Lavori Consiglio Bolzano: Esame di bilinguismo, Dati sulle IVG
Inizio:
07/11/2025 dalle ore 12:00
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Fine:
07/11/2025 alle ore 12:30
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Nell’ambito del tempo riservato alla maggioranza, questo pomeriggio in Consiglio provinciale a Bolzano, Harald Stauder (SVP) ha presentato la mozione n. 315/25: Introduciamo nelle scuole la preparazione all’esame di bilinguismo (presentata dai conss. Stauder, Deeg e Gennaccaro il 18/09/2025), cofirmata da La Civica, al fine di incaricare la Giunta 1. di organizzare nelle scuole giornate di preparazione all’esame di bilinguismo; 2. di verificare la possibilità di far svolgere anche direttamente nelle scuole gli esami di bilinguismo dalla commissione competente. Il consigliere ha evidenziato che più del 30% delle persone iscritte all’esame non si presenta alla data stabilita e che la percentuale di successo negli esami di bilinguismo arriva solo al 50% circa. Per aumentare questa percentuale, ma anche la partecipazione a questi esami, potrebbe risultare opportuno offrire nelle scuole apposite giornate di preparazione complementari alle giornate informative già esistenti, per spiegare la struttura dell’esame, fornire efficaci strategie di apprendimento e chiarire dubbi. Inoltre, bisognerebbe verificare la fattibilità di sostenere gli esami di bilinguismo direttamente nelle scuole, per andare incontro a chi abita in periferia.
Andreas Leiter Reber (Freie Fraktion) ha sostenuto la proposta, ritenendo positivo che la preparazione agli esami di bilinguismo avvenga nelle scuole; ha annunciato inoltre un disegno di legge per inserire proprio nel sistema scolastico tale esame, nelle quarte superiori, magari rendendolo obbligatorio, e ha invitato ad appoggiare, quando sarà il momento, questa proposta.
Alex Ploner (Team K) ha chiarito che la mozione era la dimostrazione del fallimento di una politica dell’istruzione portata avanti dalla SVP per 80 anni, ovvero che non si possa dare il certificato di bilinguismo in contemporanea al diploma di maturità. Le stesse imprese testimoniano che giovani che arrivano dalla scuola non sono in grado di scrivere una mail nella seconda lingua, come dimostrano anche gli studi Invalsi. Ha poi criticato che le proposte in questo campo dell’opposizione vengano sempre respinte
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) si è detto contento che non fossero state accolte le proposte dei Verdi, sulla scuola, perché probabilmente il tedesco sarebbe sparito. È giusto che gli alunni vengano preparati, ma ottenere un certificato linguistico in 4a superiore non garantisce che si sarà in grado di parlare una lingua per tutta la vita. C’è una consigliera di maggioranza che dice di avere l’attestato di bilinguismo A ma in aula non capisce una parola, e anche tra i candidati alla carica di Difensore civico di lingua italiana molti avevano il patentino ma non sapevano parlare in tedesco. Il Sudtirolo non è una terra bilingue - e nemmeno deve esserlo.
Sandro Repetto (Partito Democratico) ha detto che più che preoccuparsi sulla preferenza per gli enti certificatori si preoccupa del perché le persone li scelgano. Bisogna capire che dopo 13 anni di scuola dell’obbligo e tante ore di L2 l’obiettivo primario dovrebbe essere il bilinguismo diffuso, per questo la proposta è accoglibile, ma bisognerebbe mirare alla certificazione con l’esame di maturità, facendo capire agli studenti che l’apprendimento della seconda lingua è un valore aggiunto della provincia. Si è detto poi interessato al disegno di legge annunciato da Leiter Reber.
