Brescia - Non c'è pace per gli italiani. Con un'economia a pezzi e una crisi sociale solamente all'inizio, la politica continua a pensare insieme a burocrati e scienziati le regole per la riapertura col risultato - tutt'altro che inaspettato avendo visto gli ultimi due mesi pieni di imposizioni e assurdità - di avere linee guida utopistiche per il rispetto del distanziamento sociale e che potrebbero dare il colpo di grazia definitivo a ciò che è riuscito a sopravvivere alle settimane di lockdown.
Con gli aiuti economici inesistenti, tardivi o poco efficaci, anche cittadini, lavoratori, imprenditori e amministratori locali (vedi i governatori della regione) più reticenti e più "chiusuristi" sembrano aver capito che in questa condizione del Paese non c'è alternativa a un ripristino quantopiù immediato possibile della normalità. Non sembra essere su questa lunghezza d'onda però il Governo, che, nonostante un'apertura alla possibilità di riaprire lunedì 18 maggio diverse attività commerciali e servizi, ha condizionato tutto a protocolli di sicurezza elaborati da tecnici e scienziati che propendono da mesi per la linea dura di lockdown e limitazioni. Col risultato di avere regole inapplicabili perché insostenibili per svariate attività.
Esemplificativi sono i due documenti tecnici sui settori della ristorazione e delle attività ricreative di balneazione pubblicati nelle ultime ore sul sito dell'Inail, che li ha realizzati in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità (Iss) per fornire al decisore politico elementi di valutazione sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del nuovo Covid nella fase 2 dell'emergenza sanitaria.
Solo per fare alcuni esempi, nei ristoranti si spinge per il limite massimo di capienza predeterminato che preveda uno spazio non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, nelle spiagge le distanze tra gli ombrelloni sono di cinque metri.