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Trento: audizioni in I Commissione sul ddl proposto da Vanessa Masè

Trento - Audizioni in I Commissione sul ddl proposto da Vanessa Masè per restituire al Garante dei diritti dei minori la possibilità di ascoltare direttamente bambini e adolescenti. Tutti favorevoli tranne Alessandro Clemente, Procuratore della Repubblica reggente presso il Tribunale per i minorenni del Tribunale di Trento.


Relatori e Vanessa MasèUna sola voce fuori dal coro, ma non certo di poco conto, è emersa oggi dalle audizioni che la Prima Commissione ha dedicato al disegno di legge 28 proposto da Vanessa Masè (La Civica), che mira a modificare la disciplina del Difensore civico del 1982 in modo da restituire al Garante dei diritti minori la facoltà, prima prevista e poi esclusa dalla normativa provinciale che nel 2017 ha ridefinito questa figura, di incontrare e ascoltare direttamente anche bambini e adolescenti sui casi in cui sono coinvolti. Dopo aver acquisito i pareri tutti favorevoli al ddl dell’ex Difensore civico Daniela Longo, di Gianna Morandi che da qualche mese svolge lo stesso ruolo, del Garante dei diritti dei minori e magistrato a riposo Fabio Biasi, di due mediatrici del Centro di giustizia riparativa presso la Regione, il solo ad esprimesi contro il testo della stessa presidente della Commissione è stato il Procuratore della Repubblica reggente presso il Tribunale per i minorenni di Trento Alessandro Clemente. Motivo? Permettere al Garante dei diritti dei minori di ascoltare dalla voce di un non maggiorenne il racconto di un fatto di rilevanza giudiziaria nel quale è coinvolto, può ostacolare l’attività investigativa del Pm, unica autorità che la legge autorizza a consultare bambini e adolescenti.


L’ex Difensore civico Daniela Longo: ascoltare i minori permette di aiutarli meglio


Sul ddl la Commissione ha ascoltato innanzitutto Daniela Longo, Difensore civico della passata legislatura dalla cui ultima relazione annuale il ddl ha preso spunto, che avendo svolto anche l’attività di Garante dei diritti dei minori prima che questo ufficio fosse reso autonomo, ha sottolineato l’esigenza di poter ascoltare di persona anche adolescenti e bambini, anche se sempre accompagnati da adulti e sentiti in modo tranquillo e protetto. A suo avviso senza questa possibilità di ascolto diretto dei minori, il Garante non li può aiutare efficacemente. Vero è – ha aggiunto Longo – che in alcune regioni questa facoltà non è prevista, ma raccogliere direttamente la voce dei minori per il Garante è molto utile e importante. Quando nel 2017 le norme provinciali sul Garante dei minori sono state completamente riscritte, questa esigenza di prevedere nella legge anche la possibilità di un loro ascolto diretto è stata omessa, “forse – ha ipotizzato – per una svista”. Per Longo sarebbe quindi opportuno ripristinare la norma, tanto più che gli stessi minori e anche i più piccoli tra loro hanno apprezzato la possibilità di potersi rivolgere e anche telefonare direttamente al Garante. Per questo ha ricordato di aver pubblicizzato l’opportunità anche attraverso la pagina social del Difensore civico. A suo avviso è quindi asupicabile che il ddl di Masè venga approvato.


Sollecitata da Masè Longo ha anche raccontato un caso da lei seguito di cyberbullismo di cui era vittima una ragazzina, per affrontare e risolvere il quale è risultato molto utile ascoltarla direttamente, accompagnata da una sua insegnante.
A una domanda di Alex Marini (5 Stelle) sulla dotazione di personale assegnata al Garante, Longo ha risposto sottolineando l’importanza di potersi avvalere di collaboratori specializzati e in numero sufficiente ad affrontare i casi che si presentano.
Paolo Ghezzi (Futura) ha sollevato la questione degli aspetti penali che possono emergere mettendo in imbarazzo il Garante dei minori nell’ascolto diretto dei bambini e adolescenti. Longo ha ricordato che il Garante ha l’obbligo di segnalare i casi più critici al Tribunale o alla Procura ma che nella sua esperienza questo non è mai accaduto.