Zeno Oberkofler (Gruppo verde) ha chiesto di dire apertamente che ricchezza è vivere in una terra dove si ascoltano e si sperimentano piú lingue, aggiungendo che ogni lingua che si sa dà più opportunità nella vita. L'Alto Adige è una terra bilingue, è una terra dove ci sono famiglie plurilingui, e non si rinuncia alla propria identità se si vivono più lingue: molte persone che vengono da fuori lo capiscono. Una scuola plurilingue come opzione aggiuntiva non danneggia la scuola tedesca o la scuola in lingua italiana: tante famiglie la desiderano da anni. I corsi di preparazione dovrebbero avvenire mettendo a contatto la scuola italiana e quella tedesca.
Myriam Atz (Süd-Tiroler Freiheit) ha accolto il punto (1), ma ritenuto che il punto (2) andasse verificato: in quarta superiore che tipo di esame si svolgerebbe? Ne servirebbe poi un’altro all’università? Inoltre, come viene svolto questo esame se la dichiarazione di appartenenza linguistica si rilascia a 18 anni?
Anche secondo Renate Holzeisen (Vita) la politica altoatesina in questo campo ha fallito, e ci vorrebbero asili plurilingui, perché i bambini imparano più velocemente le lingue: per questo motivo ha fatto frequentare al figlio la scuola dell'infanzia in lingua italiana, e lo farebbe di nuovo. È inaccettabile che non esista un’offerta scolastica multilingue, che non danneggerebbe la madrelingua tedesca, e che si debba discutere su come convincere i giovani ad approfondire le loro competenze linguistiche. La convivenza migliora se si è in grado di comprendere l’altra cultura; dalla propria esperienza sa che è possibile entusiasmare gli alunni, ma ha anche visto pessimi insegnanti di L2: bisogna formarli molto bene.
Dai banchi dei consiglieri, l’ass. Christian Bianchi (Forza Italia - Uniti per l’Alto Adige) ha apprezzato l’iniziativa di Stauder, ritenendola una proposta importante anche per dare più prospettive ai giovani. La propria generazione aveva imparato male il tedesco, ma oggi pare ci sia un ribaltamento: i giovani di oggi sono consapevoli della relativa importanza, mentre nelle valli c’è meno conoscenza dell’italiano, e poi molti giovani vanno a studiare in Austria. il problema va posto.
Dall’asilo alla maturità gli alunni hanno più di 2.000 ore di L2, ha detto Waltraud deeg (SVP): non serve una scuola plurilingue, servono lezioni di lingua migliori. Gli effetti negativi della scuola mista si vedono bene in Valle d’Aosta, e non bisogna tacciare di conservatorismo chi ha a cuore l’autonomia.
Secondo Jürgen Wirth Anderlan (JWA) la didattica della L2 a scuola lascia a desiderare: egli stesso ha imparato meglio la lingua col servizio militare o come maestro di sci. Bisogna affrontare il tutto con meno pressione.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha detto che dalla discussione sembrava si parlasse della scuola plurilingue. Si è detta d’accordo con la proposta, ma ha evidenziato che emergevano altri temi interessanti.
Secondo Hannes Rabensteiner (Süd-Tiroler Freiheit), la mozione va accolta, ma in relazione allo sbandierato apprendimento precoce va detto che lui nota con i propri figli che per loro è più importante imparare l’inglese che l’italiano. Non è la quantità di ore che è importante, ma la qualità che va cambiata, altrimenti sarà ben difficile arrivare in quarta superiore a un livello linguistico che permetta di superare l’esame di bilinguismo. Soprattutto nelle scuole italiane sarebbe importante che gli alunni apprendessero il tedesco. Dallo studio ASTAT si rileva un fallimento rispetto alla conoscenza dell’altra lingua.
L’ass. Philipp Achammer ha detto che si parlava di come imparare la lingua ma in Consiglio si fatica anche nella conoscenza passiva: il livello è calato tantissimo, e c’è bisogno di più traduzione simultanea, mentre si sarebbe coloro che devono dare l’esempio. Inoltre, vero è che quantità non vuol dire qualità, e riguardo al problema degli insegnanti di L2 segnalato da Holzeisen da sempre si ha questo problema, dovendo accettare anche insegnanti da fuori provincia che non seguono la stessa formazione data qui. Un problema è anche mantenere in loco un insegnante. L’assessore si è detto a favore a che si sostenga l’apprendimento nelle scuole superiori della L2, a prescindere dall’esame di maturità.
