Trento – Allarme delle Coldiretti. L’entrata in vigore della legge sulle etichette allarmistiche del vino in Irlanda è un precedente pericoloso che mette a rischio il record nelle esportazioni di vino Made in Italy di 7,9 miliardi realizzati lo scorso anno. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla conversione in legge del regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie annunciata dal Ministero della Sanità di Dublino, dopo che la Commissione europea ha dato il via libera per silenzio-assenso alla proposta irlandese, nonostante le critiche di 13 Stati tra cui l’Italia.
“Si tratta di una norma distorsiva del commercio che è il risultato di un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che – afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi – fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia, le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso, mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c”.
“Una decisione che si auspica – sottolinea Coldiretti Trentino Alto Adige – possa essere ridiscussa nel comitato barriere tecniche in sede WTO il 21 giugno, dove verranno presentate ufficialmente le obiezioni già anticipate da diversi Paesi a partire dagli Usa, che sono il principale consumatore di vino”.
“E’ anche importante – precisa Coldiretti Trentino Alto Adige – che la Commissione Europea monitori gli effetti sul mercato interno per valutare la possibilità di aprire una procedura di infrazione”.
“Anche se le esportazioni di vino italiano in Irlanda nel 2022 sono state pari ad appena 45 milioni di euro, la decisione – afferma Coldiretti Trentino Alto Adige – rischia però di aprire le porte in Europa e nel mondo ad una normativa che colpirebbe una filiera che in Italia vale 14 miliardi di euro, dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale vice dell’export agroalimentare”.
Si tratta di difendere un settore del Made in Italy che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie Made in Italy che, sempre secondo Coldiretti Trentino Alto Adige– sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.
“Il consumo pro capite in Italia -afferma Coldiretti Trentino Alto Adige – si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori, che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende”.
“E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come la birra e il vino, che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol” conclude Barbacovi nel sottolineare che “il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.
Fugatti: vino, salute e buonsenso
“Vino, salute e buonsenso. Direi che la qualità della vita difficilmente può prescindere da una di queste componenti. Sopratutto il buon senso è utile per garantire il giusto equilibrio fra dimensioni diverse, per evitare derive inutili e per certi versi al limite del ridicolo”. Lo afferma il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti a propositivo del dibattito innescato dalla decisione dell’Irlanda di etichettare gli alcolici con avvertenze sanitarie.
“Ciascuno a casa propria è libero di agire come crede – commenta Fugatti – ma dentro un sistema di relazioni culturali e commerciali globale sembra quantomeno bizzarra una decisione che potrebbe produrre conseguenze quantomeno all’immagine di un prodotto che – per quanto riguarda il Trentino – è sinonimo di qualità, tradizione, identità. Siamo dalla parte di chi produce con serietà, tenacia e responsabilità, consapevoli che dietro ogni bicchiere di vino c’è la storia di una comunità che è in totale simbiosi con il proprio territorio. Uno sfregio a quest’immagine, fosse anche su un’etichetta, va assolutamente evitato”.