Dimaro - Poche persone possono capire più di chi abita in montagna quanto sia cruciale l’acqua. È proprio nel cuore dei rilievi montuosi che la più essenziale delle risorse naturali nasce, si trasforma, dona la vita e può causare distruzione se il territorio non è attivamente gestito dall’uomo in modo virtuoso. L’esigenza di tutelarla è sempre più urgente, anche nel nostro Paese: se l’Italia è uno degli Stati in Europa con la maggiore disponibilità media per abitante (237 litri contro i 150 della Francia) è anche il primo per consumi (241 litri al giorno).
Inoltre, già oggi il 15% della popolazione italiana – pari a circa 8 milioni di abitanti –per quattro mesi all’anno (da giugno a settembre) è sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo, fissato all’Onu a 50 litri pro capite. Ogni abitante avrebbe a disposizione 2700 metri cubi all’anno ma sprechi e inefficienze riducono tale dato a 2000 mc. E la disponibilità d’acqua diminuisce ogni anno. Tanto che l’Italia è pienamente interessata dall’allarme lanciato dalle Nazioni Unite secondo cui, entro appena 15 anni, il calo dell’acqua disponibile sarà del 40%.
Ma la tutela delle risorse idriche, per quanto necessaria, difficilmente può avvenire in modo freddo e razionale senza che ci sia una partecipazione attiva e un aumento di consapevolezza dell’opinione pubblica.
In questo senso, i territori montani, tra i più sensibili ed esposti al fenomeno, possono diventare una straordinaria palestra a cielo aperto per questo percorso virtuoso.