La CRI non fornisce rassicurazioni, assoggettando la salvaguardia dell’occupazione ed il mantenimento del servizio in appalto alla cogente riduzione dei costi, la quale trova esecuzione nell’esplicita richiesta ai lavoratori di una deroga all’applicazione del CCNL ovvero: non retribuendo (o solamente in modo parziale) le prestazioni di lavoro straordinario e chiedendo la rinuncia ai buono pasto".
"Condizioni del tutto inaccettabili e perciò decisamente respinte da noi con l’offerta di avviare invece e da subito un confronto serrato sulle prospettive del servizio in convenzione - proseguono le organizzazioni sindacali -. Si sottolinea che le scriventi, dopo aver incontrato i lavoratori in assemblea, nella quale è emersa tutta l’angoscia derivante dall’incertezza occupazionale, hanno poi provveduto ad inviare il 19 novembre diffida a procedere con accordi di conciliazione comprensivi delle proposte sopra esposte.
E’ ormai trascorso del tempo da quell’offerta, ma da CRI solo un sempre più inquietante silenzio circa la nostra volontà ad avviare da subito un confronto".
Di fronte a ciò FP-CGIL, CISL-FP e UIL-FPL "proclamano lo stato di agitazione del personale rivendicando l’immediata apertura di un confronto al fine di esperire possibili tentativi di riavvio delle relazioni sindacali su materie che attengono alla gestione dei rapporti di lavoro, in assenza del quale si riservano di chiamare i lavoratori ad una ampia mobilitazione".
Le organizzazioni sindacali, contestualmente allo stato di agitazione, inviano alle autorità competenti una richiesta di convocazione per rappresentare le proprie considerazioni in merito a quanto esposto, analizzare nel merito i problemi e discutere le eventuali azioni da attivare al fine di identificare possibili soluzioni che possano garantire i livelli occupazionali (96 dipendenti), e l’attuale standard qualitativo che finora ha contraddistinto il servizio di emergenza urgenza per la Valtellina e la Valchiavenna.