Trentino, minori e rischi legati all’uso di cellulari ancora audizioni in Quarta commissione
Inizio:
08/07/2025 dalle ore 21:00
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Fine:
08/07/2025 alle ore 22:00
IT
Ancora un passaggio oggi in Quarta commissione, presieduta da Maria Bosin (Patt), sul disegno di legge 36 della consigliera Vanessa Masè (La Civica) sui rischi derivanti dall’uso di dispositivi digitali per i bambini e gli adolescenti. Sul ddl, e più in particolare sull’articolo 5 che interviene sulla legge sulla scuola e regolamenta l’uso degli smartphone durante le ore scolastiche per gli alunni di elementari e medie, ha già espresso parere positivo la Quinta commissione (qui la notizia). Oggi in Quarta commissione, sono proseguite le audizioni (qui la notizia sull’apertura, lo scorso 28 giugno) con gli interventi del Consorzio CO&SO vicino alle persone, del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti e delle Consulte provinciali dei genitori e per la famiglia. L’esame del ddl è previsto a fine mese o, in caso di impossibilità legata all’attività d’Aula, a settembre.
Consorzio CO&SO vicino alle persone: servono dieta mediatica e formazione
Per il Consorzio CO&SO è intervenuta la dottoressa Ilaria Marchionne che ha trattato dei rischi legati all’esposizione a strumenti digitali nella fascia 0-12: una grande esposizione fa prevalere un ritardo nel linguaggio, ha detto, nell’empatia e una maggiore sedentarietà soprattutto nella fascia 0-6. Ha poi indicato in questo senso possibili altre problematiche quali dipendenza da schermo, ansia, depressione, disturbi emotivo-comportamentali e citato il tema della privacy e della sicurezza online. Ha indicato le azioni da prevedere, tra cui una dieta mediatica (una regolazione equilibrata dei tempi e degli usi dei dispositivi digitali) e la formazione di educatori e famiglie al riconoscimento dei contenuti digitali di qualità. Sul ddl ha evidenziato aspetti positivi tra cui la previsione delle campagne di sensibilizzazione che, ha indicato, sarebbero molto utili se esplicitassero che il digitale non va vissuto solo come allarme, ma anche come strumento di formazione, l’inserimento dell’educazione ai rischi digitali nei progetti didattici della scuola elementare e media. E criticità, tra cui ha segnalato un approccio piuttosto restrittivo in relazione alla previsione dell’uso dei cellulari, la mancanza di indicazioni sulla qualità di contenuti digitali, scarsa enfasi sulla collaborazione tra adulto e bambino. Tra le proposte che ha indicato quella della previsione di un osservatorio pedagogico digitale.
Masè ha parlato di spunti interessanti quali quello della dieta mediatica, quello della formazione e quello del tema relazionale. Raccoglieremo le indicazioni, ha anticipato, che ho trovato molto coerenti con il pensiero. Nello scrivere la legge la scelta del divieto voleva alimentare un dibattito, ha aggiunto, per essere avanti come provincia su questo tema così importante.
Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti: ddl avanzato
Simone Lanza ha parlato di un ddl molto avanzato, una proposta molto completa e ricca di spunti. Fondamentale è lavorare sulla formazione-informazione per le famiglie, ha detto. La fase di cui si tratta è quella in cui si sviluppano le capacità dei bambini e ad oggi è sottovalutato l’impatto delle tecnologie digitali su questo aspetto, ha proseguito. Ha ricordato come le organizzazioni mediche sconsiglino la visione di schermi sotto i 3 anni e l’appello congiunto di 6 organizzazioni di medici francesi che hanno chiesto e ottenuto una presa di posizione pubblica per l’interdizione della visione di schermi prima dei sei anni. Nel fare formazione alle famiglie, ha aggiunto Lanza, ci si avvale di solito di operatori a stretto contatto con loro, potrebbe dunque venire incaricato il personale pediatrico come in Friuli e in Lombardia. Potrebbe essere prevista, ha detto poi, un’azione specifica di formazione per i coordinamenti territoriali pedagogici rivolta al personale dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Ancora: il problema è anche un problema di non conoscenza del rischio da parte delle famiglie; interessante anche andare a formare il personale ospedaliero (ad esempio le ostetriche che fanno i corsi pre-parto). La Regione Toscana, ha raccontato, ha recentemente preso una posizione pubblica nella promozione esplicita dei patti digitali di comunità che portano le famiglie ad allearsi e a decidere di dare gli smartphone ai propri figli dopo i 13 anni. Lanza ha indicato anche l’opportunità di coinvolgere le famiglie nella stesura di linee guida. Infine ha ricordato che la Regione Emilia Romagna ha stanziato un finanziamento considerevole per progetti di formazione del personale medico e sullo 0-6. Concentrare le risorse in questa fascia potrebbe essere la cosa migliore, ha concluso, perché permette di andare a limitare i danni maggiori e di coltivare le buone abitudini per i periodi successivi.
Bosin e Masè hanno ricordato che anche in Trentino ci sono realtà dove sono stati introdotti i patti di comunità. La proponente del ddl ha ringraziato Lanza sulle suggestioni date soprattutto sull’area pediatrica, che possono aiutare nell’alleanza con le famiglie. Si è sperimentato già con l’uso del libretto pediatrico nella scorsa legislatura, ha aggiunto: le famiglie sono particolarmente ricettive nel periodo pre-parto e nell’età pediatrica dei bambini. Il tema è sfidante, è complicato da normare, ma le audizioni hanno aiutato a comprendere diverse ulteriori sfaccettature. Anche la neuropsichiatria avrebbe bisogno di formazione su questo, è l’ulteriore spunto proposto da Lanza che ha ricordato anche come tante diagnosi avvengono senza andare a vedere il ruolo giocato dall’esposizione precoce e prolungata agli schermi.
Consulta provinciale per la famiglia: estendere le misure
La presidente Alice Vettore Carraro ha ricordato che il 4 luglio la Consulta per la famiglia ha analizzato il ddl in discussione. La prima parte, ha detto, riguarda la necessità di un’attività di formazione da parte delle famiglie e dei futuri genitori, per far comprendere loro l’importanza di un corretto utilizzo degli strumenti digitali. Ha citato le linee guida internazionali e le evidenze neuroscientifiche che dicono che questi dispositivi andrebbero proprio evitati nello 0-6 anni. Indispensabile è, ha aggiunto, formare le famiglie perché capiscano vantaggi, svantaggi e i rischi nel dare a dei bambini fino ai 12 anni di età un cellulare personale. La presidente ha sottolineato che nel ddl il riferimento al coinvolgimento delle famiglie è limitato allo 0-36 mesi e ha detto che la Consulta vorrebbe rimuovere tale limite o estenderlo almeno fino ai 12 anni. Ha poi, riferendosi alla seconda parte del ddl, chiesto a nome della Consulta un “atto in coraggio”, un divieto dell’utilizzo del cellulare personale/tablet nella secondaria di secondo grado e ha rilevato per il momento una necessità di intervento da parte del legislatore. Ha riportato l’esperienza di istituti che hanno istituito con gli studenti un patto digitale e di quelli che gestiscono autonomamente la custodia dei cellulari a scuola. L’utilizzo del cellulare per uso personale, sulla scuola superiore di secondo grado, a nostro parere deve essere necessariamente normato, ha detto ancora, può togliere tempo alla relazione con i pari specie nei momenti scolastici non strutturati. Ha chiarito infine che l’osservazione riguarda i dispositivi personali e non l’uso delle nuove tecnologie utili alla didattica.
