Dopo aver citato i risultati conseguiti dalla rappresentanza nei due anni di mandato, Giudici ha ricordato la difficile situazione lavorativa che attende chi si laurea in Italia: «Meno del 30% degli under 30 lavora. Di questi, quasi il 40% ha un titolo di studio superiore rispetto a quello richiesto. E lavorare spesso significa accettare stage non retribuiti, o pagati con un rimborso spese. Ecco perché ogni anno espatriano 31mila laureati e laureate. Se invece guardiamo ai bisogni di chi ancora studia, per venire incontro alle loro necessità basterebbe innovare un po’ la didattica: sfruttiamo le possibilità che la tecnologia offre, aumentiamo le lezioni pratiche e i lavori di gruppo».
Ha parlato invece di “gioco di squadra” il direttore generale, Alex Pellacani: «Oggi più che mai, lavorare insieme è fondamentale per affrontare le numerose partite che ci aspettano. Fare sistema in un territorio come il nostro è indispensabile, soprattutto per dare risposte univoche e concrete alle nuove sfide, dalle residenze universitarie alla Scuola di Medicina. Il primo sforzo deve essere però all’interno dell’Università. Il nuovo Piano strategico di Ateneo prospetta un processo di rinnovamento organizzativo che ci consentirà di stare al passo con i tempi, in particolare per quanto riguarda l’ammodernamento delle infrastrutture, l’upgrade dei sistemi informativi e il reclutamento di risorse umane qualificate».
Gli interventi istituzionali si sono conclusi con quello del presidente del Consiglio di amministrazione, Daniele Finocchiaro: «L’Università di Trento è una realtà di vera eccellenza, dinamica, aperta, orientata all’innovazione. Un genuino laboratorio di idee. La qualità dell’Università di Trento è confermata da indicatori di performance e riscontri oggettivi. A questo si aggiunge la grande considerazione che il territorio ha per il suo Ateneo. Mi preme ricordare che in Trentino, nell’ambito dell’innovazione, della ricerca e del trasferimento tecnologico, il vero asset strategico è la sinergia tra sistema di formazione, centri di ricerca, istituzioni locali e mondo delle imprese. Una sinergia di cui il territorio mi è parso assolutamente consapevole e orgoglioso».
La prolusione è stata tenuta da Francesca Bria, esperta di innovazione, economia e geopolitica del digitale, gestione dei dati e sistemi di intelligenza artificiale, presidente del Fondo nazionale innovazione - CDP Venture Capital SGR e senior adviser in materia di tecnologia, innovazione e policy digitale per la Commissione europea. «L'economia e la società hanno necessità di essere ridisegnate perché ci troviamo in una situazione di crisi della salute pubblica, economica, climatica e ambientale, crisi dei prezzi energia, shock delle supply chains, inflazione e bassa occupazione con disordini sociali» ha detto Bria dal podio di Palazzo Prodi. «La pandemia ha innescato una sorta di digitalizzazione "forzata" di molti aspetti della nostra vita quotidiana. Intelligenza artificiale, algoritmi, robotizzazione e automazione presentano nuove forme di potere e consumeranno enormi risorse. La digitalizzazione aggraverà i problemi o ci aiuterà a gettare le basi per un rinnovamento delle nostre società? Di certo non basta accelerare la digitalizzazione: dobbiamo darle anche una direzione e portarla verso la sostenibilità sociale e ambientale. Dobbiamo dare un'importanza centrale alle questioni relative alle libertà civili, alla privacy individuale e al funzionamento delle nostre democrazie».
E sulle nuove smart cities: «Le città sono fondamentali per promuovere un modello di sovranità digitale europea, che garantisca la nostra autonomia strategica e competitività, la piena partecipazione democratica dei cittadini e dei lavoratori, che protegga l'ambiente, i nostri dati e i diritti fondamentali delle persone».