L'Agenda delle Valli

La grande festa del parco Arciducale e degli arcensi con Plays Plant Orchestra e Saturnino Celani

Inizio: 23/08/2025 dalle ore 17:00 - Fine: 23/08/2025 alle ore 18:00 IT
Vuole essere una grande festa di tutti gli arcensi, l'evento di inaugurazione del rinnovato parco Arciducale, sabato 23 e domenica 24 agosto.

Sabato a partire dalle 9.30, visite guidate con il Muse, il Museo delle scienze di Trento, sugli aspetti scientifici, naturalistici e botanici, e con l'associazione Sommolago sulla storia di questo gioiello, testimone di un antico parco che l’arciduca Alberto d’Asburgo aveva voluto attorno alla sua villa a fine Ottocento. E alle 21 lo straordinario concerto della Plays Plant Orchestra diretta dal musicologo Edoardo Taori, che traduce il bioritmo delle piante in note musicali, ospite d'eccezione Saturnino Celani, lo storico bassista di Jovanotti. Mentre domenica dalle 15 alle 18 «Libri in pArco», animazione, attività, letture e giochi per bambini e famiglie. Con, sia sabato sia domenica, i figuranti in costume del Comitato tradizioni, usi e costumi arcensi, a ricordare l'origine del parco e un'epoca di particolare significato e splendore per la città.
Tutti gli eventi sono gratuiti. Il concerto della Plays Plant Orchestra in caso di pioggia si svolge nel salone delle feste del Casinò municipale, in questo caso con posti limitati. Per le visite guidate è possibile la prenotazione su Eventbrite.

Il parco Arciducale è stato oggetto di un importante intervento di restauro e rivalorizzazione del patrimonio botanico e architettonico che ha ottenuto un finanziamento del Pnrr. I lavori, iniziati nell'aprile del 2023 e terminati alla fine dello scorso giugno (la riapertura al pubblico è stata sabato 28), hanno subito un notevole rallentamento dalle difficoltà incontrate con la ditta che ha eseguito i lavori (la durata dell'intervento era prevista in circa un anno). Il parco, dove oggi si trovano, su un’area di circa due ettari, circa 400 diverse specie arboree e arbustive, è gestito dal Comune di Arco assieme al Muse con attività di educazione ambientale rivolte in particolare alle scuole e di monitoraggio dello sviluppo delle piante, con particolare riferimento alle conseguenze del cambiamento climatico.

Il programma degli eventi
Sabato 23 agosto
● 9.30, 10.30 e 11.30: tre visite guidate a cura del Muse e dell'associazione Sommolago, punto di incontro all'ingresso del parco una decina di minuti prima dell'inizio, grupppi di non oltre una ventina di persone, è possibile prenotare tramite Eventbrite;
● 21: concerto della Plays Plant Orchestra, feat. Saturnino.

Domenica 24 agosto
Festa del libro
● dalle 15 alle 16: «Piante e uomini: quali legami?», con Marco Salvadori e Paolo Malvinni
● dalle 15 alle 17: «Ascolta una storia e immagina...», truccabimbi tra fiori e colori alla scoperta della natura con Sara Conci (portare una copoerta per sedersi sul prato);
● dalle 15 alle 17: Fabricharte, laboratorio artigianale con il Dottor Libro, al secolo Andrea Andreatta, per scoprire, attraverso tutte le fasi di realizzazione di un libro, il mondo delle rilegature; nato a Venezia nel 2013, Fabricharte, dove ogni oggetto è realizzato a mano nel rispetto delle antiche tradizioni dell’arte della legatoria, dal 2020 è anche a Trento;
● dalle 15 alle 17: DiGiTi, la rivista scritta a mano, uno spazio di espressione, riflessione e comunità, un progetto didattico nato all'Università di Trento all’interno del corso magistrale di Paleografia per riappropriarsi di un percorso, di un ritmo di pensiero e di una fluidità di parole che solo la scrittura a mano permette.
● dalle 16 alle 18: Alberismo con Lettera 7, letture tra le piante con chi ama la natura e la letteratura, con Roberto Marino.

Durante entrambe le giornate saranno presenti i figuranti in costume del Comitato tradizioni, usi e costumi arcensi.

