CASTROCARO TERME (Forlì Cesena) - Negli ultimi anni l’impegno per la valorizzazione di un’alimentazione salutare e, con essa, della qualità delle produzioni, a cominciare da quelle del comparto ortofrutticolo, ha sperimentato una crescita senza precedenti creando connessioni sempre più forti tra il mondo delle imprese e quello della ricerca scientifica e intercettando, al tempo stesso, l’interesse di consumatori. Le potenzialità dei composti vegetali sul fronte della prevenzione e sono sempre più evidenti ma anche difficili da comunicare a causa degli ostacoli normativi. Per questo occorre rafforzare la collaborazione tra soggetti diversi per garantire una divulgazione rigorosa quanto efficace. Sono questi i messaggi lanciati dagli esperti nel corso del convegno “Mele, la salute passa dalle nostre sane abitudini alimentari” svoltosi nella giornata odierna presso il Grand Hotel Castrocaro – Longlife Formula di Castrocaro Terme (FC).

Una sede non casuale, come ha sottolineato in apertura dei lavori
Lucia Magnani, Founder e Amministratore delegato di LongLife Formula di Castrocaro, sottolineando “il valore di una scelta che evoca il ruolo storico della cittadina romagnola, luogo simbolo di quella cultura del benessere capace di costruire ponti tra le persone, la ricerca scientifica, la medicina e il mondo delle produzioni di eccellenza”. Organizzato da
Melinda, il Consorzio che riunisce oltre 4.000 soci produttori in
Val di Non e
Val di Sole, e da Maria Cecilia Hospital, parte di GVM Care & Research, uno dei principali gruppi ospedalieri nazionali con strutture d'eccellenza in Italia e all'estero, l’incontro, tenutosi presso il presso il Padiglione delle Feste – LongLife Formula, ha messo a confronto relatori e relatrici in rappresentanza di diversi comparti – economici, accademici, sanitari e istituzionali – che hanno illustrato le particolarità del contesto odierno. Un contesto, si diceva, caratterizzato dalla valorizzazione delle proprietà dei composti vegetali come dimostra, ad esempio, l’espansione del segmento degli integratori alimentari che, secondo le stime sui dati di Unione Italiana Food, vale in Italia oltre 5 miliardi di euro (primato europeo).
Etichettatura e normativa UE
Ed è proprio il mondo degli integratori, tra gli altri, a costituire un esempio emblematico del ruolo della regolamentazione sul fronte comunicativo. A spiegarlo è Elena Loche, dirigente farmacista presso il Ministero della Salute che, nel suo intervento, ha offerto una panoramica dei principali aspetti normativi che interessano l’etichettatura di questi prodotti e dei cosiddetti FSG, ovvero gli alimenti destinati a gruppi specifici di popolazione. “Fondamentale”, ha spiegato, “comprendere il quadro di riferimento e le caratteristiche che li distinguono da altre tipologie di prodotti in modo da garantire una corretta applicazione delle norme e una maggiore consapevolezza nel settore”.
La questione interessa in primo luogo l’indicazione delle proprietà salutari degli alimenti. Un aspetto normato a livello continentale. “La stretta relazione tra alimentazione e salute ha indotto il legislatore europeo a regolamentare la comunicazione ai consumatori delle proprietà salutistiche degli alimenti attraverso l’emanazione di un Regolamento, il numero 1924 del 2006, che prevede che un health claim debba essere dimostrato, oltre che da studi preclinici, anche da ricerche sull’uomo”, ha spiegato
Maria Teresa Daglia, Ordinaria di Chimica degli Alimenti presso l’Università Federico II di Napoli. “Un tempo appannaggio esclusivo dei farmaci, questi studi devono dimostrare la relazione causa-effetto tra il consumo di un alimento e le sue proprietà per la salute”.
La ricerca in campo medico
Il tema è di stretta attualità. E non per caso, sottolinea
Elena Tremoli, Direttore Scientifico e Direttore del Laboratorio Sperimentale di Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA), ricordando come negli ultimi anni si sia acceso “un grande interesse attorno alla comunicazione intercellulare, che nell’uomo avviene attraverso piccole vescicole rilasciate dalle cellule che agiscono come biomarcatori e possono esercitare un’attività biologica positiva”. La vera novità, aggiunge, “è la scoperta che anche il mondo vegetale possiede vescicole simili, dette esosomi, capaci di influenzare importanti processi biologici: una rivelazione che apre prospettive straordinarie per lo sviluppo di nuove strategie diagnostiche e terapeutiche”.
Le ricerche in tal senso, condotte oggi dallo stesso Maria Cecilia Hospital, dall’Università di Ferrara e dall’Università Federico II in collaborazione con il Consorzio Melinda, interessano in particolare il ruolo degli esosomi delle mele nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche e quello delle mele fresche nella prevenzione delle malattie neurodegenerative oltre che della steatosi epatica non alcolica. E, inevitabilmente, evidenziano ancora una volta il valore proverbiale di un frutto che attira l’attenzione della medicina anche in altri campi.
Del resto, ricorda Nicola D’Imperio, medico gastroenterologo del Santa Maria Hospital di Bari, “La mela, mangiata senza buccia, è uno dei pochi vegetali che possono essere consigliati nelle patologie infiammatorie ad accelerato transito. Se consumata non sbucciata, invece, si rivela un utile ausilio nella terapia delle patologie gastroenterologiche con stipsi, senza dimenticare la sua azione antiossidante, anticolesterolica e antidiabetica grazie al ruolo delle pectine che rallentano l’assorbimento del colesterolo e degli zuccheri”.
Una nuova frontiera della medicina rigenerativa
Le scoperte, nel frattempo, si susseguono con importanti implicazioni per la salute cardiovascolare e gastroenterica. “Studi recenti mostrano che le vescicole possono attenuare l’infiammazione, rafforzare le difese immunitarie e proteggere l’intestino. Una forma di micro medicina naturale che la scienza sta iniziando a decifrare, rivelando come la natura, da sempre, sappia parlare al nostro corpo e persino rigenerarlo”.