Brescia - Il 2025 si apre con una flessione della produzione manifatturiera (-2,3%); pesano bassa domanda e incognite geopolitiche. Il dato fa riferimento al 1° trimestre dell’anno, nel confronto con lo stesso periodo del 2024 (tendenziale); l’industria bresciana è in “territorio negativo” da ben otto trimestri, con l’ultimo segno “più” che risale addirittura a marzo 2023.

La bassa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali (43%) e le incognite geopolitiche (11%) sono dichiarate come i principali fattori di freno alla produzione. La variazione rispetto al 4° trimestre del 2024 (congiunturale) è comunque positiva (+1,5%): ciò indicherebbe una capacità di reazione da parte del sistema manifatturiero, oltre a offrire elementi di cauto ottimismo per i mesi a venire.
Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia)
: “Un quadro ancora fragile per la nostra manifattura, pur con qualche segnale di ripresa, in particolar modo a livello congiunturale.”
Nei primi tre mesi del 2025, l’attività produttiva nel settore manifatturiero bresciano ha registrato una nuova flessione nel confronto con lo stesso periodo del 2024 (-2,3%). Si tratta dell’ottavo trimestre consecutivo di dinamica negativa per quanto riguarda l’industria locale: l’ultimo periodo con il segno “più” risale infatti ai primi tre mesi del 2023.
A evidenziarlo è l’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo gennaio-marzo 2025
Continua quindi la fase di debolezza per le realtà manifatturiere del territorio, che risultano penalizzate dalla fragile congiuntura internazionale (con l’indice PMI manifatturiero globale è rimasto intorno alla soglia dei 50 punti, segnalando una crescita nel complesso stagnante), in particolare dalla limitata domanda proveniente dalla Germania (primo mercato estero di sbocco per le nostre imprese), la cui economia ha mostrato segnali di stabilità, all’interno di uno scenario che rimane tutt’altro che esaltante. A tali fattori si aggiungono poi le incertezze provocate dalla politica protezionistica annunciata dagli Stati Uniti, che rischia di compromettere fortemente la competitività delle imprese bresciane nei confronti del terzo Paese di destinazione del nostro export.
Con riferimento al solo 1° trimestre del 2025, la produzione mostra invece un lieve incremento, segnando una variazione grezza positiva (+1,5%) rispetto al trimestre precedente (congiunturale). Si tratta di un segnale piuttosto incoraggiante, perché indicherebbe una capacità di reazione da parte del made in Brescia, che offre elementi di cauto ottimismo per i mesi a venire. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2025, è pari a -0,5%.
"I dati del primo trimestre 2025 confermano un quadro ancora fragile per la nostra manifattura, che continua a confrontarsi con una domanda debole e un contesto internazionale incerto – commenta Franco Gussalli Beretta, presidente di Confindustria Brescia –. Tuttavia, i segnali positivi emersi – in particolare la lieve ripresa congiunturale della produzione e il miglioramento degli ordini – ci indicano che il sistema industriale bresciano sta dimostrando ancora una volta una buona capacità di tenuta e adattamento. A livello macroeconomico, la stabilizzazione dell’indice PMI manifatturiero globale evidenzia una crescita stagnante: in questo contesto, proprio la reattività mostrata dalle imprese di medie e grandi dimensioni è un segnale importante di tenuta strutturale.
A maggior ragione, in tale contesto, è fondamentale continuare a lavorare con determinazione su competitività, innovazione e formazione."
Nei primi tre mesi del 2025 il 42% degli operatori intervistati ha dichiarato una crescita dell’attività rispetto al periodo precedente, a fronte del 35% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti e del 23% che invece ha segnalato una flessione degli stessi.
La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra andamenti particolarmente differenziati: +0,2% per le imprese micro, -1,2% per le piccole, +4,6% per le medie e +4,3% per le grandi.
Con riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha evidenziato una forte eterogeneità delle dinamiche. Consuntivi positivi provengono dalle realtà dell’alimentare (+6,5%), della metallurgia (+4,7%), del legno e minerali non metalliferi (+2,7%), del chimico, gomma e plastica (+0,9%) e della meccanica (+0,6%). Per contro, le aziende del sistema moda hanno dichiarato una contrazione dei livelli produttivi (-2,6%).
Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 75%, invariato rispetto alla rilevazione precedente, e in diminuzione del 2% nei confronti di quanto misurato nel primo trimestre del 2024 (77%).
Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 27% delle imprese, rimaste invariate per il 52% e diminuite per il 21%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 29% degli operatori, calate per il 19% e rimaste stabili per il 52%; quelle verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 26%, diminuite per il 18% e rimaste invariate per il 56% del campione.
I costi di acquisto delle materie prime sono rilevati in crescita dal 43% delle imprese, con un incremento medio pari al 2,2%. I prezzi di vendita dei prodotti finiti sono stati rivisti al rialzo dal 32% degli operatori, per una variazione complessiva pari a +1,2%. Prosegue quindi la fase di assestamento dei prezzi dei beni industriali, dopo le forti tensioni rilevate negli ultimi anni. Va tuttavia rilevato che le attuali quotazioni delle materie prime e dei semilavorati tuttora continuano ad attestarsi su livelli significativamente superiori rispetto alla situazione pre-pandemica.
La bassa domanda proveniente dai mercati domestici e internazionali continua a preoccupare le imprese manifatturiere bresciane, che denunciano tale aspetto come il principale fattore che frena la produzione: ciò ha riguardato il 43% delle realtà intervistate, una quota in riduzione rispetto al 49% riscontrato alla fine del 2024, ma più elevata di quanto sperimentato nei primi tre mesi del 2024 (33%). Il secondo elemento maggiormente segnalato dalle aziende (molto distanziato) riguarda la componente geopolitica (11%, la quota più alta da quando si rileva tale informazione), a certificazione di un sistema economico locale particolarmente preoccupato per i numerosi focolai in essere, in un contesto esacerbato dall’incertezza provocata dai dazi annunciati (e poi temporaneamente sospesi) dall’amministrazione Trump. Il 9% delle imprese denuncia invece problematiche nel reperimento di manodopera: si tratta di una difficoltà non nuova per l’industria bresciana, che continua a essere segnalata anche in un momento ciclico non propriamente espansivo, come quello attuale.
Le prospettive per i prossimi mesi sono debolmente positive, lasciando presagire un possibile nuovo, ma moderato, rasserenamento delle condizioni operative: infatti, il 27% delle imprese propende per un incremento dell’attività, a fronte del 63% che esprime più cautela e del 10% che invece prevede una flessione della stessa. I settori con le prospettive più positive sarebbero alimentare, chimico, gomma e plastica. Le imprese dei comparti legno e minerali non metalliferi, meccanica e metallurgia esprimono un ottimismo relativamente più contenuto, mentre le realtà del sistema moda non si attendono rilevanti movimenti rispetto all’attuale situazione.
La domanda è attesa in ripresa. Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono in crescita per il 29% delle aziende, stabili dal 58% e in calo dal 13%. Quelli da parte degli operatori comunitari, sono dichiarati in aumento dal 28% delle imprese, invariati per il 60% e in flessione per il 12%. Quelli in arrivo dai mercati extra UE sono in crescita per il 24%, stabili per il 62% e in contrazione per il 14%.
I giorni di produzione assicurata rilevati nel trimestre ammontano mediamente a 70, riflettendo una significativa dispersione fra i settori e le classi dimensionali analizzate. Il dato complessivo appare in miglioramento nei confronti di quanto rilevato nel periodo precedente (66) e di quanto riscontrato nei primi tre mesi del 2024 (59).