Riconoscono tuttavia che si debba anche documentare, per la prima volta su scala autenticamente globale, l’effetto dell’uomo contemporaneo sui sistemi naturali.
Per affrontare questa sfida, i ricercatori hanno fondato l’iniziativa “COVID-19 Bio-Logging”. Questo consorzio internazionale studierà il movimento, i comportamenti e i livelli di stress degli animali prima, durante e dopo il lockdown, utilizzando unità elettroniche dotate di sensori (i “bio-loggers”) che vengono apposte a un campione di individui delle specie studiate.
Il Professor Christian Rutz (Università di St Andrews, Gran Bretagna), primo autore dell’articolo e Presidente della Società Internazionale di Bio-Logging, spiega: “I ricercatori appongono unità tecnologiche di monitoraggio su una grande diversità di animali in ogni ambiente, terrestre e marino. Questi “bio-loggers” rappresentano una miniera di informazioni sul movimento e comportamento animale, che ora possiamo utilizzare per accrescere grandemente la nostra conoscenza sull’interazione tra uomo e fauna selvatica, con grande beneficio per l’umanità stessa”.
Il team di scienziati integrerà i dati raccolti da una grande varietà di specie, tra cui pesci, uccelli e mammiferi, per ricostruire l’effetto del lockdown a livello globale.
La Dr Francesca Cagnacci, ricercatrice alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige in Trentino e coordinatrice scientifica del network di ricerca Euromammals, riporta: “La comunità internazionale di ricerca ha risposto con grande entusiasmo alla nostra richiesta di collaborazione, mettendo a disposizione i dati di più di 200 progetti”.
Cosa dunque sperano di scoprire gli scienziati? Il Dr Matthias-Claudio Loretto, post-doc Marie Sklodowska-Curie all’Istituto Max Planck ‘Animal Behavior’ a Radolfzell (Germania), spiega che sarà possibile verificare questioni precedentemente irrisolte, ma fondamentali: “Saremo in grado di capire se gli animali condizionino i propri movimenti alle infrastrutture, o alla presenza effettiva degli uomini”.
Questi studi permetteranno a loro volta di pianificare approcci innovativi per migliorare la coesistenza tra uomini e fauna selvatica, come riferisce il Professor Martin Wikelski, Direttore dell’Istituto Max Planck “Animal Behavior” a Radolfzell: “Nessuno ovviamente vuole implicare che gli uomini debbano stare in permanente lockdown, ma potremmo rivelare che cambiamenti relativamente piccoli del nostro stile di vita e del sistema di trasporti possono avere benefici significativi sia per gli ecosistemi che per l’umanità nel suo complesso”.
Il coordinamento a livello mondiale della ricerca scientifica sulla fauna selvatica durante questo periodo di crisi fornirà dunque opportunità inaspettate per dare avvio a una rinnovata coesistenza tra uomini e altri animali, con benefici per tutte le specie e la salute globale (One-Health). Riscopriremo che la nostra salute dipende dall’ambiente, ma che l’equilibrio dell’ambiente dipende da noi.
L’articolo ‘COVID-19 lockdown allows researchers to quantify the effects of human activity on wildlife’ è pubblicato sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution (22 Giugno).