Il difensore civico Morandi: ascolto diretto per segnalare abusi alle autorità


Gianna Morandi, attuale Difensore civico, ha giudicato opportuno questo ddl per implementare e precisare i compiti del Garante dei diritti dei minori. Ma soprattutto, ha aggiunto Morandi, il Garante dei minori, proprio ascoltando adolescenti e bambini può far emergere criticità e abusi da loro subiti da segnalare all’autorità giudiziaria. Ancora, per la Difensore civico il ddl si innesta in modo puntuale in tutta una serie di accordi internazionali che andrebbero attuati. Per Morandi l’ascolto del minore è determinante se si vogliono valutare le ragioni delle parti ad esempio in un caso di separazione dei genitori. La stessa Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza prevede la partecipazione dei bambini e degli adolescenti per rispettare lo spirito e la lettera della Convenzione sui diritti dell’infanzia.


Il Garante dei diritti dei minori Biasi: ascoltare i minori è utile alla loro tutela


Il Garante dei diritti dei minori Fabio Biasi, magistrato del tribunale dei minori a riposo, ha condiviso la posizione espressa da Gianna Morandi, ritenendo opportuna questa modifica di legge per togliere qualsiasi dubbio in ordine ad eventuali interpretazioni delle attività del Garante. “Laddove la legge non vieta – ha detto Biasi - permette”. Una norma del genere tutelerebbe a suo parere sia le funzioni del Garante sia i diritti dei minori. D’altra parte Biasi ha ricordato che per il Garante l’ascolto diretto dei minori può essere volto solo a stimolare gli organi preposti, dai servizi sociali alla psicologia clinica, o i tribunali o le forze dell’ordine, organi deputati alla massima tutela di bambini e adolescenti. L’unico limite all’ascolto diretto dei bambini dovrebbe essere quello di evitare una sorta di imposizione del Garante. Se infatti bambini hanno bisogno di essere ascoltati è perché vivono situazioni di grande fatica in famiglia o a scuola. “Spero – ha concluso Biasi – di poter esercitare questa facoltà in modo prudente e saggio, senza mai costringere i minori a raccontare la loro storia”. Biasi ha suggerito di correggere il testo del ddl perché si utilizzi sempre la formula “Garante dei diritti minori” e non quella di “Garante dei minori”.


