- Brescia, dei Carabinieri del Gruppo Forestale di Brescia e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Brescia.
Il sequestro preventivo ha riguardato il profitto accumulato dall’impresa negli anni della sua gestione del sito ed è stato calcolato sulla base del “risparmio di spesa” che l’azienda avrebbe dovuto sostenere per preservare l’ambito territoriale dal gravissimo inquinamento verificatosi negli anni.
A seguito di specifiche consulenze tecniche disposte dalla Procura della Repubblica, il Gip del tribunale di Brescia ha potuto quantificare tale profitto in una somma di denaro pari a 7.762.410 euro.
Il sequestro è stato eseguito in via diretta nonché per equivalente, in particolare acquisendo le quote di partecipazione societaria nella diretta disponibilità degli indagati.
Tale provvedimento si aggiunge a quello interdittivo con il quale, circa 5 mesi fa, il Gip Alessandra Sabatucci, aveva interdetto gli indagati Alessandro Francesconi, Alessandro Quadrelli e Antonio Donato Todisco dall'esercizio di uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese, nonché al sequestro dell’intero complesso aziendale della Caffaro Brescia Srl, ora in liquidazione.
L'INCHIESTA - Le indagini sono nate a seguito di due segnalazioni dell’ARPA di Brescia del giugno e del settembre 2019, in cui l’Agenzia rilevava un innalzamento dei valori, rispettivamente di cromo-esavalente e di mercurio, nella falda acquifera sottostante allo stabilimento Caffaro.
Gli accertamenti hanno permesso di acclarare un inquinamento della falda acquifera con valori di cromo esavalente e mercurio di gran lunga superiori a quelli della contaminazione “storica” del sito, oltre che un gravissimo inquinamento anche da “clorato”, sostanza che mai era stata riscontrata in falda in misura eccedente ai parametri consentiti.
Viene inoltre contestato ai soggetti responsabili della Caffaro Brescia Srl il reato di disastro ambientale, per non aver garantito l’efficienza della barriera idraulica d’emergenza, il cui cattivo funzionamento ha cagionato una diffusione dell’inquinamento storico da PCB e tetracloruro di carbonio nelle acque di falda ed in quelle superficiali sino a chilometri di distanza dallo stabilimento Caffaro.
RIFIUTI PERICOLOSI - Gli avvisi di conclusione di indagine - prosegue la nota - riguardano le seguenti persone: Marco Cappelletto, Alfiero Marinelli, Fabrizio Pea e Paolo Bettetto, responsabili a vario titolo delle società Caffaro s.r.l. e Caffaro Chimica s.r.l., con riferimento al deposito incontrollato ed omesso smaltimento di rifiuti speciali pericolosi trovati all’interno dei reparti “Perborato di Sodio”, “Silicato”, “Cloruro Ferrico”, “Cloroparaffine”, “Cristalizzazione del clorato” ed all’inquinamento ambientale da mercurio riscontrato nel sottosuolo e nella falda acquifera in corrispondenza del reparto “Cloro-Soda” del sito Caffaro; Alessandro Francesconi, Alessandro Quadrelli, Vitantonio Balacco e Antonio Donato Todisco, responsabili a vario titolo della società Caffaro Brescia s.r.l., per il reato di disastro ambientale, come sopra indicato, per il deposito incontrollato ed omesso smaltimento di rifiuti speciali pericolosi nonché, ad eccezione di Balacco, per l’inquinamento ambientale da cromo esavalente e clorato riscontrati nel suolo, sottosuolo e nella falda acquifera sottostante alla predetta Caffaro Brescia s.r.l., società che, com’è noto, si era insediata nel sito
Caffaro a partire dal 2011 esercitando la propria attività d’impresa senza mettere in sicurezza i vetusti impianti industriali ereditati dalla Caffaro Srl, senza smaltire i rifiuti derivanti dalla passata gestione e senza mettere in efficienza la barriera idraulica d’emergenza, così cagionando i reati sopra indicati.
Infine Quadrelli e Todisco devono rispondere del reato di falso in bilancio per avere omesso di indicare nei bilanci societari della Caffaro Brescia s.r.l. le informazioni relative agli impatti ambientali della attività svolta, omettendo altresì di istituire ed iscrivere in bilancio un apposito fondo rischi ed oneri al fine di far fronte alle spese di adeguamento e messa in sicurezza degli impianti e della barriera idraulica.
Roberto Moreni quale commissario straordinario del S.I.N. Brescia-Caffaro, per aver colposamente omesso di effettuare, in qualità di garante ambientale, l’attività di smantellamento degli impianti dismessi, su tutti, quelli del reparto “Cloro-soda” (decomissioning), attività che doveva essere preliminare alla bonifica del sito dal disastro ambientale pregresso. Moreni deve rispondere del reato di disastro ambientale, per aver omesso colposamente, in qualità di garante ambientale, di provvedere alla messa in efficienza della barriera idraulica d’emergenza M.I.S.E. in sostituzione del soggetto responsabile Caffaro Brescia Srl; Daria Rossi, dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune di Brescia, per aver omesso colposamente, in qualità di garante ambientale, di ordinare alla Caffaro Srl ed alla Caffaro Chimica Srl il recupero dei rifiuti pericolosi depositati in maniera incontrollata all’interno del reparto “Cloro-soda” nonché nell’aver omesso colposamente di procedere direttamente allo smaltimento dei rifiuti medesimi in sostituzione ed in danno dei soggetti responsabili.
PROVVEDIMENTO - Il sito Caffaro è sottoposto a sequestro preventivo dal mese di febbraio a seguito del provvedimento emesso dal Gip presso il Tribunale di Brescia, Alessandra Sabatucci, col quale veniva riconosciuta la gravità indiziaria dei delitti di inquinamento e disastro ambientale a carico di Quadrelli, Francesconi e Todisco che venivano quindi sottoposti alla misura interdittiva del divieto di esercitare uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese.
La Procura di Brescia ha nominato custode giudiziario un funzionario apicale del Ministero della Transizione Ecologica, essendo quello di Brescia un sito di interesse nazionale.