Il paesaggio, quello che offriamo a 6 milioni di turisti all'anno (Covid permettendo) è legato al lavoro di pochissime famiglie. In diminuzione, pure.
Le aziende zootecniche full time gestite da professionisti, ormai sono rimaste alcune centinaia. E su queste circa 800 aziende l'età media, obiettivamente, è molto elevata. Quante ne rimarranno tra 10 anni di queste? A chi lavora con le vacche, che prospettive diamo? A sud i modelli sono a dir poco terrificanti. Pensate ad esempio, che in Lombardia si sta pensando a un impianto di polverizzazione del latte come elemento strategico per salvaguardare il latte di pianura ormai relegato a prodotti commodities in competizione con un’Europa sempre più ampia e sempre più competitiva.(!?)
Va individuata una precisa, specifica strada trentina per allevare. La pratica dell’allevamento deve rimanere diffusa nel contesto socio-ambientale, più compenetrata, più sostenibile. Con e per gli allevatori. Solo così continuerà la biodiversità. Del bestiame allevato, del nostro ambiente montano e del paesaggio nelle valli.
Solo così potremmo ancora passeggiare in un Trentino di montagna coltivato e caratterizzato dal verde chiaro dei prati che si alterna in maniera netta al verde scuro dei boschi. Solo così potremo beneficiare di una sana gita in Malga con la presenza del dolce bestiame che allieta la nostra visione e riempie (ottimo marketing) le nostre immagini sui social.
Ecco cosa ce ne potremmo fare di un Osservatorio permanente per la Zootecnia. Composto anche da figure legate al turismo, affinché queste partecipino al processo di cura del territorio che vendono. Un luogo istituzionale dove gli Allevatori tornino ad avere un ruolo chiave nella politica. Specie quella a loro dedicata", consiglieri provinciali Patt, Michele Dallapiccola, Paola Demagri e Ugo Rossi.
"Tutto ciò premesso il consiglio interroga la giunta provinciale per sapere
se condivida l’opportunità di istituire “l'organismo permanente di osservazione della zootecnia” citato in premessa
E’ TEMPO DI ISTITUIRE UN OSSERVATORIO ZOOTECNICO PROVINCIALE. CHE NE PENSA LA GIUNTA PROVINCIALE?
Una proposta dirompente per il mondo l'allevamento? Certo: il comparto manifesta grave contrazione con sempre meno aziende impegnate. Che la politica ne prenda atto!
Prezzo del latte, modelli sociali di vita per l'allevatore difficili da “sposare”, un politica agricola comunitaria non perfettamente adatta al modello alpino, adombrano il loro futuro.
Sono ormai meno di 800 le aziende agricole zootecniche full time presenti sul territorio trentino. Pur rappresentando il solo 15% del miliardo di euro che vale l’intera PLV agricola provinciale, coltivano a prato pascolo un’estensione di circa 110 mila ettari. Pensate che la superficie coltivata complessiva in Trentino, da tutta la frutticoltura e viticoltura messe assieme, vale circa 28mila ettari appena!
Oltre ad ottimo latte e relativi prodotti caseari, ancor più, coltivano il territorio in quota. E’ una fantastica immagine per il turismo. Col pieno convinto sostegno che di Paola Demagri ed Ugo Rossi, Michele Dallapiccola presenterà a nome del PATT una serie di proposte affinché, in questo inizio di programmazione agricola settennale, da Bruxelles e dalla provincia arrivano precisi negli aitri e netta presa di coscienza sullo stato delle cose. Fatto che ad oggi, specie nel governo provinciale sembra mancare".