La presentazione alla stampa dell'evento di inaugurazione del rinnovato parco Arciducale si è svolta giovedì 21 agosto nella sala comunale di rappresentanza al Palazzo Marcabruni Giuliani, presenti la sindaca Arianna Fiorio, l'assessore alla cultura Massimiliano Floriani, la responsabile dell'Ufficio cultura Giancarla Tognoni, per il Muse il direttore Massimo Bernardi, per il Museo delle palafitte del lago di Ledro il responsabile Donato Riccadonna e per Edizioni del Faro-Libri in pArco Barbara Ciaghi.

«Abbiamo pensato di non fare una vera e propria cerimonia di inaugurazione -ha detto l'assessore Floriani- perché il parco non è cambiato ma è stato riorganizzato e valorizzato. Quindi l'idea è stata di un grande evento su due giorni da organizzare assieme ai soggetti che già collaborano con il Comune di Arco nella gestione del parco, dal Muse all'associazione Sommolago, dal Comitato San Bernardino al Comitato tradizioni, usi e costumi arcensi fino a Libri in pArco. Va segnalato che i lavori devono ancora terminare, manca la sistemazione di parte del muro perimetrale, sicché una piccola parte del parco rimane transennata: una scelta obbligata per poterlo finalmente riaprire».

«Questa iniziativa è un bel momento che siamo contenti di condividere con tutti gli arcensi -ha detto la sindaca Fiorio- per poter ammirare il nostro parco in tutta la sua bellezza. Poi con il Muse si tratterà di aprire un tema: come gestirlo e conservarlo al meglio».

«Siamo lieti di aver messo a disposizione le competenze del nostro staff in ambito botanico, della comunicazione scientifica e dell’outoor education -ha detto il direttore Massimo Bernardi- per dare nuova vita al parco Arciducale, le cui radici fisiche e metaforiche sono colme di storie da raccontare. Questo progetto sostanzia inoltre l’intento del Muse di essere sempre più un museo a disposizione dei territori e delle comunità che supportiamo nello studio e nella valorizzazione del patrimonio natural-culturale secondo una concezione di museo esteso».

Giancarla Tognoni ha illustrato il programma degli eventi, mentre Donato Riccadonna ha spiegato come la scelta dello spettacolo della Plays Plant Orchestra sia dovuta alla volontà di emozionare e di far affezionare al luogo. Barbara Ciaghi, infine, ha illustrato la parte di programma relativa a Libri in pArco.

«La riqualificazione botanica del parco -ha scritto in una nota Costantino Bonomi, responsabile dell'area botanica del Muse- ha arricchito la diversità di specie presenti con circa 200 nuove unità, per un totale di quasi 400 specie, in grado di dare maggiore resilienza al parco. Due i criteri ispiratori: recuperare le piante originariamente presenti nel parco e successivamente scomparse, quali camelie, agrumi, pistacchi, palme da dattero, ginkgo e conifere nordamericane come Douglasie e Tuje, e al contempo inserire nuove specie di sempreverdi dalla fioritura invernale quali piante del tè, nuove palme insolite, felci arboree, clivie e - nelle nuove serre - piante delle isole Canarie come la pianta del sangue di drago, e specie tropicali come il caffè, il cacao, il mango e le banane».

Le metamorfosi dell’Arboreto di Arco 
Per valorizzare ancora di più la storia e le specificità botaniche e faunistiche del parco Arciducale–Arboreto di Arco, Muse e Comune hanno realizzato due prodotti di approfondimento: un video che racconta il parco e le sue specificità, e “Le metamorfosi dell’Arboreto di Arco”, un podcast originale Muse a cura di Chiara Steffanini e Adele Gerardi, rispettivamente botanica e giornalista scientifica del Muse, realizzato con i contributi di Romano Turrini, storico, Costantino Bonomi e Osvaldo Negra, rispettivamente botanico e zoologo Muse, e Giorgio Strapazzon, architetto paesaggista.


Il patrimonio botanico dell'Arboreto di Arco: intervista a Costantino Bonomi, botanico del Muse
Il parco Arciducale è un arboreto che ospita principalmente specie sempreverdi. Grazie al clima mite dell'Alto Garda, vi crescono oggi oltre 400 specie di alberi e arbusti provenienti da tutto il mondo, prevalentemente originarie del Nord America, del Mediterraneo e del Sud-Est asiatico. Lembo dell’antico parco che circondava la villa dell’Arciduca Alberto d’Asburgo, fu creato allo scopo di renderne piacevole la visita anche durante il periodo invernale, che corrispondeva a una sorta di “alta stagione” turistica a fine 800. L'arciduca Alberto d'Asburgo lo progettò per ospitare piante insolite e rare, dalla fioritura vistosa e dagli inebrianti profumi...

