Di forte impatto il cortile con un a?resco raffigurante la Madonna del Rosario realizzato dall’artista Giuseppe Rota e la fontana con nicchia di decantazione, una grande casa signorile con decorazioni di inizio XIX secolo sempre ad opera del Rota, una grande stufa decorata in maiolica, un camino funzionante (che sarà acceso per celebrare le Giornate del FAI) e diversi ritratti della famiglia Vielmi-Rota.
Il percorso comprende il cortile interno e le stanze poste al piano terra e al primo piano con vista sul giardino. Qui si potrà rivivere la storia attraverso dipinti inediti, ritratti di famiglia, testi antichi originali, leggende e storie legate al paese e alla comunità. Durante la visita a questo bene si potrà respirare a pieno l’atmosfera signorile novecentesca attraverso la storia della casa e dei suoi proprietari. Questa dimora è normalmente chiusa al pubblico, in quanto abitazione privata.
SCHEDE DI BENE – 3 –
ARTOGNE: Il Castellino
Durata del percorso: 40 minuti
Punto di ritrovo: via Fucina, 18
Il ‘Castellino’ è una proprietà privata poco distante dal centro del borgo, in luogo sopraelevato e strategico, a ridosso della parete rocciosa e dell’orrido a picco sul torrente che lo separa dalla vicina Piancamuno. Abbarbicata sul costone roccioso, la struttura si sviluppa su tre livelli cinti da una muratura merlata. Il dislivello tra la parte inferiore e superiore è rimarcato da una impervia mulattiera che s’inerpica verso l’antica via che conduce alla frazione di Piazze, i cui gradini, consunti dal tempo mostrano i segni di un passato che va ben oltre la struttura medievale del Castellino. La posizione, particolarmente suggestiva, gode di una vista aperta che va dal lago d’Iseo al Pizzo Badile: strategica per il controllo della valle Camonica e dei suoi accessi, presenta tracce preistoriche in una roccia attigua, dove sono visibili le tipiche ‘coppelle’.
La storia del Castellino e delle sue evidenze architettoniche risale al tardo medioevo, quando la potente famiglia camuna dei Federici, di parte ghibellina, aveva opportunamente fortificato le sue proprietà per avere costantemente il controllo della Valle. La struttura, un tempo circoscritta alla parte superiore dove oggi trova spazio il terrapieno merlato, era probabilmente costituita da un casamento rettangolare, protetto dalla natura circostante e anteceduto da una torre di avvistamento. Nel terrazzamento inferiore un secondo edificio, caratterizzato da mura possenti, tracce di camini e un forno.
Il complesso, recuperato in anni recenti e restaurato con rispetto dagli attuali proprietari, è stato ripristinato nella struttura abitativa inferiore, mentre per la parte superiore si è mantenuto il terrapieno e gli interventi si sono concentrati sulla torre d’avvistamento, trasformata in colombaia.
La visita, che partirà dall’antica fucina del borgo, si articolerà lungo la vecchia mulattiera e all’interno della proprietà, rilevando l’eccezionalità dello scorcio panoramico e dell’intervento di restauro conservativo che ha interessato tutta la proprietà. Si consigliano scarpe e abbigliamento comodo
SCHEDA DI BENE -4-
ARTOGNE: Chiesa di Sant’Andrea
Durata del percorso: 25 minuti + SALITA ALLA CHIESA: 10 minuti
Si raccomandano calzature e abbigliamento comodo
Punto di ritrovo: Via Trento
A pochi pass dall’abitato di Artogne, una piccola, ma deliziosa chiesetta quattrocentesca si distingue per il suo imponente campanile e un suggestivo portale architravato in arenaria rossa, arricchito da decorazioni ad arco. Si tratta della Chiesa dedicata a Sant’Andrea, sicuramente la più antica chiesa di Artogne le cui origini vengono fatte risalire al XIV secolo, ma potrebbe trattarsi di un ampliamento di un edificio antecedente.
Fonti ritengono che in un tempo passato sia stata anche parrocchiale, anche se non vi sono certezze, mentre è storicamente documentato il suo utilizzo in varie epoche come lazzaretto neo coro delle tante epidemie di peste e di colera. Infatti, si ritiene che l’affresco, posto al di sopra del portale risalente al Settecento e che rappresenta le Anime Purganti e l'Annunciazione, sia stato dipinto durante una delle molte pestilenze che hanno trasformato temporaneamente il luogo in un rifugio per coloro che cercavano protezione dalla malattia. Sempre all’esterno, un affresco trecentesco raffigurante San Cristoforo con il bambino e un altro datato 1510 che racconta del martirio di Sant'Andrea
La chiesetta, con la sua struttura ad aula unica, presenta una navata rettangolare e un presbiterio quadrato, distinti da una graziosa cancellata in ferro. Quest'ultima, insieme alle maestose capriate che sovrastano la navata e agli affreschi che decorano le pareti, contribuisce a creare un'atmosfera di grande suggestione e spiritualità. La chiesa di Sant'Andrea, avvolta dal verde rigoglioso e dalla quiete della natura circostante, si erge come un santuario di serenità e contemplazione. La sua apertura al pubblico avviene soltanto in occasioni speciali durante le celebrazioni, offrendo così agli ospiti l'opportunità di immergersi in un'atmosfera di sacralità e riflessione.