Paolo Ghezzi (Futura) ha espresso la preoccupazione che si moltiplichino i canali di ascolto dei minori. E ha messo in guardia dai conflitti che potrebbero nascere dall’ascolto diretto anche del Garante che rischia di appesantire e complicare il vissuto di un minore magari già interrogato dai genitori e dal giudice. Ha chiesto anche se vi sia la possibilità di un accesso diretto al Garante al minore a partire dai 12 anni in su. E se secondo il Garante questa possibilità di accesso dei minori non sia da pubblicizzare. Biasi ha risposto di non aver ancora ricevuto chiamate e richieste dirette da minori in questi primi mesi della sua attività. Ma ha aggiunto che questa possibilità di rivolgersi al Garante andrebbe fatta conoscere. Dal momento però che già esistono varie agenzie di tutela per la protezione dei minori, secondo Biasi sarebbe inopportuno utilizzare il Garante come ultima spiaggia, solo quando si pensa che le cose siano andate male con altri soggetti come i servizi sociali o il tribunale. Il Garante dei diritti minori non deve aprire fascicoli aggiuntivi rispetto ad altri già esistenti su un caso. Al massimo può invece stimolare una diversa valutazione dei fatti nell’approccio ad un caso. Quanto all’ascolto dei minori sopra i 12 anni, consigliato per legge, secondo Biasi questo non impedisce di sentire anche bambini più piccoli che hanno diritto di essere ascoltati, nonostante a volte il loro linguaggio non sia fatto di parole. Biasi ha poi escluso l’ipotesi di sentire bambini e adolescenti senza la presenza dei genitori, a meno che il problema non riguardi proprio i rapporti con loro. E ha aggiunto che il Garante deve anche saper discernere se il minore è manipolato da qualcuno o abbia paura. Occorre quindi che il Garante si attrezzi per questo ascolto avvalendosi di professionalità specifiche come psicologi dell’età evolutiva o di neuropsichiatri infantili. Biasi ha detto di ritenere opportuno pubblicizzare la possibilità di accesso diretto dei minori al Garante, per dare la possibilità a bambini e ragazzi di utilizzare il servizio, “anche se forse – ha concluso – oggi vi sono anche troppi numeri verdi per la loro tutela”.
Tre le domande poste da Marini a Morandi e Biasi: quali rapporti vi sono tra il Garante con l’Autorità nazionale di garanzia per l’infanzia e l’adolescenza e altri enti e associazioni che si occupano del tema; se le convenzioni internazionali sull’argomento sono stati ratificati o meno dallo Stato italiano per permettere ai minori di essere ascoltati e di partecipare alle questioni che li riguardano direttamente, e quali sono le azioni prioritarie che la politica dovrebbe mettere in campo per perseguire questi fini; infine quali dotazioni di personale, strumenti e risorse queste figure di garanzie dovrebbero avere per poter esercitare il loro compito, visto che mentre a Bolzano il Garante dei minori ha a disposizione tre collaboratori accademici e un collaboratore amministrativo, a Trento può contare solo su un assistente part-time. Eppure, ha concluso Marini, la Convenzione di Venezia stabilisce quel che i Garanti dovrebbero avere in dotazione per poter svolgere la loro funzione. E i principi di Venezia sono stati adottati nel settembre del 2019 dalla conferenza dei consigli regionali e provinciali.
Morandi ha premesso che distinguere le figure del Difensore civico da quelle dei Garanti dei minori e dei detenuti è stato molto positivo per permettere a ciascuna figura di svolgere i propri compiti. Quanto al ruolo di coordinamento affidato dalla legge attuale al Difensore civico nei confronti del Garante dei diritti dei minori, Morandi ha denunciato la grave carenza di personale di cui soffre il suo ufficio e auspicato il potenziamento delle risorse umane e professionali in queste strutture, ricordando anche l’attività da lei avviata per la promozione sia della possibilità dei cittadini di avvalersi dei servizi del Difensore civico e dei Garanti.
Biasi ha lamentato i rapporti “non idilliaci” con l’Autorità garante nazionale dei diritti dei minori, figura ritenuta troppo autoreferenziale.

D’altra parte ha ricordato che la situazione in Italia è caotica a causa di legislazioni regionali troppo diverse nel definire i compiti dei Garanti dei diritti dei minori. Le norme andrebbero quindi uniformate. Molto c’è poi da fare, secondo Biasi, per migliorare i rapporti con i servizi sociali e le istituzioni in genere perché il quadro del disagio e dei problemi minorili è molto cambiato rispetto al passato e le procedure anche della giustizia risultano inadeguate. Quanto alla politica, a parere di Biasi andrebbe implementate le attività di formazione degli operatori – assistenti sociali, medici, avvocati e magistrati – che nelle relazioni di aiuto di se, in assenza di un lavoro su se stessi, scaricano i loro problemi personali sui minori, e questo spiega a suo avviso anche il caso più eclatante esploso recentemtne in Italia. Biasi ha ricordato di poter contare per ora su una funzionaria socio-assistenziale part time e ha concluso che occorrerà valutare con il prosieguo della attività dell’ufficio del Garante se vi sarà o meno bisogno di altro personale.
Masè ha osservato che l’ascolto diretto dei minori da parte del Garante ha lo scopo di affrontare tempestivamente i problemi in modo che poi non si ingigantiscano.


Il Centro di giustizia riparativa: dare ai minori che hanno commesso o subito reati la possibilità di esprimersi. E il Garante può farli esprimere più liberamente.


