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Appello degli autotrasportatori bresciani: transizione ecologia con gradualità

Brescia - Un messaggio forte arriva dall'assemblea della Fai (Federazione degli autotrasportatori italiani) di Brescia, che rappresenta 2.400 imprese: sì alla transizione ecologica, ma senza far chiudere le imprese. E' uno degli appelli lanciato oggi nel corso dell’assemblea sul tema: "Dal motore termico alla transizione ecologica".
La conversione verso una mobilità a zero emissioni non sarà indolore né gratis, ma richiederà ingenti investimenti agli autotrasportatori, che hanno già investito negli ultimi anni per dotarsi di veicoli meno inquinanti. Un primo spiraglio si è aperto con la modifica, da parte della Commissione Europea, che ha stabilito che per il 2035 ci dovrà essere l’abolizione del 90% e non del 100% del motore a combustione. Altro nodo è quello dell’assenza di autisti. Nel Bresciano mancano almeno 1.500 autisti, circa il 10% del parco provinciale Fai.


Nel corso dell'assemblea sono intervenuti Giuseppina Mussetola, segretaria Fai Brescia, Sergio Piardi, presidente Fai Brescia, l’eurodeputato Massimiliano Salini, il presidente Fai nazionale Paolo Uggè, la consigliera regionale e presidente della V Commissione Permanente Trasporti e Infrastrutture Claudia Carzeri, il presidente Fai Service Fabrizio Palenzona e la neo segretaria Fai nazionale Carlotta Caponi.


"L’ultima volta che ci siamo riuniti proprio in questa sala era il 10 novembre 2019: non potevamo certo immaginare cosa sarebbe successo dopo pochi mesi. L’intero sistema socioeconomico mondiale è stato travolto da una pandemia che ci ha costretto a rivedere tutti i paradigmi del nostro vivere quotidiano.
Questa situazione di incertezza continua a protrarsi: nel momento in cui si vedevano le prime luci in fondo al tunnel della pandemia che ci ha dilaniati, ci troviamo ora davanti al conflitto tra Russia e Ucraina", ha affermato Sergio Piardi, presidente Fai Brescia.
Stilare il resoconto di più anni non è mai facile, figurarsi di tre anni di pandemia e di guerra: un bilancio composto da soddisfazioni e da sacrifici ha ricordato Sergio Piardi che ha ricordato le sfide del futuro.
"Il problema - ha detto Sergio Piardi - è capire quale futuro ci viene prospettato! La crisi climatica e le scelte politiche per sostenere la transizione energetica sono elementi che hanno impattato e impatteranno non poco sia sulle attività delle imprese che sulla vita dei cittadini. L’improvviso aumento dei prezzi del petrolio e del gas in Europa ne è un esempio". "Si sta assistendo a un trend in aumento dei volumi trasportati (secondo i dati del MIMS nel primo trimestre 2022 c’è stata una crescita del 7% del traffico dei mezzi pesanti in autostrada rispetto allo stesso periodo del 2021) e parallelamente ad un calo delle emissioni, a testimonianza che la scelta della sostenibilità è stata già adottata dal settore, nonostante sia sempre accusato di essere una delle principali fonti di emissioni nocive. Se però andiamo a leggere i dati, possiamo vedere che, nella transizione green, l’autotrasporto promuove da tempo percorsi virtuosi.

Se da un lato occorre tutelare il pianeta, dall’altro è importante evitare che l’ideologia esasperata determini gravi problemi. Bisogna essere più realistici!", prosegue Sergio Piardi.
La vera sfida, svelata nel corso dell'assemblea Fai, è quella di convergere gradualmente verso una mobilità a zero emissioni, consentendo a tutte le imprese di poter rimanere sul mercato, nonostante tutte le difficoltà che stanno attraversando in questo periodo.
"Le imprese di autotrasporto hanno dovuto continuamente rincorrere le nuove tecnologie, cercando di soddisfare le richieste di ecosostenibilità. Il 41% delle imprese di trasporto ha acquistato mezzi a minor impatto ambientale e tra il 1991 ed il 2017 i mezzi pesanti in Italia hanno ridotto le emissioni di gas climalteranti del 30%,
contro il 20,4% degli altri settori. Oggi il trasporto su gomma contribuisce “soltanto” per una quota inferiore al 5% alle emissioni totali, raggiungendo gli obiettivi dettati dalla U.E. e puntando a risultati sempre migliori.
Purtroppo questi propositi si scontrano con innumerevoli rischi: il primo è quello di optare per un carburante che potrebbe poi uscire dal mercato. Come se non bastasse, adesso i mezzi di ultima generazione subiscono ritardi di consegne anche di un anno, senza dimenticare le normative assai stringenti ed i costi alle stelle che mettono a rischio la tenuta delle imprese e frenano gli investimenti.
E’ chiaro che il settore energetico sta sperimentando una vera e propria rivoluzione. Conosciamo bene anche i capitoli di spesa verso cui dovranno essere indirizzate le risorse: digitalizzazione, mobilità sostenibile, transizione energetica. In questa fase l’Europa sembra essersi assunta il ruolo di voler essere la prima economia sostenibile nel mondo. È sicuramente lodevole. Ma fissare per primi standard internazionali in materia di transizione energetica ed emissioni può essere strategicamente un vantaggio solo se anche gli altri attori principali (in primis Cina, USA e India) andranno ad adottare a loro volta politiche simili. La scommessa verde dell’Europa non sarà gratis e non sarà indolore, ma anzi richiederà ingenti investimenti futuri per disinquinare il pianeta, perché un trasporto sostenibile deve tenere conto non solo dell’ambiente ma anche della sostenibilità economica e sociale.
Un ulteriore passo in avanti a sostegno delle imprese arriverà con il cambio della metodologia di calcolo delle emissioni, passando dal conteggio “tail-pipe”, che quantifica e identifica le emissioni dei gas di scarico dei veicoli, all’approccio “lifecycle”, che valuta la CO2 dell’intero ciclo produttivo del veicolo.
E’ però indispensabile che il Parlamento Europeo detti una linea chiara e definita. Basta vedere quello che sta succedendo con il Sistema ETS, basato su un tetto massimo di inquinamento che può essere prodotto dalle diverse attività: chi emette tanto può evitare di pagare pesanti sanzioni “acquistando” delle quote che gli consentono di rimanere entro il tetto, in coerenza a quel principio secondo cui “chi più inquina, più paga”.
Il 12 maggio la Commissione Trasporti ha votato per escludere dal meccanismo dell’ETS il trasporto stradale. Di parere opposto il voto espresso il 18 maggio della Commissione Ambiente.
Se l'ETS dovesse essere applicato anche all'autotrasporto si stima un extra costo per un mezzo pesante di ultima generazione di circa 10mila euro annui, derivante dall’aumento del costo del gasolio di 0,26euro/litro. In caso di alimentazione alternativa a LNG, solo grazie a un ipotizzabile mix al 50% con il bioLNG l’extra costo si “limiterebbe” a 6mila euro all'anno. Rivolgo un appello agli Europarlamentari italiani che si stanno battendo per ostacolare una norma che sarebbe devastante per le imprese di trasporto nazionali: fate tutto il possibile per tutelarci!", conclude Sergio Piardi.

Ultimo aggiornamento: 29/05/2022 16:49:20
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