D. Quali sono le peculiarità dell’Arboreto di Arco?
R. Come tutti gli arboreti, anche il parco Arciducale–Arboreto di Arco mette al centro dell'attenzione di chi lo visita gli alberi, le loro particolarità, le loro esigenze e il contributo insostituibile che danno alla crescita sostenibile della nostra società. L'Arboreto di Arco si contraddistingue come un giardino d'inverno. Fu creato come un giardino di riferimento per l'epoca di fine 800, in cui Arco e l'Alto Garda conquistarono il favore dei visitatori d'Oltralpe come destinazione di soggiorno invernale per trascorrere la stagione fredda in un luogo dal clima mite e dalla vegetazione rigogliosa e lussureggiante.

D.Quindi il giardino dell'Arciduca, il più illustre ospite della città, doveva, anche d'inverno, dare l'immagine di un luogo piacevole e godibile, con tante specie sempreverdi e fiorite, capaci di destare meraviglia e stupore negli ospiti?
R. Per stupire visitatrici e visitatori, lì sono stati piantati gli alberi più insoliti e famosi del tempo, come le altissime sequoie, arrivate in Europa solo a metà del secolo, con altre nuove conifere appena importate dal Nord America, come cipressi americani, tuie, tanti alberi e arbusti del Mediterraneo, quali lecci, querce da sughero, mirti, corbezzoli, carrubi, pini, cipressi e alberi delle zone subtropicali di cui si sperimentava la coltivazione per la prima volta. Ad esempio, l'avocado, il canforo, gli agrumi, le camelie, gli osmanti, le palme.

D. Si può dire che il microclima del Garda abbia influenzato la crescita e la longevità di questo patrimonio paesaggistico? E se sì, in che modo?
R. Certamente sì: la presenza del lago di Garda è la ragione per cui queste piante possono crescere qui, ma non riuscirebbero a farlo in val d'Adige o in Pianura Padana. Il lago di Garda, infatti, è la più grande massa d'acqua dolce presente nel nord Italia e riesce a immagazzinare un grande quantitativo di calore, rilasciandolo lentamente e in questo modo mitigando il clima e smorzando le variazioni estreme sia fredde che calde, rendendo in questo modo l'ambiente più adatto per ospitare alberi e arbusti con esigenze particolari, tipiche dei climi più caldi, che potrebbero venire danneggiate da temperature troppo basse o gelate improvvise.

D. Quale tipo di ricerca scientifica si conduce nell'Arboreto di Arco?
R. Si possono condurre numerose ricerche, in primis la ricerca sulla biologia della conservazione, ossia si sperimenta la coltivazione e il mantenimento di specie che sono minacciate di estinzione. Un esempio è la Wollemia nobilis, il cosiddetto pino dei dinosauri, già noto nel registro fossile e ritrovato nel 1994 quasi per caso in un canyon remoto e isolato in Australia. Nel 2024, il Giardino Botanico di Sydney, in Australia, ha scelto l'Arboreto di Arco, assieme ad altri 35 orti botanici in tutta Europa e in tutto il mondo, come partner di un progetto internazionale per la conservazione di questa specie unica. Un progetto dedicato a costituire una rete di collezioni vive con valore conservazionistico. Per far questo, le nostre colleghe e colleghi australiani hanno fornito a noi e agli altri 35 giardini aderenti 6 individui geneticamente caratterizzati e rappresentativi della diversità genetica della popolazione naturale ancora esistente, al fine di costituire una riserva di sicurezza della specie in caso di danni irreparabili alle popolazioni naturali. Abbiamo poi anche altre ricerche: tradizionalmente, per molto tempo, sono state registrate le fasi di sviluppo delle piante all'interno dell'Arboreto nelle diverse stagioni dell'anno. E questo è molto utile per comprendere come le piante si adattano e variano in relazione al clima di un determinato luogo e quindi come le piante rispondono e come possono diventare preziosi indicatori dei cambiamenti climatici. Ultima, ma non meno importante, l’Arboreto può prestarsi alla sperimentazione della coltivazione di piante minacciate e autoctone con valore ornamentale, per promuoverne un maggiore utilizzo in parchi e giardini e contribuire in questo modo alla loro conservazione anche tramite una coltivazione diffusa, limitando nello stesso tempo la coltivazione di specie esotiche che potrebbero diventare potenzialmente invasive e infestanti.

