Napoleone aveva imposto da una decina d'anni le sue nuove regole. Tra le altre, anche queste: la leva obbligatoria (che durava otto anni) e le tasse per tutti (prima le pagavano solo i "notabili").
Come hanno spiegato anche gli storici Giancarlo Maculotti e Luca Giarelli, questi due elementi portarono alla ribellione le popolazioni del Tirolo (l'attuale Trentino) e della Alta Valcamonica. "Furono i medici ad organizzare la rivolta antifrancese - ha spiegato Berruti - ma fu una rivolta a mani nude, con due schioppi e quattro forconi". Risultato, un esercito di duecento uomini, addestrati e ben armati, non ebbe difficoltà a reprimere una rivolta che vide in campo tra il Tonale e Edolo tra gli ottocento e i mille camuni, convinti di poter cacciare i francesi dalla valle. "Preziosissimo per il mio lavoro - ha precisato Berruti - è stato il diario dell'allora parroco di Pontedilegno, Gregorio Ambrosi. Abbraccia un periodo di ben 36 anni, dal 1774 al 1810. Lì sono annotati, meticolosamente, tutti i fatti che permettono di dare una definizione esatta di cosa fu la rivolta antifrancese del 1809".
Una rivolta"effimera", la definisce l'autore. Ma la sua rievocazione ha destato grande interesse nel pubblico.