CAMLAB, rilanciare la manifattura
Inizio:
31/10/2025 dalle ore 23:00
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Fine:
31/10/2025 alle ore 23:30
IT
“Abbiamo bisogno di una manifattura robusta, che trovi nelle specificità del nostro territorio la sua ragion d'essere, che abbia radici profonde nelle nostre tradizioni e vocazioni. Non di multinazionali opportunistiche e rapaci, pronte a spostarsi altrove appena cambia la convenienza”. Con queste parole il presidente della Camera di Commercio di Trento, Andrea De Zordo, ha aperto l’ultimo degli appuntamenti di CamLab 2025, la rassegna di incontri organizzata da Camera di Commercio e Accademia d’Impresa per riflettere sul futuro dell’impresa e del territorio. Il tema affrontato dall’incontro è di forte attualità: rilanciare la manifattura, che in Trentino, ma anche in Italia e Europa sta attraversando un momento di grande difficoltà. “Senza una manifattura di media e grande dimensione – ha proseguito il Presidente - il Trentino rischia di perdere competitività”. De Zordo ha anche citato alcuni dati che evidenziano l’impasse in cui versa il settore: “Secondo Unioncamere negli ultimi trent’anni la quota di imprese manifatturiere sul totale nazionale è scesa dal 13,8% all’8,5%: in termini assoluti mancano all'appello quasi 250mila aziende. In Trentino, come ci ricorda l’Ufficio Studi della nostra Camera, negli ultimi dieci anni le imprese manifatturiere hanno subito un calo di 339 unità, pari a una contrazione del 9,1%”. Più volte nel corso del suo intervento De Zordo ha sottolineato come al Trentino serva una politica industriale diversa da quella del passato, non rivolta a richiamare grandi gruppi globali, estranei al territorio (Dana, Whirpool, Michelin), pronti a spostarsi non appena convenga: ”quello che ci serve è un’industria integrata nel nostro territorio” e ha citato come esempio La Sportiva, azienda di Lorenzo Delladio, presidente di Confindustria, tra gli ospiti della serata, radicata nel territorio, ma con un respiro internazionale. “L’equilibrio tra la dimensione artigiana e quella industriale, tra i settori tradizionali e quelli innovativi, tra produzione, servizi e turismo è la chiave della nostra crescita sostenibile. E la Camera di Commercio – ha concluso De Zordo - è, per sua natura, il luogo in cui questi mondi si incontrano, dialogano e costruiscono insieme strategie comuni”.
L’evento è poi entrato nel vivo con l’intervento del moderatore della serata, Sebastiano Barisoni, vicedirettore di Radio24 e conduttore di Focus Economia che ha aperto i lavori con un’intervista ad uno dei massimi esperti di politiche industriali italiane, il professor Marcello Messori, docente in molte prestigiose università italiane ed estere (Oxford; M.I.T; Stanford e Luiss-Guido Carli), nonché editorialista del Sole24Ore e del Corriere della Sera.
Barisoni ha posto l’accendo da subito sul tema della manifattura come settore più vocato di altri all’innovazione tecnologica e come tale in grado di accrescere la produttività garantendo un aumento dei salari: “Uno dei problemi fondamentali di questo Paese – ha sottolineato il giornalista - è quello dei salari. Oggi i nostri salari al netto dell’inflazione sono ancora sotto di un 9% rispetto al gennaio 2021. La crescita del PIL si fa attraverso investimento, spesa pubblica, export e consumi. All’appello oggi mancano i consumi, ma non possiamo pensare di incentivare i consumi solo attraverso la finanza pubblica. Non sarebbe sano, né corretto: anche le imprese devono fare la loro parte. E la manifattura è il comparto che più degli altri può farlo perché ha più margine per accrescere la produttività”.
Nel suo ampio intervento, Marcello Messori ha inquadrato il problema su scala europea: “L’Unione europea ha perso i suoi vantaggi comparati, accumulando ritardo tecnologico e investendo troppo poco in innovazione.” Messori ha ricordato che dopo la crisi del 2007-2009 l’Europa ha accumulato avanzi significativi grazie alle esportazioni nette facendone il traino dell’economia, “Ma poi il mondo è cambiato”. Le tensioni geopolitiche, i dazi, i conflitti hanno indebolito l’export e ora ciò che resta è il ritardo tecnologico. Tuttavia secondo l’economista non mancano elementi di ottimismo: “L’UE ha un’elevata capacità di calcolo, ha il vantaggio di chi parte in ritardo e può evitare gli errori degli altri e inoltre sa imitare i più bravi in modo originale”. Ma come calare questi vantaggi in una realtà di piccole imprese che per dimensione hanno difficoltà a realizzare economie di scala e di scopo? E qui secondo Messori entra in gioco il ruolo strategico delle filiere: “Non contano le dimensioni, ma dove ti poni nell’ambito delle filiere del valore. L’Italia ha sempre saputo farlo nel campo dell’automotive: la componentistica di qualità dell’auto tedesca è sempre stata italiana. Dobbiamo tornare a giocare quel ruolo strategico in un mondo nuovo dove i settori ad alto valore aggiunto sono altri”. Più pessimista invece Sandro Trento, direttore della School of Innovation dell’Università di Trento: “L’Europa non ha settori che rappresentano la frontiera tecnologica e neppure l’Italia. Siamo vittime della trappola della midtech: siamo specializzati in una tecnologia matura, ma non all’avanguardia dell’innovazione e ci mancano i settori capaci di fare innovazione di frontiera”. Trento ha anche ricordato il ruolo della School of Innovation dell’Università di Trento: quello di diffondere pensiero innovativo in tutti gli ambiti accademici: dalla filosofia all’ingegneria. Lorenzo Delladio, presidente di Confidustria, ha sottolineato la vitalità dell’impresa manifatturiera trentina: “Le idee noi imprenditori le abbiamo nel cassetto, ma dobbiamo essere spronati a portale fuori, sul campo, sui mercati. Questo ruolo di accompagnamento tocca anche alle associazioni datoriali, ma anche alla politica”. E così la parola è passata all’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli. Spinelli ha ricordato l’impegno delle imprese locali in innovazione, un impegno crescente negli ultimi anni e il ruolo dell’Ente pubblico. “Incentivi per chi innova, crediti di imposta, progetti per attrarre talenti: la Provincia sta lavorando su questi aspetti, ma ancora altro resta da fare. Purtroppo brevettiamo ancora poco in Trentino”. Spinelli ha poi ampliato il discorso sull’innovazione tecnologica evidenziando un aspetto strategico: “Non sarà la specializzazione verticale sulle nuove tecnologie a fare la differenza, ma la capacità di interpretarle e la fantasia nell’usarle. L’aspetto umano sarà decisivo. Per questo sarà importante investire nelle competenze umane all’interno di filiere avanzate, sull’attrazione degli ingegni, ma anche sulle lingue , ambito nel quale l’impresa trentina è spesso in ritardo”. Ha concluso l’incontro la riflessione del prof. Messori.”Il futuro delle piccole e medie imprese italiane sta nella loro capacità di integrarsi con la grande impresa su scala europea in filiere del valore competitive. Per far questo occorre saper creare un terreno sociale e imprenditoriale coeso: per ottenere questo risultato il Trentino ha le risorse dell’autonomia che possono giocare un ruolo importante per vincere la sfida”.
Ultimo aggiornamento:
30/10/2025 20:05:56