D. Alcuni esempi di queste piante autoctone a rischio di estinzione?
R. Una pianta su cui stiamo lavorando al MUSE è un gladiolo selvatico che cresce in natura in pochissimi posti, ormai in Trentino, soltanto in due o tre località. Di colore molto brillante, è di coltivazione molto facile e potrebbe essere questa una specie di interesse da promuovere a livello ornamentale proponendola nei giardini per affiancare, o forse sostituire, il grosso gladiolo esotico sudafricano che di solito viene coltivato.

La fauna dell’Arboreto di Arco: intervista a Osvaldo Negra, zoologo del Muse
Il clima mite delle sponde settentrionali del lago di Garda offre alle specie vegetali e a diverse specie di animali viventi all’interno o nei pressi dell'arboreto un habitat favorevole con condizioni simili a quelle delle sponde del Mediterraneo. Il parco non si può considerare un'area faunistica nel senso stretto del termine, ma qui è comunque possibile osservare una fauna interessante, tipica degli ambienti di transizione tra la macchia mediterranea e le zone collinari-montane.

D. Quali sono le principali specie di animali che possiamo osservare passeggiando nell'Arboreto di Arco?
R. L'Arboreto non è un'area faunistica ed è anche recintata. Quindi, tra gli animali che è possibile osservare ci sono quelli che facilmente passano al di là del muro o delle recinzioni, in primis gli uccelli che si muovono a volo e si nascondono nell’abbondante vegetazione. Nell'Arboreto si insediano temporaneamente e, a volte, si riproducono anche specie di uccelli tipici degli ambienti di macchia o boscaglia-foresta. Ad esempio, il fiorrancino, Regulus ignicapilla, un piccolo passeriforme parente stretto del regolo (che vive nei boschi di conifere di tutte le Alpi), ma legato a condizioni climatiche più miti e meno in grado di fronteggiare gli inverni freddi. È un piccolo uccelletto insettivoro, di colore verde e beige, con una striscia giallo arancio che percorre la fronte fino alla nuca, che si ciba di piccoli insetti e di altri artropodi che cattura sul fogliame. II fiorrancino ama le conifere mediterranee, per cui nell'arboreto lo si vede frequentemente aggirarsi tra le fronde dei cipressi. È una presenza piccola (meno di 10 grammi di peso), poco appariscente e non molto vocifera, ma è estremamente bello e delicato. Accanto al fiorrancino, l'altra cospicua presenza mediterranea è forse l'occhiocotto, Curruca melanocephala. Chiunque abbia girato per il bacino del Mediterraneo conosce questa parente della capinera, che vive negli ambienti di macchia e come la capinera, si sente più che vedersi. È presente in tutta l'area del Garda, tra Riva e Arco e anche dentro il giardino botanico dove è favorito dalla presenza di cespugli fitti. Entrambi sono uccelli che si sentono, più che vedersi. Oltre a loro, un incontro frequente è la capinera, Sylvia atricapilla e, nei mesi invernali, anche il pettirosso, Erithacus rubecula. I pettirossi sono uccelli che nidificano su tutto l'arco alpino, di solito a quote alto-collinari o montane. Nei mesi invernali cercano condizioni più miti e l'area del Garda è luogo di svernamento di moltissimi esemplari, favoriti sia dalla presenza degli oliveti, sia dalla presenza di vegetazione di macchia che, con temperature non proprio proibitive, offre sempre o qualche bacca o qualche insetto da predare durante i mesi freddi. Ovviamente l'arboreto ci può consentire l'incontro anche con specie di dimensioni maggiori. L'area è popolata di alberi estremamente vecchi, alti e dai tronchi di grosso diametro, quindi risulta attrattiva per i picchi. Comunemente si vedono Picchio rosso maggiore, Dendrocopos major, e il Picchio verde, Picus viridis, a volte alla ricerca di cibo, a volte alla ricerca della possibilità di scavare una cavità nido. Oltre ai picchi, tra le chiome, possiamo vedere anche le cince. Le cince sono uccelli comuni, favorite dalla presenza di grandi alberi perché, anche se non sono in grado di scavare, amano nidificare in cavità. Utilizzano quindi spazi precedentemente scavati dai picchi, oppure cavità conseguenti a rotture di rami o fenomeni di marcescenza, più comuni all'interno di alberi vecchi. La vetustà degli alberi dell'Arboreto è quindi una buona garanzia di abitabilità per le cince, in primo luogo cinciallegra, Parus major e cinciarella, Cyanisters caeruleus. Infine, l’abbondante vegetazione dell’arboreto e la sua ubicazione su pendii soleggiati ben esposti possono permettere anche l'osservazione di qualche rapace di piccole dimensioni come lo sparviero, Accipiter nisus, che può essere attirato nei pressi durante i mesi invernali dalla presenza di piccoli uccelli; e poi ci sono rapaci decisamente più cospicui, legati al nostro immaginario Mediterraneo, come il biancone, Circaetus gallicus. Comunemente chiamato “l'aquila dei serpenti”, questo grosso rapace è abitualmente legato a un'alimentazione rappresentata da oltre il 90% da rettili e quindi è un potenziale frequentatore di tutte le aree asciutte e soleggiate, dove ci sia visibilità e dove dall'alto possa essere avvistato sul terreno un serpente o un ramarro di cui poi cibarsi.

