirella Vergnani, dell’Agenzia interregionale per il fiume Po e responsabile del progetto. Il tecnico ha detto che le opere sono necessarie per ripristinare le condizioni di sicurezza oggi compromesse dalla presenza di un frana. E’ prevista una galleria di scarico fuori dall’area della frana di 1,4 km e una nuova traversa e il progetto definitivo ha le stesse caratteristiche a quello originale e rispettano il regolamento del 2002. Rispondendo a Lucia Coppola, Mirella Vergani ha affermato che il problema non è l’opera, necessaria per la sicurezza, ma la gestione dell’acqua. Antonella Brunet (Lista Fugatti) ha sottolineato i rischi che potrebbero correre le strutture turistiche. Una posizione che, ha risposto Vergani, non riguarda il progetto che non impatta sui livelli stabiliti dal regolamento del 2002 frutto di un lungo confronto. Anche Daniele Biada (FdI) ha sottolineato gli aspetti tecnici e l’impatto del progetto sulle strutture turistiche, come un campeggio e la ciclabile, che vanno messe in sicurezza. L’ingegner Rigotti dell’Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia, rispondendo a Biada, ha affermato che in Provincia di Trento vengono svolte apposite istrutture eper accertare la compatibilità tecnica e quindi non dovrebbero esserci problemi. Il tecnico ha aggiunto che il livello del lago è fortemente influenzato dai prelivi irrigue e dai rilasci del gestore dei bacini; l’importante entità del prelievo è dettata dalla tecnica irriguo a scorrimento che non consente un efficiente risparmio irrigiuo, 

Ultimo aggiornamento: 25/06/2025 19:22:29