Trento – Nessun cambio d’idea nonostante le diverse posizioni prese da altri Paesi. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, conferma il no del Governo alle vacanze sulla neve nel periodo natalizio tornando a parlare nuovamente di un coordinamento UE: “Stiamo lavorando, ho avuto dei colloqui con i rappresentanti delle istituzioni Ue, per cercare di promuovere e ottenere un coordinamento in particolare per gli impianti sciistici e le vacanze di Natale. Non possiamo di poter vivere delle vacanze natalizie in montagna come negli altri anni, se c’è una risposta Ue io la auspico e credo sia opportuna“.
La limitrofa Svizzera (fuori dall’UE) però è di altro avviso e ha già riaperto, anche l’Austria non sembra d’accordo su uno stop, invocando risarcimenti dei danni cospicui (80% dell’incasso dello scorso anno, oltre 2 miliardi) in caso di stop a livello europeo. La rappresentante della Commissione a Vienna ha già dichiarato l’impossibilità per l’UE di intromettersi in decisioni dei singoli Stati.
“Non vogliamo invadere scelte di natura nazionale, ci stiamo premurando per evitare che ci siano trasferimenti transfrontalieri, evitando che nel caso si vada all’estero si possa rientrare senza nessun controllo sanitario“, ha aggiunto Conte in conferenza stampa a Palma di Maiorca. Blocco agli spostamenti anche in caso di zona gialla di tutte le regioni, tamponi e test o quarantena al rientro sono le ipotesi valutate dall’Esecutivo che scioglierà le riserve nei prossimi giorni: lo spettro del ‘pendolarismo’ degli appassionati italiani sulle piste estere è sempre più concreto nelle ultime ore. A differenza delle attività che attenderanno ancora diverse settimane, sul fronte della scuola, Conte “sposa” la linea del M5S che spinge per riaprire a tutti in presenza prima di Natale: “Deve essere riaperta il prima possibile“.
In mattinata sul tema del blocco natalizio agli impianti sciistici si era soffermato il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Facciamo la figura della periferia, dei dimenticati, se pensiamo agli annunci di apertura di Austria e Svizzera. E parlo sottolineando che per me prima di tutto viene la salute e la tutela della salute dei cittadini. La montagna invernale non sono solo economia ma sono anche una ricaduta sociale non da poco. Scompaiono i cittadini dalla montagna senza la sua economia turistica. La nostra provincia di Belluno ha 1000 persone ogni anno che se ne vanno. La decisione non è facile ma i dipartimenti di prevenzione delle Regioni ha approvato le linee guida e chiedo al comitato nazionale di guardarle bene prima di bocciare la riapertura controllata e guidata. Non buttiamo via la nostra montagna invernale, mettiamo in sicurezza questo servizio: assembramenti agli impianti e trasporti in cabina sono gli unici due problemi da risolvere. Se si decide di chiudere ci vuole certezza sui ristori. Si prendono i bilanci delle aziende e si ristorano in base al fatturato. Il problema è che molte misure non decollano perché non c’è più certezza sui ristori. Questo è il vero tema”.