E la nostra forza sta proprio nell’unità”.
Un tema, quello dell’unità dei lavoratori e delle lavoratrici, che Guarda ha declinato toccando varie tematiche di attualità, dalla questione dell’obbligo vaccinale e del green pass, alle risorse del Pnrr su cui ha chiesto il coinvolgimento del sindacato, alla giungla di contratti che dividono il mondo del lavoro in un gioco di tutele e diritti sempre al ribasso. “La stabilizzazione dei precari, cioè assicurare diritti a chi non ne ha affatto, deve sempre essere al primo punto delle nostre richieste. Anche perché ne va della nostra stessa esistenza. Coi precari il sindacato scompare, per tutti, precari e stabili”.
E ancora il tema dell’unità dei lavoratori a prescindere dalla loro provenienza geografica, dalle differenze di genere. Sul tema ha rivendicato l’impegno della Fiom, anche nell’ultimo contratto nazionale, per le vittime di molestie e violenze di genere. “Combattere il fenomeno della violenza e delle molestie di genere significa lavorare per un cambiamento culturale, che riguarda anzitutto noi maschi. Ma è anche attraverso un tale cambiamento che possiamo perseguire l’obiettivo della concreta parità tra uomini e donne”.
I lavoratori e le lavoratrici si uniscono anche con il contratto nazionale. Guarda ha rivendicato la centralità del contratto nazionale, che tutela tutti, a partire dai più deboli e consente di creare condizioni per una crescita economica e culturale del mondo del lavoro.
Infine la questione delle innovazioni tecnologiche che, per la Fiom, devono tornare a essere usate per migliorare il benessere delle persone, anzitutto riducendo l'orario di lavoro, non per incrementare profitti e consumi. Anche perché – ha ribadito Guarda nel giorno del nuovo sciopero globale per il clima - il pianeta non può più reggere questi livelli di consumi. “E’ assai probabile che i cambiamenti climatici provochino cataclismi geopolitici e migrazioni di massa. E, ovviamente, ripercussioni gigantesche sul lavoro. Intere filiere produttive saranno spazzate via, altre ne nasceranno. Una cosa possiamo darla per certa: il pianeta non può permettersi di produrre e consumare ai ritmi odierni. Trasformare gli incrementi di produttività in riduzione dell’orario di lavoro, in benessere per la persona anziché in incremento dei consumi e dei profitti per i più abbienti, è più che una possibilità, rischia di diventare una necessità di sopravvivenza”.