Trento - La lezione della tempesta Vaia, spendere di più per la prevenzione. Una vera e propria summa di quanto è stato fatto (cioè molto), di come è stato fatto e di quanto rimane da fare per rimarginare le ferite subite dal trentino poco più di 10 mesi fa in seguito alla tempesta Vaia.
Una enorme messe di dati, stime, ragionamenti che sono stati presentati ai consiglieri provinciali nella sala dell’Aurora di palazzo Trentini dai dirigenti della Provincia. Un incontro che ha chiuso il lavoro della commissione speciale sulla tempesta del 29 ottobre dello scorso anno presieduta da Ivano Job della Lega (nella foto da sinistra a destra l'assessore Giulia Zanotelli, il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, il presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, il consigliere Ivano Job e l'ingegner Raffaele de Col).
Un lungo lavoro, ha detto Job, che ha messo in evidenza quanto sia vitale la prevenzione soprattutto di fronte all’imprevidibilità e alla durezza dei fenomeni (per ricordarlo ha fatto ascoltare una registrazione dell’urlo del vento registrato nella notte del 29 ottobre) che stanno caratterizzando il nostro tempo. Il presidente della commissione ha poi espresso solidarietà al sindaco di Dimaro – Folgarida coinvolto dall’inchiesta della magistratura ricordando che i primi cittadini sono spesso i più coinvolti pur essendo spesso disarmati. Il presidente del Consiglio Walter Kaswalder, aprendo i lavori dell’incontro informativo, ha ricordato Paolo Valenti di Bondo la giovane vittima dell’incidente sul lavoro accaduto oggi nei boschi di Tione.
Fugatti: rispetto per la magistratura, ma piena fiducia nei dirigenti Pat
Il presidente della Giunta Maurizio Fugatti (Lega), rivolgendo un ricordo alle famiglie delle vittime della tempesta e sottolineando l’ottima prova dimostrata dalla struttura della Pat e della Protezione civile, ha affermato, pur nel rispetto dell’operato della magistratura, di essere certo della serietà della gestione degli eventi di ottobre da parte della macchina della Provincia. Le inchieste, ha continuato Fugatti, dimostreranno la correttezza anche degli amministratori di Dimaro. Quindi, il presidente della Giunta ha ribadito il rispetto nei confronti della magistratura ma anche la consapevolezza della correttezza dei vertici della Pat. Fugatti ha inoltre ricordato l’importanza dell’intervento dello Stato, tutt’altro che scontato, di 230 milioni su 360 di danni. Soprattutto ha ricordato che la lezione di Vaia è stata chiara: le spese per la gestione del territorio non sono mai abbastanza e che la prevenzione è sempre più centrale sopratutto di fronte al rischio di un peggioramento della situazione climatica.
Zanotelli: Far crescere la consapevolezza dei rischi
Un concetto ripreso dall’assessora Giulia Zanotelli (Lega) la quale ha ricordato che la Giunta è al lavoro sul tema della prevenzione, che con l’assessore Tonina sta girando il Trentino per presentare la carta di sintesi dei rischi, uno strumento che ha l’obiettivo di far crescere la consapevolezza dei pericoli tra i cittadini. Nonostante la durezza dell’impatto di Vaia sul territorio trentino, ha concluso, i danni sono stati contenuti anche grazie al lavoro di prevenzione messo in atto da anni e all’efficienza della macchina della Provincia, a partire dai Bacini montani per finire alla Protezione civile, servizi dei quali il Trentino può andare fiero.
Non sappiamo quanto Vaia abbia cambiato l’assetto del territorio
L’ingegner Raffaele De Col, coordinatore degli interventi della Pat, ha ricordato che la stima dei danni non è ancora definitiva, soprattutto perché non sappiamo ancora come Vaia abbia cambiato l’assetto del territorio. Comunque, le stime per i danni subiti dai privati (edifici, veicoli, attività economiche, agricoltura) è attorno ai 22 milioni e 790 mila euro. Per i boschi i danni stimati (viabilità forestale, infrastrutture, piazzali e monitoraggi fitosanitari) ammontano a 25 milioni. I piani di intervento per quella che è stata definita la somma urgenza superano gli 80 milioni di euro, mentre quelli destinati alla prevenzione sono 86. Per ciò che riguarda i finanziamenti su una cifra complessiva di 360 milioni, 230 vengono dalle casse statali e, notizia di questi giorni, 15 dall’Unione europea. Per Dimaro, ha ricordato De Col, si è elaborato un piano di delocalizzazione che servirà a liberare un’intera area da tutte le infrastrutture esistenti per la sistemazione del rio Rotian e che avrà un costo di 15 milioni di euro. Per quanto riguarda le domande di indennizzo il dirigente delle Grandi opere e ricostruzione ha ricordato che sono state 1500 e che tutte sono state analizzate e 798 evase per un totale di 8 milioni e 462 mila euro.
