"Esaminando l’Autorizzazione Integrata Ambientale della Provincia di Bergamo, emerge che sono numerosi e in quantità consistenti i materiali necessari per la produzione del cemento stoccati nell’impianto - si legge nel comunicato di Legambiente Basso Sebinoi, guidata da Dario Balotta - C’è dunque da notare che nei giorni dell’emergenza frana non sono stati considerati i potenziali rischi oltre a quelli sulle abitazioni di Vigolo e sul cementificio posto sotto il monte Saresano, che per questo sono stati evacuati. Se sono stati - giustamente - considerati gli effetti di un’onda anomala provocata dalla caduta in acqua da una massa di roccia, adottando lo stato di allarme scattato in quasi tutte le località sul lago d’Iseo con l’evacuazione per una settimana degli abitanti di Porto Siviano a Montisola, non è stato invece preso in esame il pericolo di una caduta della frana sui magazzini, che provocherebbe una enorme e soffocante nuvola di polveri e potrebbe interessare anche il deposito di ammoniaca".
"Insomma, la spada di Damocle della frana sul lago, oltre che interessare la sicurezza degli abitanti pende anche sulle acque del lago, che sono già malate e piene di veleni a cui se ne aggiungerebbero altri con effetti devastanti sull’ecosistema - conclude il comunicato di Legaambiente Basso Sebino -. Un motivo in più affinchè le autorità non concedano più la riapertura del cementificio e mettano in sicurezza il territorio una volta per sempre".