TRENTO - O fraternità o solitudine. Una pace generata dalle armi è follia". A
San Vigilio l'appello accorato del
vescovo Lauro alla Chiesa e alla comunità trentina. Tisi presenta la sua nuova Lettera “Al di là”: “La vita eterna comincia ora”.

"Il futuro immaginato come promessa, opportunità, novità sembra non essere più la nostra esperienza.
Forse, l’ultima volta in cui l’umanità nel suo insieme ha assaporato il futuro come chance, forza e vita, è stato il momento in cui l’uomo ha messo per la prima volta i piedi sulla luna. Momento evocativo, ma durato davvero poco.
A far percepire il futuro in termini di minaccia, è la cronica sfiducia nei confronti dell’umano, immaginato come terreno insidioso dove continuamente è necessario guardarsi le spalle, visto che è opinione comune che a muovere le persone altro non sia se non l’interesse per sé stessi. Quando va bene, ci sentiamo in perenne competizione, ma molto più frequentemente l’altro è avversario, nemico.
Ora, l’umano emancipato da tutto e da tutti, anziché produrre libertà, fiducia, sogno, partecipazione, genera sospetto, solitudine angoscia, conflitto, morte.
Davvero illuminante e di estrema attualità è l’analisi proposta dal testo degli Efesini: “Eravate senza Cristo, senza speranza, senza Dio.”
La Lettera ai Colossesi afferma con forza che nell’umanità di Cristo abita la pienezza di Dio. Alla luce di questa folgorante affermazione, è possibile ravvisare nell’osservazione dell’apostolo Paolo circa l’essere senza Cristo, prima ancora della denuncia della mancanza di fede, la bella notizia che nell’umanità di Gesù abita una vita che libera l’umano dalle sabbie mobili dell’ego per spalancarlo alla gioia del noi e dell’incontro.
Non abbiamo alternative: o fraterni o terribilmente soli.
Su questo terreno la Lettera agli Efesini non fa sconti alla comunità ecclesiale chiamata ad essere: “Un solo uomo nuovo”. Il grande rischio per la nostra Chiesa è pensarsi a latere di Cristo, non consegnando a chi la incontra la forza bella del “vivere e morire per”, del perdonare, del dare la vita, limitandosi ad una ritualità senz’anima, dove la vita non vibra.
La nostra Chiesa diocesana non ha più tempo da perdere, è chiamata in fretta a lasciarsi guidare dalla passione per il Vangelo e per Cristo del vescovo Vigilio, perché non ci troviamo, tra poco, come egli denuncia nella lettera a San Giovanni Crisostomo, a far diventare di nuovo forestiero nella nostra terra e nelle nostre valli il nome del Signore.
Perdere il nome di Cristo non sarebbe solo un danno per il contesto ecclesiale, ma per l’intero nostro Trentino, compreso chi non condivide l’esperienza di fede. Il nostro territorio, infatti non ha nulla da perdere, ma solo da guadagnare dalla presenza di uomini e donne che vivono la vita “altra” scaturita dal modo di vivere di Cristo, con tutta la sua forza e freschezza anche a distanza di duemila anni mantiene
Con Lui, l’umano non è più il terreno del conflitto, ma del confronto che non teme le differenze. Con Lui, la via del perdono non è più l’opzione debole di chi è senza personalità, ma è l’alternativa coraggiosa alla logica della ritorsione e della vendetta. Con Lui, la prospettiva di una pace generata dalle armi e dalla violenza non ha spazio: è follia e non senso. Con Lui, il gratuito diviene terreno in cui far correre la vita e la creatività. Con Lui, il servizio non è dovere, ma condizione per conquistare la gioia: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere.” Con Lui, l’uomo conosce l’ombra dell’errore e del fallimento, ma non è mai sbagliato e da buttare.
Questa è la vita eterna che già germoglia nel presente per trovare il suo compimento alla fine della storia", il vescovo monsigno Lauro Tisi.