Nell'immediato dobbiamo dare risposte alle persone più colpite dalla crisi economica, per una città questo significa dare aiuti e offrire servizi di qualità e accessibili ai suoi cittadini. Faccio allora due esempi: un ripensamento nella costruzione delle abitazioni private che diventeranno sempre più luoghi di lavoro, e quando invece dico “i più deboli” io penso ai bambini, dobbiamo garantire loro una scuola il più possibile normale, ovvero densa di relazioni, questa è una priorità assoluta".
L'economia e il turismo stanno subendo contraccolpi negativi secondo lei quali sono le aree di intervento?
"Fortunatamente l'Unione europea ha attivato un pacchetto di interventi poderoso. Starà ai singoli paesi utilizzarlo al meglio. A livello locale serve un mix di azioni: sostegno al reddito di chi è colpito dalla crisi – e ricordiamoci sempre che questo significa anche sostegno alla domanda di consumi -, ma anche e soprattutto investimenti in grado di generare lavoro e aumentare la competitività del territorio. Sul turismo, in particolare, a soffrire di più sarà il settore alberghiero. Le seconde case, giustamente additate come limite del turismo trentino, in questa particolare situazione potranno rappresentare un'opportunità. Ma la sfida non è limitarsi ad affittare, ma collegare all'affitto una serie di servizi (ristorazione e non solo) che generano valore aggiunto".
Ha già individuato le priorità per Trento?
"Gliene dico tre. Trento deve tornare a sviluppare il suo essere città verde. E’ il comune con la superfice agricola più vasta del Trentino. Tutto, dai prodotti alle passeggiate, dalla gestione dei rifiuti alla mobilità, dalle regole per il commercio al turismo deve avere al centro la sostenibilità. La seconda è l’Università. L’università è uno dei pilastri della nostra comunità. Lo è da un punto di vista dell’apporto culturale, lo è da un punto di vista economico, lo è nel metterci al centro di una rete della conoscenza che qualifica tanti aspetti della nostra vita. Mentre la Provincia sciaguratamente polemizza, taglia e marginalizza l’Ateneo, noi vogliamo l’esatto contrario. La terza che le dico è la bellezza. Trento è una città magnifica, ma talvolta si pensa che esista solo il suo centro storico. La pulizia, il contrasto al degrado, la qualità degli interventi pubblici, gli eventi devono interessare anche la periferia e i sobborghi, perché una città è tale nella continuità e non se settorializza e dimentica o sacrifica qualche suo pezzo".
E sulle opere pubbliche come intende intervenire?
"Ci sono opere già finanziate e da realizzare al più presto: l'ascensore dalle Dame di Sion a Mesiano, la nuova piscina a Trento sud, la riqualificazione dell'area ex Atesina ai Solteri. Sullo sfondo, anche se parliamo di un’opera provinciale, c'è il nuovo ospedale che tutti ci auguriamo possa finalmente sbloccarsi.
In prospettiva vedo tre “grandi opere": la tramvia lungo via Brennero, avamposto di una nuova mobilita sostenibile; la funivia del Bondone fino a Vason per ricongiungere la montagna alla città; infine l'interramento della ferrovia che per Trento sarà di impatto pari alla deviazione dell’Adige di metà Ottocento.
Senza però mai dimenticare che la qualità urbana è data da tanti piccoli interventi: un centro civico, un immobile recuperato, un marciapiede fanno comunità".
Come vede l'operato delle Giunta comunale uscente...
"La Giunta uscente ha attraversato una legislatura complicata. Tanto che sarebbe più corretto parlare di Giunte, al plurale, perché ci sono stati diversi avvicendamenti tra gli assessori. Il sindaco è riuscito a tenere insieme la maggioranza, e non è stato un compito facile, ma il prezzo è stato qualche rinvio e qualche titubanza di troppo. Condivido i valori dell’amministrazione uscente: penso all'attenzione al sociale, ai più deboli, e al principio che ha ispirato la variante al Prg appena approvata, ovvero il consumo zero di nuovo suolo. Sull’incisività, sulla capacità di scegliere e sull'efficienza della macchina pubblica penso invece che sia necessario fare di più e meglio".