L’ass. Marco Galateo ha detto che il tema tocca il cuore del futuro della provincia e delle nuove generazioni. Quello che avviene nella scuola italiana con l’uso veicolare, fa sì che le ore di tedesco siano tante quante quelle in italiano: la conoscenza dell’italiano risulta un po’ inferiore alla media alla fine dei primi cicli scolastici, ma si recupera alle superiori. ha poi citato le giornate sul bilinguismo e la collaborazione con Trevilab, e annunciato che si è cominciato a ragionare con gli insegnanti della scuola italiana sull'incentivazione degli alunni e delle alunne ad affrontare l’esame di bilinguismo: la mozione va in questa direzione.
Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha chiarito che imparare la seconda lingua è molto importante, e si è detto favorevole alla preparazione nelle scuole, ma si è opposto alla certificazione con l’esame di maturità. La lingua si impara usandola, non solo a scuola, ed è vero che i bambini conoscono l’inglese, ma è perché sono interessati dai contenuti. Bisogna invogliare gli alunni ad apprendere il tedesco. In quanto agli esami nelle scuole, sará difficile, perché gli standard previsti dalle direttive europee sono di difficile attuazione. Ha consigliato il libro “Deutsch in Europa”, che si occupa della situazione in Alto Adige guardando dall’esterno e critica anche il mito della scuola plurilingue. Importante è risvegliare l’entusiasmo per la lingua; in quanto ai certificati delle agenzie, ognuno di essi viene verificato, anche a ritroso. Harald Stauder ha parlato di un cambio di mentalità dal monolinguismo al bilinguismo al plurilinguismo, verificatosi perché se ne riconoscono i vantaggi, e detto che nessuno pretende che tutti siano perfettamente bilingui, ma si vuole dare a chi lo desidera la possibilità di mirare a questo obiettivo. La contrarietà alla scuola plurilingue è stata testimoniata anche dall’esperienza di altre minoranze al congresso FUEN. Ovviamente è importante praticare l’altra lingua anche fuori dalla scuola. In quanto al tipo di esame da fare in quarta superiore, la scelta va lasciata ai singoli alunni. Vero è che la situazione è diversa tra città e valli, ma ora tutti i gruppi linguistici si rendono conto di quanto sia importante l’altra lingua per fare carriera in Alto Adige. Messa in votazione, la mozione è stata approvata con 31 sì (unanimità)
Waltraud Deeg (SVP) ha quindi presentato la mozione n. 330/25: Uno studio sulle interruzioni volontarie di gravidanza in Provincia di Bolzano (presentata dai conss. Deeg e Stauder il 16/10/2025), al fine di incaricare la Giunta provinciale 1. di rilevare, in collaborazione con i partner istituzionali competenti e nell’ambito della prossima Indagine sulla famiglia, i dati relativi alle interruzioni di gravidanza in Provincia di Bolzano; 2. di rilevare, inoltre, nell'ambito di uno studio qualitativo e nel rispetto dell'anonimato e della protezione dei dati, le motivazioni che spingono le donne a interrompere volontariamente una gravidanza”. Non si tratta, ha detto Deeg, di giudicare, ma semplicemente di rilevare dei dati, per capire le motivazioni che spingono le donne a interrompere una gravidanza: in Alto Adige non esiste ancora uno studio approfondito in merito, mentre in altri Paesi europei, come la Germania (lo studio “frauen leben 3” sulla pianificazione familiare nel corso della vita delle donne a cura dell’Ufficio federale per l’educazione alla salute e lo studio ELSA sulle esperienze e le situazioni di vita di donne con gravidanze indesiderate) e la Svizzera (rilevazione sistematica in oltre dodici cantoni), studi su questo argomento sono già disponibili. Dalle risposte alle domande sulla genitorialità si dedurranno poi delle politiche attive.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha detto di aver chiesto a Deeg di ritirare la mozione, aggiungendo che i dati al punto 1 sono già disponibili e che quelli sull’interruzione di gravidanza non hanno nulla a che vedere con un’indagine sulla famiglia; in quanto al punto 2, non è accettabile che alle donne venga chiesto perché hanno deciso di abortire: si pensi per esempio alla reazione di una donna che dopo anni, mentre stira tranquillamente in soggiorno, viene interpellata al telefono con questa domanda. La mozione va nella direzione sbagliata, non lì dove mira Deeg.