Favorevoli al disegno di legge anche le due mediatrici intervenute per il Centro di giustizia riparativa attivo presso la Regione. Valeria Tramonte e Daniela Arieti, mediatrici penali la cui attività è a supporto dei giudici di pace del territorio, hanno spiegato che loro lavoro di ascolto di soggetti non maggiorenni è svolto in collaborazione con il Tribunale dei minori e i servizi sociali della sola provincia di Trento, dove il Centro è l’unico in Italia ad offrire il servizio di mediazione penale per la giustizia riparativa. L’attività consiste nell’ascolto di minori coinvolti in procedimenti penali come autori o come vittime di reati. Con l’obiettivo di dare a tutti la possibilità di esprimersi e di cercare volontariamente una soluzione ai bisogni generati dal reato. Le due mediatrici penali hanno ricordato il protocollo d’intesa sottoscritto nel 2015 per sostenere l’attività di ascolto dei minori che si sarebbero rivolti al Difensore civico e che questi non poteva sentire di persona. L’attività di ascolto dei minori svolta dal Centro ha sempre coinvolto anche le loro famiglie in un percorso riparativo in particolare quando il problema riguarda il consumo e lo spaccio di droga.
Rispondendo alle domande di Ghezzi, Tramonte e Arieti hanno evidenziato che l’ascolto del minore non è mai troppo ed è quindi un bene avere più adulti disposti ad sentirlo, anche quando non è autore o vittima di un reato. Sotto questo profilo a loro avviso il Garante dei diritti minori potrebbe offrire a questi soggetti uno spazio di libertà di espressione maggiore di altri.


Il “no” del Procuratore Alessandro Clemente: c’è il rischio di generare conflitti


Alessandro Clemente, Procuratore della Repubblica reggente presso il Tribunale per i minorenni di Trento,ha motivato la propria contrarietà al ddl di Masè, perché dal punto di vista di un magistrato requirente l’esigenza primaria a cui dare risposta è sempre quella di salvaguardare la genuinità del procedimento giudiziario, sia in ambito civile sia in ambito penale che riguarda dei minori. Il problema sta proprio nel voler riconoscere al Garante il potere di ascoltare un minore. Perché di tutto ciò che un minore accompagnato gli racconta, il Garante può far l’uso che ritiene e che non è specificato da nessuna parte. Inoltre nella legge nazionale istitutiva del Garante e che affida a questa figura una serie di competenze, l’ascolto del minore non è previsto. E questo perché il legislatore si preoccupa dei casi in cui il minore è persona offesa. Secondo Clemente l’apertura di un procedimento giudiziario che riguarda un minore rischia di entrare in conflitto con l’ascolto diretto della stessa persona effettuato da altri enti come il Garante. Infatti il minore ascoltato si aspetta un riscontro da questo ente. Ma chi per legge è tenuto ad ascoltare il minore è solo il giudice e nelle forme previste dalla normativa. E questo a salvaguardia del superiore interesse del minore. Inserire il potere di ascolto diretto da parte di un altro ente che per legge non è tenuto a rispondere all’autorità giudiziaria, anche se per esigenze importanti, può generare conflitti. Se un minore si rivolge al Garante di sua iniziativa per un disagio, nutre probabilmente legittime aspettative. Il Garante è un’autorità di garanzia indipendente e in virtù delle funzioni che esercita deve dire al minore cosa farà di quel che ha ascoltato dal minore. Ma se quel che farà fosse in contrasto con quello che poi potrà essere un provvedimento giudiziario, potrebbe nascere un conflitto. E proprio per fugare il rischio il Procuratore si è pronunciato contro il ddl. Clemente ha anche precisato di non procedere mai all’ascolto di un minore al di sotto dei 12 anni. E di sentirlo comunque sempre e solo alla fine dell’attività istruttoria. L’audizione dev’essere infatti un supporto dell’attività istruttoria. Se il minore si reca da solo o accompagnato da un Garante per raccontargli un caso che lo riguarda, quella narrazione può entrare in conflitto con quel che è stato raccolto davanti a un’autorità giudiziaria. “Non vi è alcuna utilizzabilità processuale di quanto è stato raccolto dal Garante ascoltando un minore”, ha ribadito Clemente. Il Procuratore ha ricordato infine che esistono Linee guida dedicate ai garanti dei minori relative nelle quali è scritto che questa figura “può” segnalare alle amministrazioni competenti e all’autorità giudiziaria situazioni rischiose per il minore. Ma questo contraddice il “dovere” della segnalazione che la legge elenca tra i compiti del Garante.
Per Clemente in un solo caso il Garante potrebbe ascoltare direttamente un minore : quello che in base alla legge istitutiva di questa figura riguarda “situazioni particolari” e meritevoli di essere “prese in esame”.


