La ripartenza e lo stesso rinnovamento dell'Italia previsto dal piano nazionale di ripresa e resilienza non possono decollare senza il coinvolgimento dei cittadini, senza il dibattito e anche la critica, indispensabili per indirizzare e accompagnare l'attuazione di progetti e riforme.
Nel "Sistema periodico" Primo Levi descrive la Resistenza come il riappropriarsi del diritto di parola. "Uscirono dall'ombra uomini che il fascismo non aveva piegati, avvocati, professori ed operai, e riconoscemmo in loro i nostri maestri (...) Il fascismo li aveva ridotti al silenzio per vent'anni, e ci spiegarono che il fascismo non era soltanto un malgoverno buffonesco e improvvido, ma il negatore della giustizia; non aveva soltanto trascinato l'Italia in una guerra ingiusta ed infausta, ma era sorto e si era consolidato come custode di una legalità e di un ordine detestabili, fondati sulla costrizione di chi lavora, sul profitto incontrollato di chi sfrutta il lavoro altrui, sul silenzio imposto a chi pensa e non vuole essere servo, sulla menzogna sistematica e calcolata".
Se il fascismo aveva bisogno di silenzio e di menzogne, di menefreghismo e indifferenza, oggi festeggiare la nascita della nostra Repubblica significa anche ribadire il nostro diritto-dovere alla partecipazione e all'interesse per la cosa pubblica. E, naturalmente, questa festa altamente simbolica serve anche a ricordarci quali sono i rami da cui discendiamo, a prendere atto certo di un passato che talvolta ci ha divisi, ma a far prevalere gli elementi che ci tengono uniti e le ragioni del nostro stare insieme. La più importante di tutti è la consapevolezza che oltre il perimetro democratico, al di fuori di quel sistema di principi e di garanzie fissati dai padri costituenti, non ci possono essere né giustizia né libertà e, in fondo, come ci insegnano i martiri dell'antifascismo, neppure una vita degna di essere vissuta.
Pochi giorni fa il presidente Sergio Mattarella ha definito la nostra Repubblica "un formidabile strumento di civiltà" e insieme "un cantiere" tuttora attivo, a cui tutti i cittadini sono chiamati a dare il proprio contributo. Sentiamoci dunque maestranze della nostra democrazia, eredi e custodi di quell'opera che donne e uomini della Resistenza prima e poi della Costituente hanno immaginato pensando alle generazioni future", il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.