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Bormio, carenza d’organico all’Alberti: lettera aperta della comunità scolastica

mercoledì, 15 febbraio 2023

Bormio (Sondrio) – Carenza d’organico, lettera aperta della comunità scolastica dell’I.I.S. Alberti di Bormio (Sondrio) alla cittadinanza.

Il dirigente scolastico Bruno Spechenhauser, la funzione Strumentale per la Didattica e i Servizi agli studenti Pietro Gaetani, i genitori delle classi 1^I, 1^G e 3^ST, il collegio docenti, il consiglio di istituto, il presidente della Comunità Montana Alta Valtellina Francesco Cossi, il sindaco di Sondalo Ilaria Peraldini, il sindaco di Livigno Remo Galli, il sindaco di Bormio Silvia Cavazzi, il sindaco di Valdidentro Massimiliano Trabucchi, il sindaco di Valdisotto Alessandro Pedrini e il sindaco di Valfurva Luca Bellotti hanno sottoscritto la lettera evidenziando i problemi di organico che mettono a repentaglio l’azione educativa.

“E’ con spirito di solidale partecipazione al dibattito pubblico relativo alla nostra vita comune che, scevri di ogni propensione alla polemica sterile, vi rivolgiamo questo appello come comunità scolastica dell’Istituto Superiore “Alberti” di Bormio.

L’anno scolastico corrente, come forse molti di voi sanno, è iniziato sotto il peso di gravi criticità di organico che, nel corso dei primi mesi di lezione, sono andate via via aggravandosi pregiudicando sensibilmente la qualità dell’azione didattica, nonostante gli sforzi messi in campo, con grande professionalità, dal personale docente dell’Istituto. Non è nostra intenzione rivolgere accuse  indiscriminate all’amministrazione scolastica territoriale, poiché siamo ben consapevoli che le cause di questa incresciosa situazione sono complesse e da ricercarsi nella progressiva – e sconsiderata – riduzione delle risorse destinate all’istruzione da parte della politica e degli organi centrali; crediamo sia giusto, tuttavia, che la cittadinanza sia consapevole delle gravi difficoltà con le quali la nostra quotidianità deve scendere a patti. Una quotidianità che non è quella dei numeri previsionali e dei parametri ministeriali, ma quella della scuola reale, di persone, famiglie, professionisti costretti a fare i conti con una contingenza sempre più difficile.

La sezione dell’Istituto Professionale dell’I.I.S. “Alberti” si trova ad operare, quest’anno, con due sole classi prime e una classe terza articolata negli indirizzi di Sala e Vendita e di Accoglienza Turistica.

Ciascuna di queste due situazioni pone una serie di difficoltà che vanno ben oltre l’ordinario disagio, giungendo a compromettere l’efficacia dell’azione educativa.

In merito alla prima circostanza, precisiamo innanzitutto che i numeri delle due classi iniziali sono tutt’altro che rassicuranti: sono state infatti autorizzate due sole sezioni, la I (30 studenti) e la G (30 studenti). Per ovvie ragioni di privacy non è possibile in questa sede, inoltre, scendere nei dettagli della consistenza numerica degli eventuali studenti con Bisogni Educativi Speciali (compresi alunni affiancati dall’insegnante di sostegno o con Disturbo Specifico dell’Apprendimento): basti sapere che si tratta di realtà ovviamente presenti e che, a causa dall’elevatissimo numero di alunni nelle classi, non possono godere per ragioni oggettive del clima di partecipazione, collaborazione e personalizzazione degli apprendimenti di cui potrebbero invece fruire in un contesto classe normo- dimensionato. Per dare contezza del taglio di organico che è stato operato, segnaliamo che in anni scolastici passati, a fronte di iscrizioni sostanzialmente paragonabili, le sezioni attive di prima Professionale erano tre.

Da tenere presente, infine, che la consistenza numerica delle classi prime è destinata fisiologicamente ad aumentare per via dei passaggi tra corsi che regolarmente si verificano nella prima parte dell’anno: il rischio è di sfiorare picchi di quasi 35 ragazzi.

Non meno critica, soprattutto dal punto di vista didattico, la condizione in cui si trovano ad operare gli alunni e i docenti della classe terza articolata. Questa sezione riunisce due indirizzi di carattere profondamento diverso, prevedendo uno sdoppiamento solo durante alcune discipline d’indirizzo, circostanza che di per sé determina un aggravio della già complessa organizzazione e una serie di sposamenti onerosi in termini di tempo sottratto alla didattica. In aggiunta a tale difficoltà, non è stato autorizzato lo sdoppiamento nell’insegnamento delle lingue straniere, che pure prevedono una programmazione di settore radicalmente diversa tra i due indirizzi. Il risultato di tale incongruenza è, di fatto, nientedimeno che il dimezzamento dell’offerta formativa: i docenti di lingue, nonostante i loro continui sforzi e la loro grande professionalità, sono costretti a dedicare metà dell’ora a un gruppo e metà all’altro, di fatto operando un taglio lineare alla proposta didattica.

A meno che non ci siano interventi significativi nella definizione dell’organico del prossimo anno, queste situazioni si trascineranno fino alla classe quinta, pregiudicando la qualità dell’azione didattica in maniera irrimediabile. Un errore che non possiamo permetterci: la credibilità, il prestigio e l’azione formativa ed educante di un istituto professionale strategico per la formazione di professionisti della ricezione non possono essere messi a repentaglio da logiche meramente e rigidamente contabili, specialmente in vista della grande sfida olimpica che tra pochi anni il nostro territorio dovrà affrontare.

Bombardati, quotidianamente, da una narrazione della politica e degli organi centrali del Ministero che ruota tutta intorno a quel superamento delle “classi pollaio” tanto caro alla retorica giornalistica e ufficiale, non possiamo che essere amareggiati di fronte a questo profondo scollamento tra la nostra realtà locale e i proclami delle istituzioni nazionali, cui quelle locali sono obbligate a render conto con numeri e pallottoliere (lo sappiamo bene, senza ipocrisia: di soldi si tratta, di soldi sempre si tratterà).

È ora che la cittadinanza, la politica e le Amministrazioni si rendano conto che la scuola non si fa con i decreti e con i fogli di calcolo, ma con investimenti di capitale economico e umano volti alla promozione della crescita dei nostri ragazzi e della nostra realtà. Ricondurre la strategia di gestione della pubblica istruzione a una mera operazione di bilancio significa scadere nella consueta politica di piccolo cabotaggio, ignorando proditoriamente le difficoltà reali che questo determina e lasciando le scuole in balia di loro stesse e della loro capacità organizzativa ormai allo stremo.

Difficoltà vere, che vengono scaricate sulle spalle di docenti impossibilitati a svolgere il loro lavoro come dovrebbero e di alunni privati di una parte del loro diritto allo studio. Alunni che, finché saranno trattati come numeri, come dati grezzi in un archivio, saranno sempre più distanti dalle istituzioni, più lontani dal loro successo formativo e meno inclini a diventare cittadini: non sappiamo, oggettivamente, come biasimarli, visto quello che siamo costretti a proporre loro”.



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