Ghezzi ha ricordato di aver sollevato inizialmente le stesse riserve segnalate dal Procuratore, sospettando che vi potesse essere il rischio di causare conflitti o sovrapposizioni o interferenze tra l’ascolto diretto di un minore da parte Garante e quello di competenza dell’autorità giudiziaria. Ma ha ricordato che un magistrato come Biasi, attuale Garante dei diritti dei minori, ha invece giudicato opportuno il ddl, anche se le audizioni previste di minori non solo né forensi né cliniche, perché possono comunque stimolare la segnalazione agli organi preposti. Inoltre non tutti i casi di minori che il Garante potrebbe ascoltare hanno rilievo penale. Ghezzi ha chiesto se un’eventuale riscrittura del ddl che introducesse delle limitazioni più cogenti potrebbe risultare condivisibile dal Procuratore.
Clemente ha risposto “rivediamoci per parlarne”, manifestando la sua stima e fiducia nei confronti di Biasi che in quanto magistrato, anche se oggi a riposo, sa bene come comportarsi in casi come questi, ma aggiungendo subito che il ddl riguarda la figura del Garante dei diritti dei minori a prescindere dalle persona che riveste questo ruolo. Secondo Clemente la funzione del Garante dovrebbe essere quella di “cane da guardia” che esercita un ruolo di vigilanza e di stretta connessione tra l’autorità giudiziaria e i vari enti che si occupano di minori. L’autorità giudiziaria, il magistrato minorile sentono molto la mancanza di qualcuno che connetta tra loro i vari enti: procura dei minori, prefettura e altri enti pubblici per capire come affrontare una volta ad esempio la questione dei minori stranieri non accompagnati. Oggi la Procura dei minori non ha alcun potere per incidere su altri enti circa il come prendere in carico i minori stranieri non accompagnati. Vi sono quindi varie esigenze alle quali il Garante potrebbe rispondere efficacemente e utilmente a vantaggio del minore.
Sollecitato da una domanda di Ugo Rossi (Patt) che chiedeva se in mancanza di una norma come quella prevista dal ddl il Garante possa ugualmente ascoltare dei minori, Clemente ha risposto che questo oggi non è di per sé esplicitamente impedito, ma che la legge già prevede chi debba esercitare questo compito in ambito civile e penale.
Marini ha osservato che il Garante per poter esercitare la propri attività deve potersi interfacciare anche col minore. E ha chiesto se si possa prevedere per questo un protocollo d’intesa del Garante con l’autorità giudiziaria per evitare conflitti.
Clemente ha risposto che il protocollo d’intesa non vincola i sottoscrittori, non ha cioè rango di legge e quindi può essere disatteso, perché detta solo un orientamento. L’ascolto del minore è un istituto estremamente delicato e non è che un protocollo d’intesa renda meno delicato adottare questo metodo. Il Procuratore ha comunque espresso la sua disponibilità ad elaborare un protocollo d’intesa in tal senso.


Via libera a una delibera della Giunta sui revisori dei conti della Pat


Sempre oggi, con l’astensione di Paolo Ghezzi di Futura, la Prima Commissione si è espressa a favore di una delibera proposta dalla Giunta sul Collegio dei revisore dei conti della Provincia composto da tre membri effettivi e due supplenti. La delibera prevede l’approvazione dell’avviso pubblico per l’aggiornamento dei candidati alla nomina di revisori dei conti e dello schema di domanda di iscrizione/conferma iscrizione all’elenco, nonché le modalitià di svolgimento dei lavori del Collegio stesso.


Nuovo Garante diritti dei Minori Provincia Autonoma di Trento


Il nuovo Garante per i diritti dei Minori della Provincia Autonoma di Trento, Fabio Biasi, ha sottoscritto il documento dei Garanti di Lazio, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Veneto e Provincia Autonoma di Bolzano, con cui viene chiesta tutela dei minori, da parte della RAI, in vista del prossimo Festival di Sanremo. Il testo è il seguente: "Pensiamo che sia importante un controllo da parte dell'Autorità di garanzia sulle televisioni ed in particolare su Sanremo, affinché ai giovani non arrivino più messaggi fuorvianti. Speriamo che il Garante del Lazio possa incontrare a brevissimo il Presidente RAI e che ci renda edotti del palinsesto e della programmazione, in modo da poter intervenire anche noi direttamente".

Ultimo aggiornamento: 28/01/2020 21:06:10
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