– Per sapere – premesso che:
dal 20 gennaio 2016 tutte le società sportive, anche dilettantistiche, dovranno disporre di un defibrillatore semiautomatico (DAE o AED) e di personale adeguatamente formato durante le partite e gli allenamenti («decreto Balduzzi»);
l’adeguamento da parte delle associazioni sportive dilettantistiche al «decreto Balduzzi» in materia di «salvaguardia della salute dei cittadini che praticano attività sportiva agonistica, non agonistica o amatoriale…» rischia di generare notevoli difficoltà spingendo alla chiusura le realtà meno attrezzate dal punto di vista organizzativo;
in particolar modo la modifica alla normativa crea grossi problemi organizzativi alle piccole strutture tennistiche palesemente penalizzate e, al contrario, di conseguenza agevola i grossi circoli;
tutte le associazioni e società sportive, anche dilettantistiche, ad eccezione di quelle «che svolgono attività sportiva con ridotto impegno cardiocircolatorio, quali bocce (escluse bocce in volo), biliardo, golf, pesca sportiva di superficie, caccia sportiva, sport di tiro (lancio del piattello, tiro con l’arco, e altro), giochi da tavolo e sport assimilabili» saranno soggette agli obblighi del decreto;
la normativa non pone vincoli numerici, ma deve essere garantita la presenza di personale formato sia durante le partite, sia durante gli allenamenti;
ad esempio, potrebbe essere sufficiente, per assolvere agli obblighi di legge, formare solo l’allenatore (se la sua presenza fosse garantita durante tutte le attività) oppure gli assistenti, dirigenti e/o qualche giocatore, in modo da garantire sempre la presenza di almeno una persona preparata. Purtroppo, ci sono molti soggetti di formazione, più o meno seri, che propongono pacchetti di formazione che non hanno i requisiti previsti dalla legge per poterlo fare;
le strutture interessate finora gestite amatorialmente e grazie al supporto di associazioni sportive in genere dal 20 gennaio 2016 non sono più messe in grado di operare, con un evidente danno sociale ed economico per la collettività;
una delle contraddizioni si evince da come appaia impensabile prevedere la garanzia della incolumità fisica ad un podista, che pur tesserato FIDAL, da amatore si alleni al di fuori di strutture sportive e come non sia obbligatoria la presenza di DAE nelle scuole medie e superiori dove l’educazione fisica è una materia praticata come di fatto nelle associazioni sportive;
appare evidente quindi la inadeguatezza del sistema formativo che: 1), non segue le linee guida internazionali AHA o ERC; 2) non si basa su una didattica la cui qualità sia riconosciuta (come ad esempio l’American Heart Association, che ogni anno forma 13 milioni di persone in tutto il mondo); 3) non è accreditato nella regione o provincia autonoma dove si svolge l’attività sportiva; 4) non dispone di istruttori certificati e riconosciuti dalla regione /provincia autonoma (alcune regioni/province autonome – come quella di Trento – ad esempio, hanno un albo degli istruttori autorizzati, generalmente disponibile online);
dato che il defibrillatore deve essere presente e può essere acquistato dalla società sportiva, da un gruppo di società sportive o da chi gestisce l’impianto sportivo (in questi ultimi due casi, il defibrillatore può essere condiviso tra più società sportive che condividono gli stessi spazi per le proprie attività) e in ogni caso, ciascuna società sportiva deve assicurarsi (e ne è responsabile) della presenza del defibrillatore e di personale formato, si pone il problema dell’esborso economico –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per la corretta applicazione della norma agevolando la formazione e l’acquisto delle attrezzature senza pesare in alcun modo sulle associazioni volontarie che già tanto fanno per la promozione dello sport di base.