La posizione privilegiata della chiesa, con la sua facciata che si affaccia sulla valle, amplifica la sensazione di pace interiore e di quiete contemplativa. Circondata dal paesaggio rigoglioso e dai suoni della natura, diventa un luogo di ritiro ideale per coloro che desiderano trovare rifugio dal trambusto della vita quotidiana e concedersi momenti di silenziosa meditazione. Qui, tra le mura antiche e gli affreschi che raccontano storie millenarie, i visitatori possono lasciarsi trasportare dalla bellezza dell'arte sacra e dalla spiritualità che permea ogni angolo. La chiesa di Sant'Andrea si rivela così non solo come un luogo di culto, ma anche come un'oasi di calma e serenità.
SCHEDA DI BENE -5-
ARTOGNE: Esperienza Interattiva al Museo della Stampa Lodovico Pavoni
Durata del percorso: 30 minuti
Punto di ritrovo: Via Concordia, 2
Il Museo della Stampa Lodovico Pavoni è stato inaugurato nel 2009 grazie a Simone Quetti, tipografo e linotipista che, ad Artogne, negli anni '70 avvia una propria linotipia. Simone Quetti, negli anni '60, è stato allievo della Scuola Tipografica di Brescia fondata da Ludovico Pavoni e a lui ha poi voluto dedicare il Museo. La struttura raccoglie e conserva materiali, attrezzature e macchinari che seguono lo sviluppo cronologico della produzione della carta stampata, dal 1400 ai nostri giorni con le moderne tecnologie computerizzate. Tutte le macchine sono ancora funzionanti.
Il Museo si trova al piano terra di un edificio moderno. Le diverse sale espongono i materiali in modo da permettere al visitatore di seguire l'evoluzione degli strumenti di stampa in un percorso in ordine cronologico sia attraverso i macchinari esposti sia attraverso pannelli espositivi con immagini e riproduzione di documenti.
La visita al Museo della Stampa presenterà l'evoluzione della comunicazione tramite la carta stampata a partire dai primi segni "stampati", le incisioni rupestri.Visita:
Sala dei caratteri mobili inventati da Gutemberg (1450 ca): 150 cassettiere raccolgono numerosissimi caratteri mobili che permetteranno di vedere come avveniva la composizione tipografica.
Nella sala successiva si assisterà al passaggio dalla composizione alla stampa con 3 macchine da stampa a funzionamento manuale che risalgono al 1800 ca, un torchio a stella, un tirabozze con alzamento manuale del rullo.
Nella stessa stanza si trova una Linotype (macchina a composizione meccanica che si avvale di matrici), prima compositrice meccanica portata in valle da Simone Quetti.
Nel locale successivo ci sono 4 macchine di stampa, ma più recenti in quanto dotate di motore elettrico e tecnologie più avanzate.
L'ultimo oggetto esposto rappresenta un altro salto temporale: un computer elettronico-fotomeccanico "del 1980, la prima macchina dell'era elettronica della Fotocomposizione Quetti Simone. Tutta la visita sarà condotta dai volontari del Museo
SCHEDA DI BENE -6-
ARTOGNE: QCINQUE- stampa su tessuti, ricamificio, sublimazione
Durata del percorso: 35 minuti
Punto di ritrovo: Via Fornaci, 48
Ad Artogne numerose sono le attività artigianali che partecipano al cuore lavorativo della Valcamonica. Questo sito produttivo che presentiamo si connota per un fortissimo legame con il passato nel settore della stampa, e più precisamente della linotipia, cioè la composizione automatica delle lettere di una pagina fatta da strumenti meccanici. Questa attività originaria attraversa cambiamenti ed evoluzioni tecniche fino a oggi quando l’azienda QCINQUE decide di convertire la sua esperienza di stampa su carta in stampa su materiali tessili.
La famiglia Quetti da sempre ha espresso questo suo interesse per i cambiamenti storici creando, da un lato, un inusuale museo della stampa con macchine ancora funzionanti (anche questo bene FAI aperto durante le Giornate di Primavera) e dall’altro continuando un’attività che li ha visti interpreti delle nuove esigenze che inevitabilmente la modernità ha presentato. Da compositori meccanici su macchine ottocentesche, che hanno fatto la storia della stampa, a moderni grafici il passo è stato inevitabile e anche vincente. Ora Qcinque è un’azienda con un profilo di clienti internazionali e griffati, ma che mantiene un cuore appassionato per il processo artigianale. Perfetto esempio di creatività italiana nel campo delle arti grafiche applicate alla moda e allo sport.
L’azienda apre eccezionalmente i battenti per mostrarci i processi produttivi che traghettano un’idea fino a quel prodotto finale che la trasforma in un capo di vestiario alla moda, in abbigliamento tecnico sportivo o in un accessorio pubblicitario, all’insegna di una personalizzazione mirata per piccole e grandi produzioni. Il percorso di visita accompagnerà il visitatore durante tutto questo iter produttivo. Sarà possibile visualizzare le varie tecniche di stampa direttamente sulle macchine funzionanti per comprendere esattamente cosa si nasconde dietro una semplice maglietta ricamata o dietro la divisa di una squadra di calcio. La visita durante le giornate FAI è fortemente consigliata ai curiosi di arti tecniche e meccaniche. Per immergersi nella realtà QCINQUE si consiglia di visitare PRIMA il Museo.