Sandro Repetto (Partito Democratico) ha detto di giungere alla stessa conclusione, pur riconoscendo l'importanza di una base conoscitiva solida per orientare le politiche pubbliche. Giá sostenere che l’interruzione di gravidanza è una decisione difficile, come fa la mozione, introduce un pregiudizio. Il diritto all'autodeterminazione delle donne sancito dalla legge 194 comprende non solo il diritto di decidere, ma anche quello di non giustificare questa scelta. La proposta rischia di colpevolizzare chi ha fatto questa scelta, che non deve essere tormentata con domande improprie o impertinenti. Anche lui ha chiesto il ritiro della mozione.
Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha detto che Deeg ben sapeva perché aveva presentato il documento, ma purtroppo i Verdi erano passati subito all’ideologia. È assolutamente giusto non lasciare da sole le donne che si trovano in questa situazione, e a questo scopo è importante ben capire i motivi che stanno alla base: a questo servono i dati. Non si tratta di chiamare a casa una donna dopo anni, ma di accompagnare una donna nel momento in cui si appoggia a una struttura, senza giudicare. Si è augurato che si possa parlare del tema apertamente, consentendo diritto di parola anche agli uomini.
L’ass. Hubert Messner ha parlato di un tema sensibile ed emozionale. Astat, ha aggiunto, ha il compito di rilevare fenomeni sociali senza valutazione, e può occuparsi del rilevamento qualitativo. L’Azienda sanitaria fornisce diverse offerte di consulenza e sostegno, con buoni risultati, perché i numeri di interruzioni di gravidanza sono ridotti rispetto alle altre regioni. Riguarda al rilevamento di dati oggettivi e quantitativi, senza porre altre domande, una rilevazione anonima dei motivi può essere un contributo per migliorare le misure di prevenzione, a favore di una prevenzione rafforzata. La qualità dei dati rilevati deve essere confermata da evidenza statistica. Certamente non si agisce al passato, perché sarebbe crudele, ma si puó intervenire nelle strutture dedicate. Foppa ha chiarito di non aver voluto mettere in dubbio le capacità di comprensione di Deeg, e Waltraud Deeg ha ringraziato per gli interventi e detto che rispetta le opinioni altrui, compresa quella di Foppa,alla quale ha confermato che sa bene quello che chiede, e anche che si tratta di un tema altamente sensibile. Si è detta però disponibile a eliminare dal punto 1. la parola “famiglia”, chiarendo che la proposta del relativo studio era dell’Astat. Ha chiesto infine perché non si potrebbe chiedere alle donne che hanno avuto un aborto di cosa avrebbero avuto bisogno. Messa in votazione, la mozione senza le parole “sulla famiglia” al punto 1. è stata accolta con 21 sì, 9 no.
Il presidente Arnold Schuler ha quindi informato che i punti da trattare erano terminati e dichiarato conclusa non solo la seduta, ma anche la prima sessione di novembre. Domani non ci saranno sedute. Il plenum torna a riunirsi dal 25 al 28 novembre.
Ultimo aggiornamento:
06/11/2025 17:42:37