Record assoluto di pioggia, ma il sistema idraulico ha retto bene.
Il dottor Stefano Fait del Servizio Prevenzione rischi ha ripercorso, dal punto di vista meteo, le drammatiche ore degli ultimi giorni di ottobre del 2018. Un evento che, in termini di pioggia caduta, ha superato in media di ben 100 millimetri sia l’alluvione catastrofica del 1882 quando in Trentino caddero in 3 giorni 233 millimetri di acqua e quella del 1966 quando ne caddero 185. Un fenomeno, quello che ci ha colpiti la sera del 29 ottobre, che è stato generato dallo scontro tra una massa di aria fredda e una calda e umida di origine meridionali, che nei giorni precedenti aveva fatto cadere piogge abbondanti ma non eccezionali, e che ha dato vita a venti che sul passo del Manghen hanno raggiunto i 191 km all’ora. Ma, ha ricordato nel suo intervento il dottor Roberto Coali dirigente del Servizio Bacini Montani, Vaia ha rappresentato un inedito anche dal punto di vista delle capacità tecniche di misurazione dei fenomeni. Alcuni strumenti hanno registrato punte di ben 600 millimetri d’acqua ma le condizioni del vento non hanno permesso un’analisi corretta dei dati perché la pioggia è caduta in modo obliquo e quindi ha avuto un impatto minore sugli strumenti. Non solo ma, in seguito all’inasprirsi dei fenomeni meteo, i tecnici si trovano di fronte alla necessità di cambiare i parametri soprattutto quello del possibile tempo di ritorno di un evento che è passato, dal 2006, da 100 anni a 200. Insomma, c’è la consapevolezza che ci si trova ad affrontare un’epoca dove i fatti eccezionali tendono a diventare perlomeno meno rari di un tempo. Però, ha sottolineato Coali, nonostante questo solo il 5% dei corsi d’acqua trentini hanno subito danni e per la stessa città di Trento si è scongiurata la necessità di evacuare i quartieri a rischio. Questo perché, ha spiegato Fait, il piano di contenimento della piena, quella che viene chiamata laminazione, attraverso le dighe di Forte Buso, di Stramentizzo e di Santa Giustina ha permesso di togliere dall’impeto dell’Adige 200 metri cubi al secondo portati dall’Avisio e altri 200 dal Noce arrestando la portata dell’Adige a Trento a 1900 metri cubi al secondo, contro i 2400 del 1966. Insomma, il sistema idraulico ha retto bene all’urto di Vaia.
Bostrico, l’estate è andata bene ma si sa che il parassita colpirà
Il dottor Maurizio Zanin dirigente dell’Agenzia provinciale delle foreste demaniali (il 90% del patrimonio forestale è in mano pubblica) ha ricordato che sono stati danneggiati dalla tempesta 4 milioni di metri cubi di bosco principalmente posto ad una quota che va dai 1200 ai 1500 metri, la parte migliore. Uno dei rischi maggiori che ci si trova ad affrontare, anche se da questo punto di vista l’estate 2019 è andata bene, è quello del bostrico. Un parassita che è presente nei boschi trentini ma che è favorito dagli schianti. Le 220 trappole distribuite sul territorio hanno dimostrato che il parassita è presente ma solo in poche zone ha raggiunto i livelli di guardia. Anche se, ha affermato nella sua relazione il dottor Romano Masè, dirigente generale del dipartimento agricoltura, foreste e difesa del suolo, il bostrico va messo nel conto e probabilmente colpirà le foreste nelle annate 2020 – 21.