MADONNA DI CAMPIGLIO (Trento) - Sulle croci di alcune
cime trentine - tra cui
Malga Ritorto, sopra
Madonna di Campiglio, e la
cima Durmont a
Tre Ville, sono comparsi cartelli in formato A4 con la scritta: "
La cattiva notizia è la presenza delle religioni, quella buona è che non ne hai bisogno".
Il consigliere provinciale
Claudio Cia (nella foto), sottolinea:
"Il foglio riporta la frase come “citazione”, riconducibile a un personaggio locale, già distintosi per posizioni laico-radicali e per iniziative contro i simboli religiosi e persino contro la pratica del battesimo, che a suo dire sarebbe un'imposizione da vietare ai minori. Non è la prima volta che costui si fa notare per provocazioni di questo genere, volte più a ottenere visibilità che ad alimentare un confronto serio. Questa iniziativa è doppiamente assurda. Da un lato perché ignora che le religioni non sono un ingombro da cui liberarsi, ma parte integrante della nostra storia collettiva. Hanno plasmato comunità, favorito il nascere di reti di solidarietà, dato vita a scuole, ospedali e opere sociali che hanno reso più coeso il tessuto civile delle nostre comunità alpine. Pensare di liquidare tutto questo con uno slogan non è un atto di libertà, ma un impoverimento culturale.
Dall’altro lato perché dimentica una verità semplice: l’essere umano è un essere simbolico, portato a cercare senso, memoria e ritualità condivise".
"Le croci sulle nostre vette - prosegue Cia - non sono imposizioni calate dall’alto, ma segni popolari nati dalla devozione e dal ricordo di chi ci ha preceduti. La loro bellezza sta anche nel messaggio silenzioso che portano: un invito a guardare oltre, a ricordare chi non c’è più, a sentirsi parte di una comunità che trova in quei segni un punto di riferimento. Affiggervi cartelli polemici non ne riduce il significato, ma finisce solo per confermarne la forza e l’attualità. Anche in chiave laica, la frase appare fragile. Dire che “non hai bisogno di religione” non è un ragionamento, è uno slogan. La libertà di non credere è sacrosanta, ma ridurre la complessità dell’esperienza umana a una battuta aggressiva non eleva il dibattito pubblico, lo impoverisce. Chi pensa di sminuire il valore dei simboli religiosi con queste pagliacciate dimostra solo debolezza argomentativa. Il Trentino ha sempre saputo coniugare la libertà di coscienza con il rispetto dei segni che fanno parte del nostro patrimonio spirituale e culturale. È questa la strada che dobbiamo difendere: meno slogan, più rispetto e più dialogo".