D. Quali mammiferi abitano l'Arboreto?
R. Se con gli uccelli possiamo sostituire il contatto visivo con un contatto acustico e quindi avere un segno della loro presenza anche se non riusciamo a vederli, con i mammiferi il discorso sembra più complesso, perché la maggior parte delle specie europee di mammiferi, per evitare la nostra presenza ingombrante o la presenza di altri predatori, ha abitudini notturne. L’Arboreto è un luogo con una gran varietà di specie botaniche e, in assenza di cospicui trattamenti antiparassitari, anche con un gran bel popolamento entomologico. Qui si trovano molti insetti appartenenti a gruppi differenti, ci sono imenotteri impollinatori, coleotteri, ditteri, mantidi, ci sono lucciole nel periodo tardo primaverile e via dicendo. Quindi questa abbondanza di insetti delle loro larve, che spesso vivono negli strati superficiali del terreno, determina una discreta offerta alimentare per piccoli mammiferi in grado di cibarsi gli insetti. Il gruppo degli insettivori a cui appartengono i toporagni (Sorex, Suncus, Crocidura) annovera piccole specie notturne che si aggirano di solito nella lettiera del sottobosco o tra l'erba dei giardini o dei prati, alla ricerca di insetti, di cui cibarsi. Una presenza forse più rumorosa e più facile da contattare è quella del ghiro, Glis glis, un piccolo roditore arboricolo, una sorta di parente dello scoiattolo di colorazione grigiastra, con una coda meno voluminosa, che ama le aree boscate o cespugliate. A volte, muovendosi la sera così in silenzio si sentono i fruscii dei ghiri sui rami e anche tutti gli squittì che conseguono alle loro interazioni, a volte riproduttive, a volte aggressive.

D. Passeggiando nell'Arboreto ci si imbatte nello stagno, con pesci rossi e carpe Koi. Ci sono rettili e anfibi nei pressi?
R. L'arboreto è collocato su un'area piuttosto arida ed asciutta, orientata a est-sud est, conseguentemente è una zona tendenzialmente soleggiata e, soprattutto nei mesi tardo primaverili ed estivi, decisamente calda, un luogo consono alla presenza della lucertola muraiola, Podarcis muralis, e più di rado, del ramarro occidentale, Lacerta bilineata. Ovviamente un punto d'acqua in un contesto del genere è un elemento estremamente appetito dagli anfibi, in primis per motivi riproduttivi, ma la presenza di pesci che predano le loro uova riduce questa appetibilità. Il contesto ambientale rende molto probabile l'incontro con il rospo smeraldino europeo, Bufotes viridis. E se ci si spinge appena più in alto verso la conca di Laghel, è possibile, soprattutto in giornate umide o dopo la pioggia, incontrare anche il tritone alpino, Ichthyosaura alpestris, che ha un piccolo sito riproduttivo proprio dentro lo specchio d'acqua di Laghel, dove peraltro talvolta si può udire anche il richiamo ripetitivo della raganella italiana, Hyla intermedia.
Ultimo aggiornamento: 21/08/2025 18:43:28