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Case di riposo: rottura tra Fenalt e Upipa

Duemila operatori persi negli ultimi 10 anni

TRENTO - La gestione del lavoro nelle RSA trentine resta una delle principali criticità del sistema di assistenza territoriale alla persona. A denunciarlo è Fenalt, sindacato di maggioranza nelle case di riposo, al termine dell'incontro tenutosi ieri mattina presso la sede di Upipa, dedicato all'accordo di settore. Fenalt evidenzia “una rottura grave e ormai insanabile” nel dialogo con Upipa, responsabile di un approccio inadeguato alla gestione del personale.

LA NOTA DI FENALT
«Quasi ogni giorno un operatore si licenzia per spostarsi verso l’Azienda provinciale per i servizi sanitari – spiega Marco Stefani, attuale responsabile dell’area Apsp di Fenalt, che ha sostituito Roberto Moser in pensione – Chiediamo da tempo risposte chiare sui carichi di lavoro insostenibili, sui turni di riposo revocati per carenza di personale (circa 20mila l’anno) e sul mancato riconoscimento in molte strutture del rientro da riposo, ma Upipa continua a sostenere che “va bene così”. L’unico aspetto attrattivo rimasto, per i lavoratori, è la porta d’uscita».

Fenalt denuncia un'emorragia strutturale: oltre 200 operatori persi solo negli ultimi anni e più di 2.000 negli ultimi dieci. «Non è più accettabile – aggiunge il sindacalista – che siano solo le organizzazioni sindacali a chiedere riconoscimenti economici e professionali. Upipa tace quando si tratta di tutelare gli operatori, e quando è presente ai tavoli, si limita a respingere ogni proposta, senza nemmeno prenderla in considerazione. Il risultato è che gli operatori lasciano il settore per cambiare completamente lavoro, oppure scelgono l'azienda sanitaria per le condizioni più dignitose».

Fenalt aveva sollecitato più volte l’apertura di un tavolo negoziale per definire criteri certi e condivisi nella distribuzione delle risorse, ma le risposte ricevute – spiega il sindacato – si sono rivelate “inconsistenti”. Da qui la richiesta forte di un cambio di passo: «Serve una regia unica sotto l’egida dell’APSS – prosegue Stefani –. Un contratto unico, un solo consiglio di amministrazione, una visione integrata della rete delle Apsp».

Sotto accusa anche la mancata erogazione del buono pasto: solo il 25% dei lavoratori riesce a fruire dei pasti nelle mense interne. «Il restante 75% – denuncia il sindacato – ne resta escluso a causa dei ritmi di lavoro. Il buono pasto consentirebbe l’uscita e quindi la pausa pranzo. Questo significa che ogni giorno vengono trattenuti 7 euro a operatore, generando un risparmio per le Apsp di circa 4 milioni di euro l’anno. Abbiamo raccolto le firme dei lavoratori coinvolti e siamo pronti a procedere per vie legali: sarà il giudice del lavoro a stabilire chi ha diritto a cosa».

Non meno rilevante il tema delle indennità notturne: «Due euro e trenta lordi per ora sono una cifra inaccettabile – conclude Stefani –. Il servizio notturno non è sorveglianza passiva, ma presa in carico diretta, residente per residente.
È tempo che la politica trovi le risorse necessarie. Abbiamo già chiesto un emendamento alla legge finanziaria e attendiamo segnali chiari».

Fenalt chiede formalmente “un interlocutore diverso da Upipa”, ritenuto ormai inadeguato ad affrontare i nodi strutturali del sistema. «È necessario aprire una fase nuova – conclude il sindacato –. Servono decisioni urgenti per garantire un futuro alle Apsp.
In caso contrario, sarà un autunno di mobilitazioni».

LA RISPOSTA DI UPIPA
"A lasciare basiti non è tanto il contenuto quanto i toni usati, nel comunicato diffuso in queste ore, da Fenalt: sembra trasparire una volontà esplicita di conflitto. Ma andiamo con ordine. L'incontro di ieri mattina in Upipa, dedicato all'accordo di settore, è solo uno dei momenti di confronto di una trattativa che è tutt’altro che chiusa.

Coi sindacati confederali, il confronto è particolarmente intenso e serrato: tutti stanno portando in discussione molte proposte e idee per trovare le migliori soluzioni per i lavoratori. Proprio in un tale contesto sorprende che Fenalt abbia apportato un contributo pressoché nullo, di fatto tacendo quasi sempre.

I toni del comunicato, dunque, palesano quella che pare essere la strategia complessiva del sindacato. Danno l’idea che Fenalt abbia già deciso di non firmare alcun accordo, qualunque esso sarà. A quel punto potrà dire che il risultato – qualunque esso sarà, ripetiamo – sarà un accordo inadeguato. Peccato, perché - al contrario - il luogo ideale per trovare i giusti equilibri è proprio il tavolo.

Entriamo ora in alcune delle questioni sollevate. Sui numeri dell’esodo non si capisce da quali fonti e quali riferimenti abbia il sindacato: il tema è certamente all’attenzione di Upipa, tanto da essere stato inserito anche nell’ultima presa di posizione pubblica, apparsa pochi giorni fa su molti media locali.

Dice Fenalt che solo il sindacato chiede riconoscimenti economici e professionali per i dipendenti quando, al contrario, il tema è stato sollevato da Upipa praticamente in ogni occasione possibile e in ogni nota inviata ai media, l’ultima è del 18 luglio.

Sul tema delle indennità notturne, Upipa è consapevole che la cifra va modificata, ma perché è bassa? C’è un motivo: all’ultimo rinnovo contrattuale, le parti concordarono di recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione. La soluzione fu di aumentare gli stipendi tabellari, dunque le risorse furono dirottate lì: ovvero paghe più alte per tutti a prescindere da altri fattori puntuali. Fenalt in quell’occasione non protestò. Peraltro, anche il tema delle indennità notturne è sul tavolo tuttora aperto e di cui stiamo parlando. Forse Fenalt non se ne è accorto.

Il tema dei buoni pasto, in aziende dove è presente un servizio di mensa, è stato affrontato molte volte e certo, gradualmente, si individuerà una soluzione idonea alle richieste. Quanto alla legittimazione degli interlocutori, al tavolo sindacale della contrattazione pubblica, essi sono definiti dalla legge".
Ultimo aggiornamento: 24/07/2025 20:47:12
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