Consulta provinciale dei genitori: parere complessivamente favorevole
Per la Consulta provinciale dei genitori il presidente Maurizio Freschi e il vicepresidente Andrea Oss hanno presentato il documento inviato alla Quarta commissione in cui si esprime un parere complessivamente favorevole sul ddl. Un sostegno alle misure contenute nel testo, espresso sottolineando la necessità di rafforzarne la portata attraverso un’estensione del divieto di detenzione e utilizzo dei dispositivi digitali anche nel secondo ciclo, durante l’orario di lezione, l’introduzione di forme flessibili e coerenti con l’autonomia scolastica, la previsione di idonee soluzioni organizzative per la custodia dei dispositivi, un coordinamento con le politiche digitali scolastiche e le linee guida sul benessere e la disconnessione. Come la presidente Consulta per la famiglia, il presidente di quella dei genitori ha sollecitato un intervento sulla scuola secondaria. Bisogna trovare un modo per cui venga detenuto correttamente il cellulare, necessario anche per accedere alle piattaforme, ha detto. I dispositivi devono essere detenuti in modo sicuro anche per i docenti, ha ribadito indicando l’opportunità di prevedere una normativa in merito. Ha indicato la necessità di una regolamentazione sui tempi di esposizione per l’uso di dispositivi in ambito didattico: va fatta una valutazione degli impatti ad esempio alle accelerazioni di alcuni istituti che hanno pensato di introdurre classi interamente digitali. Il vicepresidente Oss ha ricordato che la Consulta ha condiviso il testo presentato che collima con quello delle famiglie: l’auspicio è creare regole che non creino problemi alle istituzioni scolastiche, ma diano strumenti alle famiglie per regolamentare l’uso di questi strumenti.
Il dibattito
Francesca Parolari (Pd) ha chiesto se le Consulte hanno affrontato il tema della difficoltà di raggiungere con l’azione informativa le famiglie: spesso alla formazione intervengono le famiglie che non ne avrebbero bisogno, le altre invece sono difficili da raggiungere. Ha risposto Freschi: la problematica è significativa, ha detto, si deve cercare di agire con la massima disseminazione possibile, cercare di allargare la base. La primaria è il punto in cui si dovrebbe lavorare di più: è il periodo più operativo, allargare la base a questo livello significa raggiungere più persone. Per l’autunno si stanno programmando gli incontri territoriali con una sperimentazione: il tentativo che si vuole percorrere è quello di lavorare per ambiti. Oss ha precisato che è importante lavorare sulla genitorialità e sulla informazione in questo senso. Vettore Carraro ha ricordato che ci sono bambini di 8 mesi a cui viene dato uno smartphone: bisogna sensibilizzare a partire dal percorso nascita e poi nella fascia indicata e anche nel corso di eventi dedicati alle famiglie nelle età in cui le famiglie tendono a delegare al figlio la gestione dei rapporti con la scuola. I rappresentanti della Consulta dei genitori hanno ribadito che il raggiungimento e il coinvolgimento delle famiglie con l’aumentare dell’età diventano problematici: importante è cercare di raggiungere chi non vuole partecipare agli incontri anche usando gli strumenti digitali.
Paolo Zanella (Pd) ha ricordato il problema dei primi mille giorni legato alla fruizione dello smartphone ad esempio durante l’allattamento: serve consapevolezza anche su un uso invasivo dei dispositivi da parte degli adulti, un lavoro complessivo da fare perché i rischi che si stanno correndo per le nuove generazioni sono giganteschi. Michele Malfer (Campobase) ha espresso un plauso alle iniziative per la prevenzione elencate e detto di apprezzare la richiesta di innalzamento arrivata dalle Consulte. Ha sottolineato l’importanza del linguaggio anche nell’elaborazione di linee guida e regolamenti che si riflette nel quotidiano. Servono regole precise, chiare, condivise, rispettate, ha detto. Freschi ha ricordato l’importanza, nel primo ciclo ma non solo, del buon esempio. Importante anche per Bosin far capire la distinzione tra strumenti didattici e personali. In un momento così complesso dal punto di vista sociale, ha dichiarato, disciplinare l’ambito in maniera unitaria può alleggerire gli istituti didattici da prese di posizione che potrebbero dare vita a polemiche.
Ultimo aggiornamento:
07/07/2025 17:49:14